Frumento bio, produzione a rischio - QdS

Frumento bio, produzione a rischio

Michele Giuliano

Frumento bio, produzione a rischio

mercoledì 14 Novembre 2018

Il ministero delle Politiche agricole stabilisce che la coltivazione sulla stessa superficie può avvenire solo dopo due cicli. Secondo Salvatore Massimino, rappresentante della Fnp Cereali Alimentari dei Giovani di Confagricoltura Anga, si potrebbe andare incontro a una contrazione di un terzo del prodotto

PALERMO – “Con le nuove disposizioni contenute nel decreto sulle produzioni bio, firmato dal ministro delle Politiche agricole Gian Marco Centinaio, la produzione del frumento duro biologico in Sicilia potrebbe ridursi di un terzo”: ad affermarlo Salvatore Massimino, rappresentante della Fnp Cereali Alimentari dei Giovani di Confagricoltura Anga.
 
Secondo l’organizzazione di categoria ci sono dei passaggi che mettono a serio rischio la produzione siciliana: “Il nuovo decreto ministeriale stabilisce, infatti, che la medesima specie può essere coltivata sulla stessa superficie solo dopo l’avvicendarsi di almeno due cicli di colture principali di specie differenti. Con il nuovo decreto, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il 5 settembre scorso, è stata quindi apportata una sostanziale modifica che di fatto limita di molto la possibilità di eseguire la pratica del sovescio, con durata minima di 70 giorni, che gli agricoltori avevano iniziato ad attuare dall’entrata in vigore del precedente decreto ministeriale del 2009 e che consentiva, ancorché tra mille difficoltà, di coltivare grano duro con cadenza biennale”.
 
A conferma della delicatezza della situazione è intervenuto il presidente di Confagricoltura Sicilia Ettore Pottino: “A ridosso delle semine e con un quadro normativo estremamente incerto bisogna adoperarsi con massima tempestività per dare la possibilità ai nostri imprenditori di fare le corrette scelte agronomiche. Non è possibile che con colture da sovescio in atto non sappiamo se la pratica adottata sia valida o meno per l’annata agraria corrente. A tal proposito stiamo preparando un’interrogazione al ministero attraverso la Federazione Nazionale di Prodotto Agricoltura Biologica di Confagricoltura per avere precisazioni in merito”.
 
La posizione assunta da Confagricoltura Sicilia e dal rappresentante Fnp Cereali Alimentari dei Giovani di Confagricoltura-Anga è chiara, i vincoli pedoclimatici del territorio siciliano rendono estremamente difficoltosa l’individuazione di coltivazioni alternative al grano duro, pertanto è necessario che venga concessa la possibilità di coltivare tale specie ad anni alterni, al fine di mantenere vitali intere comunità rurali che da essa dipendono.
 
Lo scorso 31 ottobre è stato convocato un tavolo tecnico proprio per confrontarsi su tale fenomeno dal dirigente generale del Dipartimento Agricoltura e Foreste della Regione Siciliana, Carmelo Frittitta, al quale hanno preso parte Confagricoltura, le altre principali sigle sindacali, l’associazione Simenza, il Crea-Acm Centro di ricerca per l’agrumicoltura e le colture mediterranee, l’Istituto “Ballatore” ed i dipartimenti di Agraria delle Università di Catania e Palermo.
 
Dall’incontro è emersa la volontà unanime di presentare richiesta ufficiale al Mipaaft per la concessione di una deroga. Definiti gli aspetti salienti della richiesta, i docenti dei Dipartimenti di Scienze Agrarie di Palermo e Catania, Gaetano Amato e Salvatore Luciano Cosentino, hanno quindi redatto il documento ufficiale da presentare.
 
Da considerare che in Sicilia i grani antichi sono varietà del passato rimaste autentiche e originali, che non hanno subito alcuna modifica o selezione genetica da parte dell’uomo per aumentarne la resa. Non vengono coltivati a livello intensivo e ciò comporta costi di produzione più alti, a fronte però di un prodotto integro e genuino.

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