La malapolitica ha vivi e morti sulla coscienza - QdS

La malapolitica ha vivi e morti sulla coscienza

Patrizia Penna

La malapolitica ha vivi e morti sulla coscienza

venerdì 09 Novembre 2018

Alessandro Pagano (Lega): “Immobilismo male della società”. Josè Marano (M5s): “Senza progetti condannati all’emergenza”. Luca Sammartino (Pd): “Politica non ha saputo affrontare i problemi”. Disastro Sicilia: chi ha sbagliato non ha pagato. Ma Musumeci assicura: “Cadranno teste”

Disastro maltempo in Sicilia: chi sono i responsabili?
La Sicilia è stata disamministrata per decenni. Chi doveva fare cosa? Non si sa. Non ci sono colpevoli, ci sono soltanto vittime: i cittadini.
L’incapacità ha prodotto solo “mostri”: Abusivismo, dissesto idrogeologico, povertà, disoccupazione, emergenza rifiuti, ritardo infrastrutturale.
 
I tragici fatti di Casteldaccia rendono doverosa una riflessione politica sulla gestione dissennata della Cosa pubblica in Sicilia negli ultimi venti anni. Domani il QdS propone tre diverse analisi, tre chiavi di lettura del disastro Sicilia attraverso le interviste ad Alessandro Pagano(Lega), José Marano (M5s) e Luca Sammartino (Pd).
 
  Alessandro Pagano: “Immobilismo e mummificazione del contesto, questi i mali”  
 
I danni che si sono verificati in questi giorni per il maltempo sono il risultato di tanti anni di malapolitica che non ha fatto i necessari controlli e la giusta manutenzione. Lei è un politico di lungo corso: quale è stata la causa di questa situazione?
“Siamo di fronte ad una ideologia pervicace che immagina che l’uomo sia il cancro di tutto, che il sistema va male perché l’uomo ha devastato l’ambiente, che tutto deve essere lasciato così come natura ha voluto. Ma i termini non sono solo questi: perché è chiaro che ci possono essere state delle devastazioni dell’ambiente da parte di persone senza scrupoli, ma l’uomo non ha fatto solamente azioni negative, perché l’Italia in cui viviamo è anche il risultato di tanti interventi dell’uomo volti alla salvaguardia dell’ambiente. Negli ultimi tempi, alle cattiverie dell’uomo speculatore, si sono sommate le ideologie, degli ambientalisti, che non hanno mai voluto che l’uomo intervenisse. I leader ambientalisti continuano a portare avanti una ricetta profondamente sbagliata che è quella di non toccare nulla di quello che fa la natura. E il risultato è che oggi ci sono i fiumi che sono pieni di pietre per la erosione delle montagne, mentre l’uomo negli anni avrebbe dovuto avere la possibilità di vigilare ed intervenire. L’immobilismo e la mummificazione del contesto, questi sono i mali della società”.
 
Oggi però sembra che le cose siano cambiate: secondo lei l’attuale governo ha solo preso coscienza che molte cose non vanno, oppure va nella direzione del risanamento?
“Il problema va affrontato nella sua ampiezza: oggi se l’uomo volesse intervenire, non sarebbe nelle condizioni di poterlo fare perché impossibilitato da mille legacci burocratici. Per esempio per risanare il letto di un fiume si ha bisogno di tantissime autorizzazioni, a causa di una burocrazia che è tipica di questa società. Si è incardinato non solo in Sicilia, ma in tutta Italia un processo di degrado non solo paesaggistico e urbanistico ma anche umano. Purtroppo le condizioni ambientali di molti nostri territori sono talmente gravi che non ha più senso pensare alla semplice conservazione dei luoghi. è invece urgente provvedere al suo restauro ed alla sua manutenzione o ri-naturazione. Siamo altresì consapevoli che la lotta per la casa dell’uomo (l’ecologia) non può fare a meno dello strumento politico, quindi, di una alta visione del mondo. è evidente che la causa prima del degrado ambientale è l’abbandono dei luoghi. Bisogna incoraggiare economicamente e fiscalmente l’opera del contadino-agricoltore che deve restare a vivere in montagna; il suo lavoro umile di regimentazione delle acque per il suo campo e la coltivazione di piante ed alberi sui versanti in quota è la prima garanzia della sicurezza per chi abita a valle”.
 
E la Lega che lei rappresenta cosa pensa di fare in Sicilia?
“C’è una proposta della Lega al Senato che mira a fornire poteri speciali ai presidenti delle regioni in caso di emergenza. In pratica si tratta di istituire un federalismo delle emergenze che permetterebbe un intervento immediato. Un commissariamento straordinario su questo argomento rappresenterebbe un primo passo verso la soluzione definitiva. Questa proposta di legge rispecchia esattamente quello che è il pensiero della Lega che mette l’uomo al centro di tutto, anche e soprattutto nei processi decisionali. L’uomo deve essere messo nelle condizioni di operare concretamente sul territorio". (rp)
 
  Josè Marano (M5s): “Senza progetti, costretti alla gestione emergenziale”  
 
Il problema della Sicilia e, più in generale del nostro Paese, è che politica e responsabilità sono concetti slegati tra loro, non camminano mai di pari passo.
"Questa è la mia prima legislatura ma quello che vedo principalmente è la totale assenza di una adeguata programmazione, di progettualità e di visione del futuro. Se non ci si prende le proprie responsabilità, se non si programma per la sostenibilità di quelle che sono le generazioni future, è chiaro che si dovrà sempre agire d’emergenza, come di fatto già avviene da decenni ma anche adesso. In sostanza non è cambiato niente".
 
