Libia:stretta di mano tra Haftar e Sarraj - QdS

Libia:stretta di mano tra Haftar e Sarraj

Pietro Crisafulli

Libia:stretta di mano tra Haftar e Sarraj

martedì 13 Novembre 2018

A Palermo il generale incontra il premier del governo libico di unità nazionale sotto l'egida di Conte, ma non si va oltre, Nella notte summit con il premier italiano. Conte e il presidente egiziano parlano di Regeni. Turchia abbandona, "Delusione". Le opposizioni continuano a sottolineare lo scarso peso del summit. Palazzotto (Leu), "Oggi sveleremo le scomode verità che questo Governo vuole tenere nascoste"

Il più importante risultato ottenuto dal summit sulla Libia di Palermo è quello che il generale Khalifa Haftar – la cui partecipazione è stata a lungo in forse e che è già ripartito da Palermo – e il premier del governo di unità nazionale Fayez al Sarraj si sono stretti la mano, alla presenza del premier Giuseppe Conte, a margine della conferenza sulla Libia..
I due leader rivali si sarebbero anche scambiati un bacio.
 
Il generale Haftar mancava però nella foto di famiglia dei leader internazionali riuniti a Palermo.
 
Il padrone di casa, Giuseppe Conte, si trova al centro affiancato dal presidente del governo libico Fayez Al Sarraj  l’inviato dell’Onu Ghassan Salamè. Nella foto non è presente neanche il presidente egiziano Abdel Fattah al Sisi. Il portavoce della presidenza aveva già annunciato l’assenza del capo di stato alla plenaria.
 
 
Pur sottolineando di non partecipare alla plenaria della conferenza per la Libia di Palermo, ma solo a incontri ristretti, Haftar ha voluto precisare che una sua delegazione partecipa in maniera "efficace" a tutti lavori.
 
"Io – ha detto, confermando le difficoltà e le frizioni emerse nei giorni scorsi – non ho alcuna relazione con la conferenza: è stata inviata una delegazione che partecipa al summit da quattro giorni  credo che questa partecipazione sia efficace. La delegazione partecipa a tutte le discussioni".
 
"Siamo sempre in stato di guerra – ha poi detto il Generale –  e il paese ha bisogno di controllare le proprie frontiere. Abbiamo frontiere con la Tunisia, Algeria, Niger, Ciad, Sudan ed Egitto e la migrazione illegale viene da tutte le parti", ha aggiunto Haftar sottolineando che il fenomeno favorisce l’ingresso di miliziani e terroristi islamici".
 
 
Un altro importante incontro di oggi è stato quello fra il premier Giuseppe Conte e il presidente egiziano Abdel Fattah Al Sisi e che "ha riguardato in particolare le inchieste in corso sull’omicidio dell’accademico italiano Giulio Regeni e la cooperazione comune per far luce su questo omicidio e assicurare gli aggressori alla Giustizia":
 
lo ha riferito un comunicato della presidenza egiziana citando il portavoce presidenziale, l’ambasciatore Bassam Radi, senza aggiungere altro sul caso della tortura a morte del ricercatore friuliano.
 
Da registrare l’abbandono della Turchia.
 
Il meeting informale di stamattina "a margine della Conferenza sulla Libia di Palermo "è stato presentato come un incontro tra i protagonisti del Mediterraneo. Ma questa è un’immagine fuorviante che noi condanniamo. Per questo lasciamo questo incontro profondamente delusi".
 
Lo ha detto il vicepresidente turco Fuat Oktay lasciando Villa Igiea a lavori non ancora conclusi.
 
"Qualcuno all’ultimo minuto ha abusato dell’ospitalità italiana", ha aggiunto senza mai nominare il generale Khalifa Haftar.
"Sfortunatamente la comunità internazionale non è stata capace di restare unita".
 
 
Il bilaterale
notturno
 
 
 
Il bilaterale notturno tra il premier Giuseppe Conte e il generale Khalifa Haftar si conclude con un dato: l’uomo forte della Cirenaica non è arrivato a Palermo, sede della Conferenza per la Libia organizzata dall’Italia, per fare da comparsa.
 
Nella mattinata di oggi il Generale dovrebbe tornare a Villa Igiea per una serie di incontri – prima della sessione plenaria del summit – che coinvolgeranno, tra gli altri, il premier russo Dmitri Medvedev, il presidente egiziano Abdel Fattah Al Sisi, il ministro degli Esteri francese Jean-Yves Le Drian, l’inviato dell’Onu Ghassam Salamè e i leader di Tunisia e Algeria.
 
L’obiettivo, per il governo italiano, è coinvolgere in una stessa riunione Haftar e il leader del governo riconosciuto di Tripoli Fayez al Sarraj.
 
Obiettivo che, rispetto a pochissime ore fa, appare a portata di mano, anche se saranno solo i contatti che andranno avanti nella notte a dirimere il nodo.
 
