Disturbi depressivi e malattie psicotiche. Studi genetici sui gemelli per prevenirli - QdS

Disturbi depressivi e malattie psicotiche. Studi genetici sui gemelli per prevenirli

redazione

Disturbi depressivi e malattie psicotiche. Studi genetici sui gemelli per prevenirli

venerdì 09 Novembre 2018

Si concluderà nel mese di novembre la ricerca ministeriale coordinata dall’Irccs Medea. Non è chiaro se le alterazioni della connettività cerebrale precedano il manifestarsi della malattia

MILANO – È possibile riconoscere precocemente e prevenire depressione e malattie psicotiche, conoscendone le basi neurobiologiche? Ne sono convinti gli studiosi che stanno lavorando al “Why me? Project”, una Ricerca Ministeriale Finalizzata, coordinata dall’Irccs Medea, che indaga la connettività della sostanza bianca nelle psicosi a livello di imaging, cellulare e genomico, in gemelli monozigoti discordanti.
 
“Dal punto di vista scientifico – spiega il coordinatore del progetto, Paolo Brambilla, professore Associato di Psichiatria all’Università degli Studi di Milano – la grande novità è che siamo stati in grado di selezionare coppie di gemelli in età evolutiva a rischio di sviluppare depressione e psicosi che possono essere sottoposte a studi di neuroimaging del cervello a livello strutturale e funzionale”.
 
Il progetto, finalizzato ad indagare le basi neurobiologiche delle psicosi maggiori, si concluderà alla fine del mese di novembre. Esso di basa sui risultati di precedenti studi genetici e di neuroimaging che suggeriscono che le psicosi abbiano un alto tasso di ereditarietà e siano caratterizzate da alterazioni di connettività cerebrale prefronto-limbica. Inoltre, spiega ancora Brambilla, la predisposizione alla malattia sembra essere influenzata da meccanismi epigenetici, che tuttavia rimangono ancora sconosciuti. In particolare, non è chiaro se le alterazioni di connettività cerebrale precedano il manifestarsi della malattia e se e come esse siano influenzate da meccanismi di neurotrasmissione ed epigenetici.
 
Questa ricerca, quindi, dovrà identificare se gemelli a rischio di psicosi maggiori presentino – rispetto ai rispettivi gemelli non a rischio – alterazioni, favorite da modificazioni epigenetiche, nell’interazione neuronale e di connettività cerebrale. Per scoprirlo, il progetto ha previsto l’integrazione di metodiche di analisi genomiche, molecolari, psicopatologiche e di neuroimaging d’avanguardia.
 
L’indagine dei profili di rischio in giovani coppie di gemelli fornisce, infatti, un contesto ideale per lo studio delle interazioni genetico-ambientali e l’identificazione di marker neurobiologici del rischio di psicosi. La fase preliminare del progetto ha riguardato il reclutamento – reso possibile grazie al Registro Nazionale dei Gemelli dell’Istituto Superiore di Sanità che attualmente raccoglie informazioni su circa 28.000 gemelli italiani distribuiti uniformemente per età e area geografica – di un’ampia coorte di gemelli di età compresa tra gli 8 e i 40 anni residenti nelle province lombarde di Bergamo, Como, Milano, Monza-Brianza e Varese.
Presso l’Irccs Medea, le coppie di gemelli partecipanti sono già state sottoposte ad approfondite indagini psicopatologiche, di imaging a risonanza magnetica a 3T e a prelievi di materiale biologico. Questa indagine clinica, oltre a identificare la presenza di problemi emotivi, sociali, di attenzione e comportamentali, ha permesso di misurare il rischio psicotico di ciascun individuo.
 
Queste analisi hanno così consentito di selezionare coppie di gemelli da sottoporre a risonanze magnetiche a campo ultra-alto presso la Fondazione Imago7 di Pisa, primo e unico centro italiano dotato di uno scanner di risonanza magnetica a 7T. Grazie a questo approccio analitico multilivello e di collaborazione tra centri di eccellenza, lo studio dovrebbe condurre i ricercatori ad individuare preziosi marker neurobiologici del rischio psicopatologico e, di conseguenza, a sviluppare strategie terapeutiche innovative.
 
Oltre all’Irccs Medea, all’Istituto Superiore di Sanità e alla la Fondazione Imago7, collaborano alla Ricerca l’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Udine, la Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati di Trieste, l’Irccs Cà Granda e l’Università di Milano.

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