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Catania – Pogliese: “Ecco perché il Comune non può avvalersi del decreto Milleproroghe”

Melania Tanteri

Catania – Pogliese: “Ecco perché il Comune non può avvalersi del decreto Milleproroghe”

venerdì 09 Novembre 2018

Abbiamo ascoltato il parere del sindaco di Catania Salvo Pogliese e dell'assessore al Bilancio Roberto Bonaccorsi. I creditori devono avere 200 milioni di euro: “Verrà pagato tra il 40 e il 60 %”

CATANIA – “Adesso è il momento di avviare subito un percorso virtuoso e voltare pagina, anche perché l’esito negativo del ricorso presentato ha messo la parola fine a tutti i nostri tentativi”. Il sindaco di Catania, Salvo Pogliese, il giorno dopo il rigetto del ricorso presentato dall’amministrazione alla Corte dei conti per evitare il dissesto, non usa parole edulcorate per definire la nuova condizione in cui si trova l’ente. Il default, che l’attuale amministrazione ha provato a bloccare, sarà inevitabile. Ma non necessariamente una iattura per la città, che può adesso ricominciare.
 
“Adesso bisogna voltare pagina – ha detto il il primo cittadino ieri mattina, prima di partire verso Palermo per incontrare il presidente Musumeci. Bisogna attribuire le responsabilità da una parte – ha aggiunto – e immaginare, dall’altra, un percorso più virtuoso nella gestione del Comune di Catania”. Che, per il sindaco, ha i numeri per farcela anche perché “ci sono delle caratteristiche insite nel Dna dei catanesi per risorgere nei momenti di difficoltà. Ecco perché sono un convinto assertore che talvolta, nei momenti di difficoltà, si può e si deve dimostrare il meglio di se”.
 
Certo, la situazione economica di Palazzo degli Elefanti è e resta tragica: 200 i milioni di crediti vantati da aziende e fornitori che, adesso, si troveranno a riscuotere solo una percentuale di quanto atteso, oltre 500 i dipendenti a cui pagare gli stipendi, solo per dirne alcuni. “Abbiamo 200 milioni di crediti vantanti nei confronti del Comune di Catania, che verranno onorati in una misura che varia dal 40 al 60 per cento – ha proseguito – quindi, per molte imprese, c’è il concreto rischio di fallimento. Per alcune società partecipate del Comune poi, vi è un rischio serio che mi auguro venga eliminato da una gestione oculata dei nuovi manager della Multiservizi e dlel’Amt. Comunque – ha evidenziato – Catania pagherà un prezzo per il dissesto, per quello ho lottato strenuamente per evitarlo”.
 
Una battaglia che, però, non ha prodotto i frutti sperati, considerato che il fallimento è arrivato. “Su chi siano i responsabili si è espressa la Procura della Corte dei conti – ha continuato il sindaco – quando si è opposta al nostro ricorso, sostenendo che il Comune di Catania non può avvalersi di quello che è stato inserito nel famoso emendamento nel Milleproroghe poiché nel passato ha immaginato una rimodulazione del piano di rientro con due giorni di ritardo, nel giugno del 2017 e, nel febbraio 2018, non si è avvalso di quella importante opportunità normativa”.
 
Ma ripartire in modo virtuoso è possibile, anche se occorrerà il sostegno del governo regionale e di quello nazionale. Al di là del dissesto, infatti, a pesare sulla tenuta dell’ente è l’assenza di liquidità, che impedisce di portate avanti la gestione ordinaria. “Abbiamo un problema di liquidità, oltre a quello dei debiti – ha spiegato, ancora una volta, il primo cittadino. Di qui a dicembre non abbiamo un euro in cassa, né altre linee di finanziamento aggiuntive. Oltre alla Regione – ha continuato – anche il governo centrale può dare una mano in tal senso: abbiamo circa 29 milioni di euro bloccati a Roma che potrebbero essere sbloccati, paradossalmente, con questa dichiarazione di dissesto, con tempi molto più celeri rispetto al percorso ordinario”.
 
