Politici e burocrati uccidono la Sicilia - QdS

Politici e burocrati uccidono la Sicilia

Carlo Alberto Tregua

Politici e burocrati uccidono la Sicilia

sabato 27 Ottobre 2018

Nessuno comanda, nessuno esegue

Il primo dovere del ceto politico è quello di esaminare i problemi della Comunità, che gli ha dato il mandato di amministrare le istituzioni, di prendere decisioni, eseguirle e raggiungere gli obiettivi di interesse generale.
Negli ultimi decenni nella nostra Isola si è avvicendato un ceto politico sempre più scadente, in parte colluso con la mafia, nel quale però sono emerse alcune personalità di valore, che non hanno avuto la forza e la capacità di intervenire positivamente nell’infernale processo che ha travolto la nostra Isola.
Nello Musumeci, presidente della Regione, nell’inaugurare l’ospedale di Ragusa, dopo 13 anni dalla prima pietra, ha detto una cosa ovvia: non si può accettare un tempo così lungo per realizzare un’infrastruttura così importante.
Contestualmente una bomba d’acqua ha distrutto decine (forse centinaia) di ettari di terreni coltivati nella piana di Catania, nonché capannoni di depositi e logistica. Tutto ciò perché il terreno non è stato curato da parte degli enti che se ne sarebbero dovuti occupare.
 
In Sicilia vi sono oltre 400 siti ad alto rischio idrogeologico le cui schede sono in possesso dell’assessorato all’Ambiente, ma nulla è stato fatto per evitare il dissesto. Le strade provinciali siciliane sono disastrate, in quanto Liberi consorzi e Città metropolitane che avrebbero il dovere di curarle non lo fanno più da anni essendo degli enti inutili.
Di fronte a questi pochi esempi di un elenco lunghissimo più volte scritto su queste colonne, assistiamo inorriditi alla staticità dei due gruppi citati all’inizio e alla loro inazione di fronte ai disastri accaduti e a quelli che potrebbero accadere.
Non vogliamo pensare, per esempio, al Big One previsto dai più per questo secolo, che ammazzerebbe due milioni di siciliani in quanto prenderebbe da Vibo Valenzia a Capo Passero.
La Regione non è ordinata, non funziona normalmente, anzi non funziona per niente. Nessuno ha la responsabilità del fare perché il ceto politico non assegna obiettivi precisi da realizzare con cronoprogrammi altrettanto precisi.
Tale ceto politico non è nelle condizioni di verificare il rapporto obiettivo-risultati.
 
In questo quadro realistico, le indennità degli assessori (240 mila euro l’anno) continuano a correre. I 70 deputati regionali percepiscono oltre 10 mila euro al mese, l’Assemblea regionale costa oltre 160 milioni, tutto il bilancio regionale di circa 16 miliardi è assorbito quasi interamente dalla spesa corrente nella quale vi sono sprechi, si pagano disservizi, si favoriscono gli amici degli amici in un ambiente corrotto che è quasi impenetrabile.
Perché? Perché vi è un coacervo di norme statali e regionali, di circolari, di decreti e simili, dentro i quali i burocrati riescono sempre a trovare lo scudo della loro inazione, o della loro cattiva azione. Il ridicolo della faccenda è che nonostante quanto precede, poi, tali burocrati percepiscono i cosiddetti premi. Premi di che? Premi della loro insulsaggine, della loro incapacità.
È incomprensibile come i siciliani continuino a subire queste vessazioni, questi disservizi, queste prepotenze, e non reagiscano.
 
Quale sarebbe la reazione dei cittadini degni di questo nome? Elevare la loro singola voce, forte e chiara, nei siti, nelle televisioni, nella carta stampata, per manifestare il disgusto di fronte a quanto si verifica.
La Regione vive in uno stato di perenne emergenza, non riesce a mettere ordine nel suo funzionamento, non essendo neanche capace di copiare l’organizzazione di alcune regioni del Nord che funzionano bene, come Lombardia e Veneto, ove le partecipate generano utili e non perdite come quelle siciliane.
Si deve sciogliere Riscossione Sicilia spa, per affidare l’esazione dei tributi ad Agenzia Entrate-Riscossione. Ebbene. Che aspetta a decretarlo Musumeci nella qualità di presidente della Regione? Non incassare i tributi aumenta quella morosità che è uno dei buchi neri degli enti pubblici siciliani.
Il tempo: ecco il fattore di cui Musumeci non tiene conto. è già trascorso quasi un anno dal suo insediamento (18 dicembre) e non si registrano progressi nell’azione politica nè in quella burocratica. Meno che mai nella spesa di 13 mld di fondi Ue che non viene effettuata e giacciono inerti a Bruxelles.

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