L'Università di Catania coordina progetto per diagnosi precoce tumore colon-retto - QdS

L’Università di Catania coordina progetto per diagnosi precoce tumore colon-retto

redazione

L’Università di Catania coordina progetto per diagnosi precoce tumore colon-retto

sabato 27 Ottobre 2018

“Ultraplacad” è stato avviato nel 2015 e finanziato dal fondo Ue Horizon 2020. Sperimentato macchinario per la biopsia tramite analisi del sangue

CATANIA – Il progetto Ultraplacad, avviato nel 2015 e finanziato dal fondo UE Horizon 2020 con 6 milioni di € e che ha visto la partecipazione di 13 soggetti di 7 paesi europei (Austria, Finlandia, Francia, Germania, Italia, Olanda e Repubblica Ceca) fra università, centri di ricerca, aziende e un ospedale, ha messo a punto una nuova metodica e un nuovo macchinario per lo svolgimento della cosiddetta biopsia liquida (cioè che non richiede il prelievo di tessuti ma che permette la diagnosi tramite l’analisi di biomarcatori presenti nel sangue) nel caso del tumore del colon retto, la seconda patologia per incidenza e mortalità in Italia (16% dei casi negli uomini e 12% nelle donne nel 2018) con quasi 500 mila casi, che in Toscana è al terzo posto per decessi (dietro al tumore al polmone e alla mammella).
 
Ultraplacad – una sigla che sta per Ultrasensitive Plasmonic Devices for Early Cancer Diagnosis – infatti ha permesso la costruzione di un nuovo macchinario di laboratorio fino ad oggi non presente sul mercato in grado di effettuare per la prima volta contemporaneamente l’analisi di due importanti elementi diagnostici e cioè le alterazioni del Dna e la presenza di determinate proteine che, circolando liberamente nel sangue, possono permettere una diagnosi con tempi ridotti, costi inferiori e assenza di disturbi per i pazienti rispetto al prelievo di campioni di tessuto.
 
All’interno del team di progetto un ruolo chiave è stato assunto dalla facoltà di Chimica dell’Università di Catania che ne è stato coordinatore scientifico. In aggiunta, presso i laboratori dell’università etnea si è sviluppato un innovativo metodo ultrasensibile che parte dallo studio della luce per la rilevazione del Dna e del microRna oresebnte nelle celllule tumorali liberamente circolanti nel sangue. Questa metodologia è alla base di tutto il progetto e delle sue realizzazioni concrete che hanno permesso la sperimentazione di un nuovo macchinario che ne sfrutta la tecnologia in un test sul campo presso l’Istituto Nazionale dei Tumori Regina Elena di Roma, dove è stata organizzata una banca dati di campioni ematici di 54 pazienti, che ha già fornito una serie di indicazioni circa possibili piani di sfruttamento e applicazione su vasta scala di questa nuova tecnologia.
 
Il professor Giuseppe Spoto del Dipartimento di Scienze Chimiche dell’Università di Catania e coordinatore scientifico del progetto, nel presentarne oggi a Roma le conclusioni ha dichiarato “il nostro progetto si qualifica certamente per il suo valore scientifico e per l’innovatività dell’approccio che ha portato a costruire un prototipo industriale del macchinario di laboratorio pienamente funzionante con tutto il relativo sistema di accessori per il suo funzionamento, a partire da cartucce usa e getta per lo svolgimento dei test che modificano radicalmente approccio e costo di queste indagini”.

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