Maltempo: il giorno del lutto. Proprietari villa condannati nel 2010 - QdS

Maltempo: il giorno del lutto. Proprietari villa condannati nel 2010

redazione

Maltempo: il giorno del lutto. Proprietari villa condannati nel 2010

martedì 06 Novembre 2018

A tre mesi e all'abbattimento. Accuse anche al Sindaco che denuncia, Comune senza fondi. Il presidente del Parlamento europeo Tajani, "L'Ue è pronta a fare la propria parte". Il governo annuncia la dichiarazione dello Stato di calamità per la Sicilia. FOLLA IN CATTEDRALE A PALERMO PER I FUNERALI. Palloncini bianchi all'uscita delle bare dei bambini

Maltempo, oggi è il giorno del lutto, da Casteldaccia alla Cattedrale di Palermo, ma anche delle scoperte e delle accuse.
 
Già dalla mattina presto una folla si era raccolta davanti alla chiesa Madonna di Lourdes a Palermo per rendere omaggio alle nove vittime della tragedia di Casteldaccia.
 
C’era anche la banda musicale ad accompagnare il corteo con i feretri diretto in Cattedrale per i funerali dopo una sosta davanti al negozio "Cirino moto" di Giuseppe Giordano, che ha perso tutta la famiglia a eccezione della figlia Asia, di un cognato e una nipote.
 
Un’altra pausa davanti l’abitazione della famiglia Giordano, sempre nel quartiere Zisa.
 
Alcune strade nei pressi della chiesa son state chiuse al traffico, sul posto diverse pattuglie della polizia municipale.
 
Bandiere a mezz’asta in tutti i palazzi, gli uffici e le strutture regionali per decisione del governo Musumeci, in segno di cordoglio per le vittime del maltempo.
 
 
I funerali
in cattedrale
 
Sono entrati nella cattedrale di Palermo, tra applausi e cori di centinaia di persone, le bare delle nove vittime.
 
In particolare gli amici di Federico Giordano, il quindicenne morto mentre tentava di soccorrere la sorellina Rachele, anche lei annegata, hanno gridato in coro "Federico sempre nel cuore".
 

Alla cerimonia officiata dal vicario generale del vescovo, Giuseppe Oliveri, che ha chiesto verità e giustizia per le vittime, hanno partecipato il sindaco di Palermo Leoluca Orlando e quello di Bagheria e il presidente della Regione Nello Musumeci.
Grande commozione dei familiari delle vittime che si sono chinati a baciare le bare: diverse persone sono state colte da malore e sono dovuti intervenire i medico dell’Asl.
 
Ancora sotto shock Giuseppe Giordano che nella tragedia ha perso la moglie, due figli e i genitori.

Palloncini bianchi
all’uscita delle bare
dei tre bambini
 
All’uscita dei nove feretri dalla cattedrale di Palermo, stracolma di gente, palloncini bianchi sono stati liberati in aria mentre venivano portate fuori le bare dei tre bambini, tra cui Rachele, che aveva solo un anno.
 
In coincidenza con l’inizio dei funerali delle nove persone morte a Casteldaccia, è previsto un minuto di silenzio.
 

Si cercano
i responsabili
della tragedia
 
 
Intanto si cercano i responsabili della tragedia, individuati in un’inerzia lunga dieci anni, tra pratiche di cui si perdono le tracce in uffici sommersi di carte e ignoranza della legge.
 
Vanno chiarendosi i contorni della intricata vicenda della villetta di Casteldaccia, nel Palermitano, dove la notte tra sabato e domenica scorsi nove persone, i componenti di due nuclei familiari, sono morte intrappolate nella villetta dallo straripamento del fiume Milicia.
 
L’edificio era abusivo perché costruito a ridosso del torrente e il Comune ne aveva ordinato la demolizione nel 2008, aveva detto il sindaco Giovanni Di Giacinto incolpando il Tar, a cui i proprietari si erano rivolti per impugnare il provvedimento, di non aver mai deciso la causa.
 
Un’accusa grave alla quale i giudici amministrativi hanno risposto duramente: nessuno aveva chiesto la sospensione della demolizione e comunque il ricorso era decaduto nel 2011.
 
Quindi il sindaco poteva e doveva abbattere la costruzione.
 
Ma l’amministrazione, che nemmeno si era costituita in giudizio e non aveva più seguito le sorti del procedimento, non ha soldi per le decine di demolizioni a cui sarebbe obbligata.

