Sanità, siciliani imbottiti di farmaci - QdS

Sanità, siciliani imbottiti di farmaci

Paola Giordano

Sanità, siciliani imbottiti di farmaci

sabato 03 Novembre 2018

È quanto emerge dal Rapporto Aifa 2017 sui consumi nel Servizio sanitario nazionale: prescritte 93,4 milioni di confezioni e 54,5 milioni di ricette. In Toscana rispettivamente 68 milioni e 36 milioni. Si spende quasi il doppio della Toscana: ben 892 milioni contro 575 milioni di euro

PALERMO – Un fardello che pesa come un macigno sulle spalle – e sulle tasche – dei siciliani. Può essere rappresentato così l’abuso di farmaci che si registra in Sicilia.

È quanto emerge dai dati relativi alla spesa farmaceutica convenzionata nell’ambito del Sistema Sanitario Nazionale dell’ultimo rapporto annuale stilato dall’Agenzia Italiana del Farmaco (Aifa, 2017). Il Rapporto mostra, cifre alla mano, che i siciliani si imbottiscono di medicinali. E lo fanno più dei “cugini” toscani, con inevitabili ripercussioni sulla salute.
 
Che siano spinti da un’irrefrenabile ipocondria o che questo stato di fatto scaturisca dall’eccesso di zelo dei medici, quel che è certo è che, di conseguenza, sborsano di più: non solo rispetto alla Toscana – 184 euro a cranio contro i 146 della più virtuosa regione del Nord – ma anche a confronto con la media nazionale, che si ferma a 173 euro ad abitante. Una differenza notevole che, se rapportata al totale della spesa lorda complessiva, appare ancora più cospicua: ben 892 milioni di euro contro i 575 della Toscana. Un terzo in più pressappoco.
 
E, come se non bastasse, la situazione non accenna a migliorare, anzi: i dati relativi al primo semestre 2018, pubblicati dall’Aifa lo scorso 18 ottobre, non fanno che confermare che il trend di spesa non accenna a diminuire: nei primi sei mesi di quest’anno, infatti, sono stati già spesi più di 443 milioni di euro. Vale a dire più della metà di quanto sborsato l’anno precedente e quindi perfettamente in linea con l’andamento registrato dal 1° gennaio al 31 dicembre 2017. La Toscana, invece, si “ferma” a 285 milioni in questo primo semestre. Il che significa, in soldoni, che al 30 giugno 2018 ha speso circa la metà di quanto sborsato in Sicilia.
 
Se poi si guarda alle cifre relative al totale delle confezioni prescritte appare chiaro come la situazione dell’uso eccessivo di farmaci sia quanto mai allarmante: nel corso del 2017, infatti, sono state prescritte ben 93,4 milioni di confezioni tra pillole, sciroppi e bustine. La Toscana ne conta 25,2 milioni in meno rispetto all’Isola: 68,2 milioni. Che a cranio equivalgono a 17,3 confezioni contro le 19,3 della Sicilia.
 
Di fronte poi al numero totale di ricette si fermano i treni: solo nel 2017 ne sono state prescritte ben 54,5 milioni. Cioè 11,3 per abitante. Anche in questo versante la Toscana è più parsimoniosa: 9,6 ricette pro capite per un totale di 36,6 milioni di prescrizioni. Un abisso, insomma, ci separa dalla cugina dell’Italia centrale.
 
Una delle cause di tale pioggia di ricette è forse da additare alla paura dei medici di commettere errori, timore che li spinge a prescrivere extra test o procedure per ridurre la loro esposizione ad un giudizio di responsabilità per malpractice, che in alcuni casi non sarebbero necessari. O che li porta ad evitare certi pazienti o procedure. La cosiddetta medicina difensiva, insomma – nel primo caso definita “positiva”, nel secondo “negativa”. Che, però, produce valanghe di prescrizioni. Necessarie e no. E che, alla fine della fiera, hanno un costo. E che costo!
 

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