Lunghi periodi di siccità e rovesci violenti, Sicilia impreparata alle sfide del clima - QdS

Lunghi periodi di siccità e rovesci violenti, Sicilia impreparata alle sfide del clima

Rosario Battiato

Lunghi periodi di siccità e rovesci violenti, Sicilia impreparata alle sfide del clima

martedì 30 Ottobre 2018

Studio internazionale lascia presagire maggiore aridità e minori precipitazioni nei prossimi cento anni. In atto una “tropicalizzazione” con aumento delle temperature ed eventi estremi

PALERMO – Piogge più rade ed estreme per concentrazione e temperature roventi. Gli estremi capovolgimenti del clima hanno sconvolto abitudini ed economia del Mediterraneo, confezionando una tendenza che nel corso dei prossimi anni sarà sempre più complicata da gestire. La conferma è arrivata da uno studio internazionale pubblicato su Nature communications e al quale hanno partecipato come unici italiani Eleonora Regattieri e Giovanni Zanchetta del dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Pisa.
 
Secondo la prestigiosa pubblicazione, nel corso dei prossimi cento anni il clima dei paesi mediterranei potrebbe essere più arido e con minori precipitazioni. Lo studio, che ha visto il lavoro congiunto di ben 12 istituzioni con capofila l’University College di Londra, muove dall’idea che l’analisi del clima passato, in questo caso l’ultimo periodo interglaciale (129-116 mila anni fa), possa fornire fondamentali indicazioni per capire le tendenze attuali e future.
 
Giovanni Zanchetta ha spiegato che “lo studio dell’ultimo periodo interglaciale è particolarmente rilevante perché è stato caratterizzato da un intenso riscaldamento artico, con temperature più alte di alcuni gradi rispetto a quelle attuali e quindi paragonabili agli scenari di riscaldamento previsti per la fine di questo secolo”.
 
La ricerca ha stimato che proprio come conseguenza del riscaldamento, il livello globale del mare sia stato di circa 6-9 metri superiore al livello attuale, un innalzamento derivato, almeno in buona parte, dalla fusione della calotta glaciale della Groenlandia e proprio “un tale scioglimento dei ghiacci potrebbe quindi aver contribuito ad un’instabilità, della circolazione oceanica del Nord Atlantico, con momenti di indebolimento corrispondenti a periodi di scarsità di precipitazioni in Europa”.
 
Numeri che sembrano trovare conferme nei dati della Coldiretti che ha definito il 2018 come l’anno più caldo dal 1800, con una temperatura superiore di 1,49 gradi la media storica. L’analisi della Confederazione nazionale coltivatori diretti deriva dai numeri forniti da Isac Cnr relativi ai primi nove mesi dell’anno in riferimento all’allarme degli scienziati del Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico, l’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) sul riscaldamento globale. Una “rivoluzione climatica” con evidente tropicalizzazione del clima che ha visto la moltiplicazione degli eventi estremi e una tendenza al surriscaldamento che ha inciso direttamente anche sulla distribuzione delle coltivazioni.
 
Per la Sicilia la sfida è molteplice. La riduzione delle precipitazioni – secondo l’Osservatorio regionale delle acque nel 2017 l’Isola è entrata “in una delle ricorrenti fasi di siccità acuta, le ultime risalivano agli anni 1898-90 e 2001-2002” – si mescola a rovesci intensi e potenzialmente molto dannosi con invasi ancora inadeguati alla raccolta delle acque e una rete idrica che patisce numeri esorbitanti in termini di perdite. Su alcuni di questi punti ha tentato di intervenire già lo scorso governo con un piano di investimento. Nei giorni scorsi c’è stata la definizione del piano straordinario invasi, previsto dalla legge di bilancio 2018, con tre progetti approvati per la Sicilia.

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