Le dodici vittime sulla coscienza dei politici - QdS

Le dodici vittime sulla coscienza dei politici

Carlo Alberto Tregua

Le dodici vittime sulla coscienza dei politici

martedì 06 Novembre 2018

Una responsabilità oggettiva

Se un mio giornalista scrivesse un articolo che ha rilevanza penale, si beccherebbe una querela che è estesa a me, oggettivamente responsabile.
Se muoiono dodici persone a causa dell’incuria e dell’incapacità di politici e burocrati che non hanno curato i territori, nessun processo penale viene aperto per responsabilità oggettiva.
Ed è proprio qui il vulnus del sistema Italia: nessuno risponde di niente, né dirigenti né politici, mentre quest’ultimi continuano a prendere lauti stipendi, superiori ai 10 mila euro mensili, nonché indennità e benefit di ogni tipo, non ultimi ricchi assegni pensionistici, non solo per sé ma anche per i propri parenti superstiti, come nel caso degli ex membri dell’Assemblea regionale.
L’Italia è sempre più divisa: politici e burocrati pieni di privilegi, cittadini, subordinati e autonomi, carichi di oneri e di imposte che servono a finanziare sprechi, disservizi, disordine e quant’altro. Per altri versi, il Paese è spaccato in due: Nord e Sud, con oltre venti milioni di italiani che stanno molto bene, venti milioni che se la cavano e gli ultimi venti di diseredati.
 
La Regione è in possesso di oltre 400 schede di territorio ad alto rischio idrogeologico, da decenni. Molti presidenti e relativi assessori hanno sempre rabbonito l’opinione pubblica dicendo che stavano provvedendo, ma nessuno mai ha mosso un dito per provvedere davvero.
Poi accadono le tragedie, come quella di Casteldaccia di sabato scorso, e allora tutti si battono la mano sul petto, ma nessuno va in galera per omissione di atti d’ufficio e i dirigenti regionali continuano a percepire i loro ricchi emolumenti che oscillano tra dieci e ventimila euro al mese (lordi).
Insomma i privilegiati continuano a pesare sulle spalle dei siciliani, infischiandosene altamente dei loro bisogni. Lo stesso fanno i sindaci dei vari comuni nei quali si dovrebbe provvedere alla demolizione per ordine definitivo delle varie Procure. Ma i primi cittadini fanno di tutto per ostacolare gli abbattimenti.
L’ex sindaco di Licata, Angelo Cambiano, ha cercato di ottemperare agli obblighi di legge, ma è stato sfiduciato dal Consiglio comunale perché una parte della cittadinanza non voleva che gli immobili abusivi venissero abbattuti.
 
Anche il governo Giallo-Verde non perde l’occasione per fare il proprio “dovere” nella materia, infatti ha inserito nel decreto Genova il condono per tre Comuni di Ischia, sostenendo che esso è necessario per chiudere le pratiche. Ma come si chiudono le pratiche? Regolarizzando gli abusi. Bell’esempio di un Movimento che si ispira all’ambiente, come l’M5s, ma a un ambiente deformato e pieno di vizi dei cattivi cittadini.
Nella nostra Isola le strade provinciali cadono a pezzi, gli istituti scolastici sono per la maggior parte fuori dalle norme di sicurezza e quasi tutti in condizioni di non resistere ai terremoti, anche di gradi inferiori al settimo. L’unica cosa che sanno fare i sindaci è quella di ordinarne la chiusura, ma non di battere i pugni sul tavola affinché le Province, deputate alla manutenzione ordinaria e straordinaria di scuole e strade, facciano il proprio dovere.
Ma poi, i primi cittadini dovrebbero comunque provvedere, perché è loro competenza, alla manutenzione delle scuole di primo grado.
 
La lamentazione di tutti è che non vi sono risorse finanziarie. Non è vero: risorse ve ne sono in abbondanza, solo che non vengono utilizzate. A cominciare da quelle europee e statali.
È notizia di questi giorni che la Regione siciliana ha rinunziato a fondi statali per 284 milioni, che servivono al cofinanziamento di fondi europei, probabilmente perché non aveva risorse per il proprio cofinanziamento.
È questo il dramma della Regione siciliana: spende 16 miliardi, ma non ne trova almeno due per cofinanziare fondi europei e statali e non trova almeno 100 milioni per istituire il fondo di rotazione dei progetti dei Comuni, in modo da togliere l’alibi ai sindaci che non possono fare progetti, dicono, per mancanza di fondi.
Insomma, lo scaricabarile tra istituzioni di diverso livello è aumentato sempre di più e a farne le spese è la classe media, che si sta impoverendo, e i cittadini bisognosi, quelli veri, che non sanno più come fare per sbarcare il lunario.
Le dodici vittime pesano sulla coscienza di politici e burocrati: ma che gliene frega, tanto non ce l’hanno (la coscienza!).

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