Malafede o incapacità della nostra classe politica?
"Bisognerebbe esaminare caso per caso".
 
Il problema è proprio questo: non si sa mai chi doveva fare cosa e non lo ha fatto. Non si riesce mai a capire di chi è la colpa e questo fa sì che la distanza tra cittadini e politica diventi siderale.
“Guardi, anche la difficoltà di individuare i responsabili scaturisce dalla mancanza di programmazione e di progetti. Oggi siamo qui a parlare dei disastri scaturiti dall’ondata di maltempo che ha messo in ginocchio la Sicilia ma in verità la gestione emergenziale riguarda ormai tutti i settori quindi la politica, insieme con i dipartimenti e tutti gli uffici del Governo, hanno di fatto un problema di stallo”.
 
Mancano i progetti ma mancano anche i controlli.
“È chiaro ed evidente a tutti anche questo”.
 
La classe politica siciliana di oggi secondo lei è all’altezza delle difficilissime sfide dell’oggi?
“Fino ad oggi, passi in avanti non se ne vedono. Prese di posizione che fanno capire che si sta andando in una direzione diversa, che si sta procedendo a fare riforme importanti in tutti quei settori dove la Sicilia è in emergenza, onestamente non se ne vedono. Riforme strutturali non ce ne sono”.
 
Secondo lei la disamministrazione è un problema di “colore politico”?
“Secondo me oggi è inutile parlare di colore politico, oggi bisogni prendersi la responsabilità di governare, di portare avanti dei progetti, di fare delle scelte importanti che possano andare nella direzione di salvare la Sicilia che in questo momento non naviga in buone acque e le prospettive future non sono per nulla rosee”.(pp)
 
  Luca Sammartino (PD): “La politica non ha saputo affrontare i problemi”  
 
Ai vertici istituzionali si sono succeduti governi di ogni colore politico ma il risultato è stato comunque un disastro in Sicilia.
“Quello del rischio idrogeologico e, più in generale della tutela del territorio, è uno dei tanti temi che la politica siciliana non ha forse saputo affrontare. La sensibilità degli amministratori locali va supportata educando le generazioni a lottare contro l’abusivismo, avendo come strumento quello che la normativa nazionale e regionale prevedono in materia urbanistica. Purtroppo, però, troppo spesso i sindaci vengono lasciati soli nell’affrontare con bilanci esigui oneri che in realtà non possono sostenere. Demolire sì, demolire subito. Bisogna aiutare i sindaci a far sì che questi interventi si concretizzino in tempi rapidi. Molto spesso i privati, incuranti dei rischi che corrono, non si preoccupano di rispettare neanche le sentenze emesse dai tribunali”.
 
Andiamo oltre le vicende tristissime di questi giorni, la malapolitica ha sulla coscienza anche i vivi.
“Se vogliamo andare oltre l’abusivismo e concentrarci sugli effetti devastanti della malapolitica più in generale rischiamo di star qui a parlare per ore. Il maltempo di queste ore ha evidenziato in maniera inequivocabile come la Sicilia non sia assolutamente pronta né sul piano infrastrutturale né sul piano degli aiuti che invece andrebbero garantiti alle imprese e alle famiglie che hanno bisogno di sentire lo Stato vicino: la mancata manutenzione dei fiumi, i centri urbani privati dei collegamenti viari, nessuna rete di emergenza da poter garantire in alcune aree interne della nostra Isola testimoniano come non ci sia mai stata qui una politica mirata all’attivazione di processi di costruzione di mobilità e di emergenza che abbia guardato oltre il naso di generazioni di politici. Oggi più che mai c’è bisogno di un piano straordinario, di visione complessiva che integri ed unisca i versanti costieri a quelli delle aree più interne”.
 
Qualcosa sta cambiando secondo lei?
“Le coscienze di ognuno di noi sono segnate dai fatti che ciclicamente accadono. È chiaro ed evidente che il governo regionale oggi più che mai deve sentire forte l’esigenza di mettere al centro di un programma politico di governo per i prossimi quattro anni, e mi auguro che Musumeci questo lo faccia, non solo il rischio idrogeologico ma una visione della nostra Isola più d’insieme, in un’ottica di crescita integrata.
Mi permetto di dire che non ho amato le passerelle di questi giorni, avrei preferito dal governo nazionale interventi concreti. Nel decreto Salva Genova alcuni parlamentari del Pd, e non solo, avevano chiesto di introdurre lo stato di emergenza e quindi aiuti per il disastro avvenuto in Sicilia e il governo, dopo tante passerelle, ha poi bocciato l’emendamento. Non voglio metterla in polemica ma credo che la risposta di uno Stato attento e solidale nei confronti dei cittadini sia quella di mettersi sotto a lavorare sodo”. (pp)

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