Una mappa per monitorare il ciclo dei rifiuti, "Così bloccheremo le infiltrazioni criminali" - QdS

Una mappa per monitorare il ciclo dei rifiuti, “Così bloccheremo le infiltrazioni criminali”

Rosario Battiato

Una mappa per monitorare il ciclo dei rifiuti, “Così bloccheremo le infiltrazioni criminali”

mercoledì 14 Novembre 2018

Siglato un protocollo tra la Procura nazionale antimafia e il Commissario straordinario per le bonifiche. In Sicilia “sistema di illegalità diffuso e radicato” che ostacola la risoluzione di decennali criticità

PALERMO – Arrivano le firme del Procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero de Raho e del Commissario straordinario alle bonifiche e discariche abusive Giuseppe Vadalà sul protocollo d’intesa per la prevenzione delle infiltrazioni della criminalità organizzata nei lavori di bonifica e messa in sicurezza del territorio, e contro il traffico illecito dei rifiuti. Un passaggio fondamentale nella lotta ai crimini ambientali e che potrebbe avere ripercussioni importanti anche in una Sicilia compromessa da un sistema congelato dal dominio delle discariche e nel mirino dell’Ue con la condanna della Corte comunitaria in seguito a una procedura di infrazione per la mancata bonifica dei siti abusivi.
 
Il protocollo “consentirà di realizzare – si legge nella nota del Ministero dell’Ambiente –, per ogni sito da regolarizzare, una ‘mappa di legalità’ volta a monitorare società, mezzi e manodopera impegnate nei cantieri, al fine di bloccare per tempo le possibili infiltrazioni criminali”. Si mette in atto una collaborazione che “punta a migliorare la circolarità informativa e agevolare il monitoraggio sulla filiera del ciclo dei rifiuti – ha spiegato il Procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero de Raho – nella prospettiva di approntare strumenti sempre più efficaci per far fronte agli allarmanti fenomeni che sempre più spesso interessano il territorio nazionale”. Il riferimento corre “al preoccupante sviluppo di incendi all’interno dei centri di deposito e trattamento di rifiuti che, oltre a essere fonte di danni all’ambiente e alla salute pubblica, è un chiaro indice di condotte riconducibili al traffico illecito di rifiuti potenzialmente a rischio di infiltrazione mafiosa”.
 
Per Giuseppe Vadalà, commissario straordinario alle bonifiche e discariche abusive, è una collaborazione dagli aspetti innovativi che consentirà “all’ufficio del Commissario di migliorare la conoscenza di fatti e persone, per poter prevenire al meglio le infiltrazioni della criminalità organizzata in questo settore e in questi appalti”. In questo modo, ha aggiunto, “si attua una importante operazione di salvaguardia della legalità nei momenti di esecuzione dei lavori”, garantendo la possibilità di tracciare una “mappa aggiornata sulla presenza e virulenza territoriale delle mafie nel settore delle bonifiche, messa in sicurezza e gestione dei rifiuti”.
 
Elementi di rischio ben conosciuti in Sicilia, dove due estati fa in un solo mese andarono a fuoco ben 8 centri di raccolta differenziata, un numero che poi crebbe ancora nell’arco dell’intera estate. Un’aggressione sistematica per congelare sul nascere lo sviluppo della raccolta sostenibile che in quella fase era ancora in fase embrionale e che ormai, stando ai numeri della Regione, ha superato il 30%, comunque distante di circa 20 punti percentuali dalla media nazionale.
 
L’appello del Procuratore nazionale antimafia certifica quella tela della criminalità organizzata che risulta essere ben presente nel sistema di gestione isolano, così come riportato nella relazione del 2016 della “commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e agli illeciti ambientali ad esse correlate” che aveva evidenziato la “presenza di un sistema di illegalità diffuso e radicato che costituisce uno dei veri ostacoli ad un’autentica risoluzione delle problematiche esistenti ormai da decenni”.
 
In evidenza, in particolare, anche la responsabilità del comparto pubblico dal momento che le sue competenze “ossia la programmazione ed il controllo, sono state utilizzate in maniera a dir poco inefficace”. La Sicilia è ancora sotto procedura di infrazione per la non corretta applicazione delle direttive 75/442/CEE sui rifiuti, 91/689/CEE sui “rifiuti pericolosi” e 1999/31/CEE sulle “discariche”, che fanno parte della procedura 2003/2077.

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