Condannati nel 2010
i coniugi
proprietari della villa
 
Nel pomeriggio è stato rivelato che Antonino Pace e Concetta Scurria, i proprietari della villetta abusiva in cui sono morte 9 persone travolte dalla piena del fiume Milicia, nel 2010 sono stati processati e condannati a tre mesi di detenzione, pena sospesa, e a 23 mila 500 euro di ammenda, per abusivismo edilizio.
 
La sentenza, che è diventata definitiva l’11 febbraio del 2012, ordinava anche la demolizione del manufatto irregolare che non è stato mai abbattuto.
 
Il primo verdetto è stato emesso dal giudice monocratico di Termini Imerese il 29 aprile del 2010.
 
L’appello lo ha confermato e non è mai stato impugnato in Cassazione.
 
Le carte processuali sono state acquisite dalla Procura di Termini Imerese che indaga per disastro colposo e omicidio colposo.
 
Il fascicolo sarebbe ancora a carico di ignoti.
 
L’ordine di demolizione contenuto nella sentenza di condanna riguarda i proprietari dell’immobile irregolare.
 
Qualora i proprietari non siano più in vita, o abbiano nel frattempo venduto l’immobile, l’obbligo di abbattere spetta agli eredi o agli acquirenti.
 
Se chi avrebbe il dovere di demolire non ottempera all’ordine del magistrato devono procedere il sindaco del Comune in cui si trova il manufatto abusivo e il capo dell’ufficio tecnico comunale. In ultimo, in caso di inerzia di tutti gli obbligati, dovrebbe intervenire, al termine di una complessa procedura, la magistratura.
 
 
 Casteldaccia
è in dissesto
e con le casse vuote
 
Il Comune di Casteldaccia, dove ci sono molti altri abusi edilizi,  è però in dissesto e le casse sono vuote.
 
"Ci aiuti lo Stato", dice ora il primo cittadino, che è stato denunciato dal Codacons "per la possibile fattispecie di omissione di atti d’ufficio in relazione al mancato abbattimento dell’abitazione".
 
Ci sarebbe stato dunque un problema di mancanza di denaro dietro il mancato abbattimento della villetta.
 
E sul denaro si incentra anche il dibattito politico: con il sottosegretario leghista Garavaglia che assicura "l’impegno del Governo per garantire già in questa legge di stabilità investimenti in particolare sul tema del dissesto idrogeologico, che è la priorità delle priorità".
 
Mentre per il Veneto, flagellato dal maltempo dei giorni scorsi, è pronto un accordo quadro di programma tra ministero dell’Ambiente e la Regione che destina 159 milioni di euro per interventi sul territorio.
 
E dall’Ue sembra aprirsi lo spiraglio del contributo straordinario invocato ieri dal Governo.
 
L’aiuto dell’Ue
garantito
dal presidente Tajani
 
"Stiamo valutando in queste ore, con i ministri competenti, nell’ambito della presidenza del Consiglio di poter accedere ai fondi europei di solidarietà per i danni causati dal maltempo", ha fatto sapere il ministro dell’Ambiente Sergio Costa.
 
Gli ha subito risposto il presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani: "L’Unione Europea si è già messa a disposizione dell’Italia e delle regioni che sono state colpite da questo disastro ambientale".
 
"L’Italia – ha aggiunto Tajani – deve richiedere di attivare il fondo europeo di solidarietà, deve presentare il bilancio dei danni subiti entro 12 settimane dalla fine dell’evento. Per ottenere l’accesso al fondo di solidarietà bisogna che i danni superino i 3 miliardi di euro, oppure lo 0,6% del Pil".
 
"In più – ha proseguito – le regioni possono utilizzare i fondi europei a loro destinati, chiedendo autorizzazione alla Commissione Europea per investirli direttamente nella ricostruzione".
 
"Invece del 50%, il cofinanziamento sarà del 5%. Significa che le regioni hanno denaro ‘cash’ per investire immediatamente al fine di alleviare le sofferenze delle popolazioni colpite dal cataclisma che ha devastato tutta l’Italia", ha concluso Tajani.
 
Consiglio dei ministri
per dichiarare
lo Stato d’emergenza
 
In settimana il Consiglio dei Ministri dovrebbe dichiarare lo stato di emergenza per la Sicilia.
 
Resta al centro del dibattito, al di là degli stanziamenti economici, il nodo della legislazione sulle demolizioni che, come la tragedia di Casteldaccia, dimostra, è farraginosa e aiuta ignavie, a volte complicità o incapacità degli amministratori locali.

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