Summit Libia: il giallo di Haftar - QdS

Summit Libia: il giallo di Haftar

Pietro Crisafulli

Summit Libia: il giallo di Haftar

lunedì 12 Novembre 2018

Il generale è giunto a Palermo alle 20.30. Palazzo Chigi smentisce l'indiscrezione secondo la quale avrebbe preso parte a un summit a margine. Polemiche sulla reale utilità dell'incontro. "Cinque stelle traditori, servi degli americani" negli slogan del corteo dei comitati. Palazzotto, "Domani alla Camera sveleremo le verità che il Governo vuol tenere nascoste"

"L’Italia ha promosso questa conferenza perché vuole offrire un contributo, nel quadro delle Nazioni, al processo di stabilizzazione della Libia. Saranno qui presenti i principali protagonisti dello scenario libico.Tutto questo perché cessino gli scontri armati e la Libia sia avviata ad un percorso di stabilizzazione".
 
Lo ha affermato il premier Giuseppe Conte nel suo "welcome message" per la conferenza di Palermo, che ha avuto al centro un "giallo" riguardante la partecipazione dell’uomo forte della Cirenaica, il generale Khalifa Haftar, giunto a Villa Igea alle 20.30.
 
Lista ufficiale
in forse
fino all’ultimo
 
Ma fino a un’ora prima dell’avvio della Conferenza sulla Libia di Palermo una lista ufficiale dei partecipanti non era ancora disponibile. Limature sono state necessarie fino all’ultimo, in particolare per il difficile compito di portare a un tavolo comune i principali rivali libici.
 
Si sapeva, certo, che il Generale era in viaggio verso Palermo e Palazzo Chigi aveva smentito le indiscrezioni libiche secondo le quali avrebbe preso parte soltanto a un summit a margine dell’evento di Palermo, sedendosi al tavolo con i presidenti di Egitto, Tunisia, Ciad, Niger.
 
Fonti del governo hanno spiegato che non è previsto alcun "mini-summit" a latere della conferenza di Palermo tra il premier Giuseppe Conte e Khalifa Haftar e le delegazioni di Russia, Niger, Ciad ed Egitto.
 
Si tratta dell’ultimo atto delle conferme e smentite susseguitesi fin da ieri, quando si erano rincorse diverse voci su una visita-lampo di Giuseppe Conte a Bengasi per scongiurare la minacciata mancata partecipazione del generale al summit di Palermo.
 
Voci smentite con forza da Palazzo Chigi, ma che hanno fatto crescere l’atmosfera da giallo sul summit, che senza Haftar avrebbe rischiato il naufragio.
 
Alla Conferenza sulla Libia di Palermo – fortemente voluta dal premier Conte, giunto nel pomeriggio in Sicilia – partecipano trenta Paesi di cui soltanto dieci rappresentati da capi di Stato o di governo, e venti da ministri.
 
L’assenza della Merkel
e dei leader europei
 
Diverse sono state le defezioni di chi in un primo momento aveva annunciato la propria partecipazione, a cominciare dalla cancelliera tedesca Angela Merkel.
 
Le voci su un’assenza – o una partecipazione "depotenziata"-  di Haftar  hanno alimentato le polemiche con le opposizioni, a Roma, che accusavano il governo di una "nuova figuraccia" e chiedevano chiarimenti.
 
A 24 ore dall’inizio dei lavori, ambienti dell’autoproclamato Esercito nazionale libico avevano infatti fatto sapere che il loro capo avrebbe disertato il summit perché intenzionato a non sedere al tavolo con i rappresentanti del Qatar e di una fazione, il Libyan Fighting Group, secondo Haftar "legata ad al Qaida".
 
L’indiscrezione poteva essere il frutto di un bluff del generale per alzare la posta del negoziato. Più tardi, però, si è avuta la percezione che la situazione stesse realmente precipitando.
 
Erano state altre fonti vicine ad Haftar infatti – rilanciate dapprima dal media libico Address Journal e in seguito, tramite la France Presse, dall’autorevole sito egiziano Al Ahram e da Al Arabiya -a diffondere ieri la notizia che Conte in giornata sarebbe volato a Bengasi: una visita lampo per discutere con Haftar "gli ultimi sviluppi sulla conferenza di Palermo".
  
La smentita
di Palazzo Chigi
 
Palazzo Chigi aveva smentito seccamente la notizia, facendo trapelare che da parte del governo italiano "c’è la volontà di non interferire tra le parti libiche in una questione che è prettamente libica".
 
Per settimane la diplomazia italiana aveva cercato di convincere Haftar ad andare al summit.
 
Il ministro degli Esteri Enzo Moavero lo aveva incontrato a Bengasi, lo stesso generale era stato ricevuto a Roma dal premier Giuseppe Conte.
 
Sembrava che la riserva fosse stata sciolta, ma poi è cominciato il balletto dei distinguo, veline fatte filtrare dall’entourage del generale sui suoi dubbi: in particolare, che il formato della conferenza fosse sbilanciato verso la componente islamista dentro e fuori la Libia, legata alla Fratellanza Musulmana, a cominciare dai rappresentanti di Tripoli.
 
La componente dei Fratelli Musulmani è invisa anche al presidente egiziano al Sisi, principale sponsor arabo di Haftar, e questo elemento potrebbe spiegare perché dal Cairo non è stato ancora chiarito a che livello l’Egitto sarà rappresentato a Palermo.
 
