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Ue: Italia condannata per il 41 bis a Provenzano

redazione

Ue: Italia condannata per il 41 bis a Provenzano

giovedì 25 Ottobre 2018

Sanzione della Corte europea per i diritti umani per la decisione di continuare ad applicare al boss il regime del carcere duro dal 23 marzo del 2016 e fino alla sua morte. L'avvocato di Provenzano, "Abbiamo combattuto una battaglia per l'affermazione di un principio"

La Corte europea dei diritti umani ha condannato l’Italia perché decise di continuare ad applicare il regime duro carcerario del 41bis a Bernardo Provenzano, dal 23 marzo 2016 alla morte del boss mafioso. Secondo i giudici, il ministero della giustizia italiano ha violato il diritto di Provenzano a non essere sottoposto a trattamenti inumani e degradanti.
 
Allo stesso tempo la Corte di Strasburgo ha affermato che la decisione di continuare la detenzione di Provenzano non ha leso i suoi diritti.
 
La Corte di Strasburgo, nella sentenza odierna, scrive di "non essere persuasa che il governo italiano abbia dimostrato in modo convincente che il rinnovo del regime del 41bis" avvenuto a marzo 2016 "fosse giustificato". Secondo i giudici, i documenti medici forniti dal governo italiano dimostrano che le già compromesse funzioni cognitive di Provenzano erano peggiorate nel 2015 e che nel marzo 2016 erano "estremamente deteriorate". La "gravità della situazione", osserva ancora la Corte nella sentenza, doveva quindi essere presa in considerazione con maggiore attenzione nel decidere il rinnovo del 41 bis.
 
I giudici evidenziano che nella decisione non c’è invece alcuna menzione dello stato mentale del boss e che manca "una valutazione autonoma del ministero della Giustizia sulle condizioni di Provenzano al momento del rinnovo del 41 bis". La condanna dell’Italia da parte della Corte riguarda tuttavia solo il prolungamento del regime carcerario speciale.
 
Nella sentenza gli stessi togati, dopo aver "valutato tutti i fatti", riconoscono infatti che la permanenza del boss in prigione non ha "di per sè" violato il suo diritto a non essere sottoposto a trattamenti inumani e degradanti. "La detenzione di Provenzano non può essere considerata incompatibile con il suo stato di salute e la sua età avanzata", scrivono i giudici aggiungendo che non può neanche essere sostenuto che "la sua salute e il suo benessere non siano stati protetti, nonostante le restrizioni imposti dalla detenzione".
 
Alla luce di tutto ciò, la Corte di Strasburgo ha rifiutato le richieste di risarcimento per danni morali di 150 mila euro e di pagamento di 20 mila euro per coprire le spese legali.
 
"Quella che abbiamo combattuto – ha detto l’avvocato Rosalba Di Gregorio, legale di Bernardo Provenzano – è stata una lotta per l’affermazione di un principio e cioè che applicare il carcere duro a chi non è più socialmente pericoloso si riduce ad una persecuzione. A noi non interessava e non interessa un risarcimento, ma soltanto l’affermazione di un principio contro prese di posizione assolutamente illegittime".
 
L’avvocato per anni, prima di arrivare ai giudici Strasburgo aveva chiesto la revoca del 41 bis e l’espiazione della pena in regime ordinario, alla magistratura di sorveglianza di Parma, Milano e Roma perdendo la sua battaglia in tutte le sedi giudiziarie fino alla Cassazione.
 
Tutti gli ultimi ministri della Giustizia hanno rinnovato il 41 bis al capomafia, che diverse perizie avevano certificato essere incapace di assistere coscientemente ai processi.
 
"Rispetto questa sentenza – ha detto il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede – ma non la commento. Voglio sottolineare solo una cosa: il 41 bis non si tocca. C’è una lunga storia di confronto con l’Europa – ha aggiunto – ma credo che gli altri Paesi abbiano solo da imparare dall’Italia sulla normativa antimafia".
 
Per il ministro dell’Interno Matteo Salvini la sentenza è "L’ennesima dimostrazione dell’inutilità di questo ennesimo baraccone europeo. Per l’Italia decidono gli Italiani, non altri".
 

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