Una situazione difficile, che spaventerebbe chiunque. Ma Pogliese assicura la volontà di restare a fare il sindaco. “Era tutto messo nel conto – ha concluso – per questo ho sempre detto di aver fatto una scelta d’amore, amore che si dimostra soprattutto nel momento delle difficoltà. Andarmene non è una scelta che ho mai preso in considerazione”.
 

 
Roberto Bonaccorsi: “La Corte ha escluso ogni possibilità”
 
CATANIA – Nessuna speranza per evitare il dissesto di Catania. Con la deliberazione della Corte dei Conti siciliana in sede di controllo, con cui viene rigettato il ricorso dell’amministrazione comunale, si sarebbe spenta anche l’ultima flebile fiammella. Ne è assolutamente convinta l’amministrazione guidata dal sindaco Pogliese.
 
“Nella costituzione in giudizio, la procura della Corte dei Conti ha escluso ogni possibilità ritenendo che il Comune ha già aderito a due opportunità”, spiega l’assessore al bilancio del Comune di Catania, Roberto Bonaccorsi, mentre è in viaggio per andare a incontrare il presidente della Regione Siciliana, Nello Musumeci. Il riferimento è alle due rimodulazioni proposte dall’amministrazione Bianco nel maggio 2017 e nel febbraio 2018.
 
Nel primo caso il problema è stato arrivare a votazione con dei giorni di ritardo, nel secondo invece, dopo avere scelto di aderire alla rimodulazione del Piano di riequilibrio, non si è mai arrivati al voto da parte del Consiglio. L’avere mancato questi appuntamenti, secondo quanto spiega Bonaccorsi, precluderebbe anche la strada aperta con il decreto milleproroghe. “Sarebbe un esercizio inutile a questo punto, perché la Corte ha ritenuto che queste manifestazioni di volontà fossero sufficienti per non potere più aderire al nuovo piano”, dice Bonaccorsi.
 
Anche la via per ricevere un contributo straordinario dal governo nazionale è fallita per problemi normativi. “Bisognava avere uno strumento generale, non solo per Catania, e avere uno strumento per tutti i Comuni come il nostro significava trovare una grande disponibilità economica”, dice Bonaccorsi.
 
La città cadrà bruscamente nel baratro economico e sociale con la perdita, come dicono i sindacati, di circa 10 mila posti di lavoro e dei servizi di primaria importanza. Non solo, anche le aliquote fiscali saliranno al massimo del consentito dalla legge e a rischio ci sono anche i pagamenti per le aziende creditrici nei confronti del Comune.
 
“Se ne occuperà l’organo straordinario di liquidazione che attraverso la massa attiva pagherà tutti i debiti che verranno censiti nella massa passiva, nei limiti della capienza”, spiega l’assessore al bilancio del Comune. I tre commissari che comporranno l’organo straordinario di liquidazione saranno nominati in 15/20 giorni. Prima di arrivare a quella che da più parti viene indicata come una “batosta sociale”, però, occorre che il Consiglio comunale prenda atto della delibera della Corte dei Conti attraverso un incontro e una votazione apposita. Cosa che dovrebbe accadere, anche questa, tra non più di 20 giorni.
 
Intanto il presidente del Consiglio comunale etneo, Giuseppe Castiglione, fa sapere che per questa mattina ha convocato i capigruppo delle commissioni e nel pomeriggio si terrà un incontro con l’amministrazione e i sindacati. Inoltre ha convocato per martedì un consiglio in merito. Castiglione poi, si dice “disponibile a discutere la questione della rinuncia al gettone di presenza per il bene della città” e ringrazia l’amministrazione e i colleghi consiglieri per “l’impegno profuso in questa difficile situazione”.
Adesso il dispositivo viene mandato al Ministero e all’assessorato enti locali della Regione Siciliana, il quale darà un termine al Consiglio comunale per la dichiarazione di dissesto, termine che secondo il Tuel non supera i 20 giorni.
 
Secondo lo stesso Testo unico per gli Enti locali, infine, ci sarebbero conseguenze anche per gli amministratori politici colpevoli di avere causato il dissesto. Una eventualità che però non avrà presto degli imputati. “Prima delle sanzioni deve esserci una sentenza che accerti la responsabilità”, dichiara Bonaccorsi. Intanto martedì 13 novembre i catanesi scenderanno in piazza in protesta.
 
Desirée Miranda

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