Conte
cita Mandela
 
Fino a un’ora prima dell’avvio della Conferenza, infatti, una lista ufficiale dei partecipanti non era ancora disponibile e fino all’ultimo sono state necessarie nel tentativo, finora non riuscito, di portare a un tavolo comune i principali rivali libici.
 
Il faccia a faccia tra Conte e Haftar è stato comunque cordiale e ha avuto luogo solo dopo che le delegazioni invitate alla cena di benvenuto hanno lasciato Villa Igiea.
 
Il premier italiano, citando Nelson Mandela, ha invitato Haftar a tentare la via del compromesso con gli altri tre leader libici presenti a Palermo, ai quali Conte si era rivolto, nel corso della cena, spronandoli a diventare "padri nobili" del futuro della Libia.
 
Il bilaterale tra Conte e Haftar, durato circa un’ora, secondo fonti di Palazzo Chigi, è stato positivo.
 
Haftar, rivolgendosi al premier, lo avrebbe definito "un amico affidabile" e avrebbe sottolineato come la Conferenza di Palermo rappresenti "un’ottima occasione" per la Libia.
 
Haftar
salta la cena
 
Anche se "la foto di famiglia" tra i quattro protagonisti-rivali della Libia, al momento, resta nel campo delle ipotesi: la presenza di Haftar alla plenaria, prevista alla fine della mattinata, è tutt’altro che confermata.
 
Il generale, capo della Cirenaica, nella prima giornata del summit, ha volutamente saltato la cena di benvenuto alla quale non ha preso parte neanche Medvedev.
 
Insomma, si naviga a vista e non è previsto al momento un unico incontro tra il premier Giuseppe Conte, i leader libici Fayez Sarraj e Khalifa Haftar, il premier Dmitri Medvedev, il presidente egiziano Al Sisi, l’inviato dell’Onu Ghassam Salamè, il ministro degli Esteri della Francia, il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk e i leader di Algeria, Tunisia.
 
Dovrebbe trattarsi invece di una serie di incontri, anche se non si esclude un cambio di formato in corso d’opera.
 
Intanto le opposizioni continuano a sottolineare lo scarso peso del summit e a ipotizzare scenari che coinvolgerebbero la gestione delle fonti energetiche e la questione dei migranti.
 
"Scomode verità
nascoste dal Governo"
 
"L’assenza dei leader europei – ha detto per esempio Erasmo Palazzotto, deputato di Leu – rappresenta in maniera chiara l’irrilevanza politica del nostro governo in campo internazionale. Ciò che resta sono solo le responsabilità del nostro Governo sui respingimenti illegali fatti per tramite della cosiddetta Guardia costiera libica così come sulla violazione sistematica dei diritti umani nei campi di detenzione dove vengono perpetrate violenze nei confronti di bambini, donne e uomini inermi".
 
Palazzotto ha annunciato per stamane una conferenza stampa alla Camera promossa dall’Arci, "In cui si parlerà di tutto questo provando a far emergere le scomode verità che questo Governo vuole tenere nascoste".
 
Intanto ieri sera il corteo della contromanifestazione – al quale, secondo gli organizzatori, hanno preso parte oltre duemila persone – era tinto dal rosso delle bandiere.
 
Per il centro di Palermo il corteo ha sfilato al grido di "Libia libera", "No alle frontiere" e "Verità per Giulio Regeni" a quattro chilometri dalla "blindatura" della "zona rossa" attorno a Villa Igea.
 
"Interferenze" – questo il titolo della manifestazione – ha sfilato con un cordone di polizia che ha seguito i manifestanti durate il tragitto e un elicottero a sorvegliare dall’alto i composti partecipanti.
  
"Si discutono gli interessi
delle multinazionali"
 
In piazza, con molti cittadini comuni, militanti di Sinistra comune, dei Cobas, dei proletari comunisti, ragazzi dei centri sociali, esponenti di Potere al popolo e Rifondazione comunista.
 
"Cinquestelle traditori, degli americani siete servitori" è l’urlo che ha scandito la marcia, dei manifestanti, alcuni con le bandiere del comitato ‘No Muos’.
 
"No ai signori della guerra che si sono riuniti a Palermo, gli stessi che hanno provocato la guerra in Libia", ha scandito più volte la piazza, che ha contestato anche il generale Al Sisi, presidente dell’Egitto, invocando verità sulla morte di Giulio Regeni, il cui nome era scritto nello striscione in testa al corteo.
 
"Palermo – ha detto Giusto Catania di Sinistra comune – ha scelto nella sua storia un’altra idea di Mediterraneo, senza muri né odiosi fili spinati che impediscono la libera circolazione delle persone".
 
"A Villa Igea invece – ha concluso – stanno discutendo di come garantire gli interessi delle multinazionali dell’energia in Libia, mentre per le strade della città stanno sfilando coloro che vogliono costruire un Mediterraneo di pace".

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