Le opposizioni,
"Ennesima figuraccia"
 
La probabiltà di una presenza "depotenziata" o addirittura di un’assenza di Haftar alla conferenza sulla Libia aveva scatenato le proteste delle opposizioni: "vertice inutile", "ennesima figuraccia", è il stato coro unanime di Pd, Forza Italia, Fdi.
 
"Ieri a Parigi c’era il mondo, da Trump a Putin – ha scritto Matteo Renzi nella sua Enews – tutti ospiti di Macron per ricordare la Prima Guerra Mondiale. L’Italia di Conte e di Moavero Milanesi aveva studiato bene il calendario e pensato di organizzare una bella conferenza sulla Libia in Italia, il giorno dopo Parigi, contando sulla presenza in zona di tutti i grandi leader. Purtroppo nessuno dei grandi – che pure hanno partecipato in massa a Parigi – ha deciso di accogliere l’invito italiano. La credibilità in politica estera è una cosa seria, non si improvvisa".
 
"Per chi conosce – ha aggiunto Renzi – le regole degli incontri internazionali e della diplomazia quello di Palermo è purtroppo un flop clamoroso. E io da italiano, sono molto dispiaciuto. Macron ha mostrato a Conte come si organizzano gli eventi internazionali. E mentre il mondo era a Parigi a discutere di Pace e di futuro, i due leader del governo italiano erano uno alla fiera del motociclo, l’altro a insultare i giornalisti su Facebook".
 
Le prime
delegazioni
 
In Sicilia intanto già ieri erano arrivate le prime delegazioni, come quella del parlamento di Tobruk, guidata dal presidente Aguila Saleh, e i rappresentanti del Consiglio di Stato.
 
Il suo leader, Khaled al Meshri, aveva lanciato un nuovo appello al dialogo tra le parti come "unico mezzo per uscire dalla crisi".
 
Ma che dialogo potesse esserci senza Haftar, il capo de facto dell’est del Paese, era tutto da verificare.
 
Palermo
città blindata
 
Intanto Palermo è una città blindata e l’intero sistema di videocontrollo con le telecamere del Comune è stato collegato al sistema interforze.
 
In campo unità cinofile antiterrorismo, polizia, carabinieri, guardia di finanza, reparti speciali e 600 vigili. Controlli via terra, via aerea e anche via mare, considerato che villa Igea si affaccia proprio sulla costa.
 
Il traffico automobilistico è stato vietato in una ventina di strade, tra proteste e disagi dei residenti in parte attenuati da servizi di bus navetta. Rivoluzionata la circolazione anche in altre parti della città.
 
Gli svincoli tra viale Lazio, viale Michelangelo, piazza Bolivar sulla circonvallazione saranno chiusi solo al passaggio delle delegazioni istituzionali.
 
Divieti di sosta in una vasta area che va dal porto a Partanna Mondello.
 
Un centinaio di barche ormeggiate al porticciolo dell’Arenella sono state spostate altrove.
 
Nelle adiacenze di alcune strutture alberghiere, che ospitano i partecipanti al vertice, i divieti sono in vigore dalle 24 di sabato e fino alle 7 di mercoledì.
 
Controvertice
e cortei di protesta
 
Oltre alle forze di sicurezza sono mobilitati gli studenti e i giovani dei centri sociali e di varie sigle che hanno tenuto un’assemblea e preparato uno striscione per dire "no alle politiche guerrafondaie e ai falsi processi di pacificazione".
 
Un altro striscione "No summit" era comparso nei giorni scorsi vicino a Villa Igiea.
 
Nell’oratorio di Santa Chiara  si è svolto oggi un controvertice ("Interferenze") proseguito nel pomeriggio nell’ex chiesa dei Crociferi con la partecipazione del missionario padre Alex Zanotelli.
 
Prima che cominciasse il vertice di Villa Igea, inoltre, la piazza Marina era già pienadi manifestanti per il corteo organizzato da una ventina di sigle per contestare il vertice internazionale sulla Libia.
 
Un corteo affollato e composto in un’area fittamente presidiata dalle forze di polizia e con un elicottero a sorvolare la zona.
 
A sfilare militanti di Sinistra comune, dei Cobas, dei proletari comunisti, ragazzi dei centri sociali, esponenti di Potere al popolo e Rifondazione comunista. Ma c’erano, soprattutto,  tanti cittadini comuni, e i rappresentanti dei No Muos a scandire lo slogan "Cinquestelle traditori, degli americani siete servitori".
 
"Verità per Giulio Regeni" era la scritta dello striscione che i manifestanti, dopo avere mostrato quello ‘No alle frontiere’, hanno posizionato in testa al corteo.
 
Palazzotto,
ciò che il governo
vuole nascondere
"L’assenza dei leader europei – ha detto Erasmo Palazzotto, deputato di Leu – rappresenta in maniera chiara l’irrilevanza politica del nostro governo in campo internazionale. Ciò che resta sono solo le responsabilità del nostro Governo sui respingimenti illegali fatti per tramite della cosiddetta guardia costiera libica così come sulla violazione sistematica dei diritti umani nei campi di detenzione dove vengono perpetrate violenze nei confronti di bambini, donne e uomini inermi".
 
Palazzotto ha annunciato per domani una conferenza stampa alla Camera promossa dall’Arci, "In cui si parlerà di tutto questo provando a far emergere le scomode verità che questo Governo vuole tenere nascoste".
 
 
 
 

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