Sicilia da incubo, tutto gira intorno alle infrastrutture - QdS

Sicilia da incubo, tutto gira intorno alle infrastrutture

redazione

Sicilia da incubo, tutto gira intorno alle infrastrutture

giovedì 15 Novembre 2018

Diverse le proposte al governo della Regione emerse martedì nel corso della conferenza regionale dei servizi della Cisl. Occorre riaprire i cantieri, fare le mannutenzioni, sbloccare le grandi opere (Ponte in primis), spendere i fondi Ue

PALERMO – Un nucleo di monitoraggio, coordinamento e controllo che acceleri la spesa, presso la presidenza della Regione. Un’agenzia regionale per la progettazione esecutiva, che colmi il gap che grava sugli uffici tecnici di enti locali e Regione. Un ddl di semplificazione burocratica e amministrativa. Poi, l’accelerazione sulle Zes (le Zone economiche speciali), sugli enti di area vasta come stazioni appaltanti. E “la riappropriazione della cultura delle grandi opere capaci di creare sviluppo, a partire dal ponte sullo Stretto”.
 
Sono alcune delle proposte al governo della Regione emerse martedì nel corso della conferenza regionale dei servizi Cisl, svoltasi a Palermo. Ad aprire i lavori Mimmo Milazzo, segretario generale regionale, a concluderli Luigi Sbarra, segretario generale aggiunto nazionale. Tra i presenti Gigi Petteni, presidente nazionale dell’Inas Cisl.
 
La conferenza ha anche dato il via alla costituzione, nelle cinque unioni territoriali del sindacato nell’Isola (Palermo-Trapani, Agrigento-Caltanissetta-Enna, Ragusa-Siracusa, Catania e Messina), di Sportelli lavoro con la mission di fornire assistenza e consulenza a chi l’occupazione la cerca. E a chi la perde. Faranno leva su un sistema informatico unico integrato con la rete dei servizi Cisl, e opereranno in regime di convenzione con le principali agenzie nazionali di recruitment.
 
Ma è stato il nodo delle infrastrutture e della cosiddetta “insularità”, il leit-motiv del dibattito che s’è sviluppato anche nel corso di un forum che ha preso spunto dal volume Il coccodrillo si è affogato. Mezzogiorno: cronache di un fallimento annunciato e di una possibile rinascita (Rubettino Ed). L’autore, Pietro Busetta statistico economico nell’università di Palermo, ha introdotto la discussione a cui hanno preso parte, assieme a Milazzo e Sbarra, gli assessori regionali Marco Falcone (Infrastrutture) e Gaetano Armao (Economia ma anche vicepresidente della Regione), e il vicepresidente vicario di Sicindustria, Alessandro Albanese.
 
Sul piano più programmatico e politico, il pacchetto di analisi e proposte ha preso le mosse dalla “convinzione del corto-circuito che s’è creato tra spesa di fondi ordinari. E di risorse aggiuntive”. “Tra fondi strutturali e patto per il Sud – ha affermato Milazzo – la disponibilità di risorse di cui la Sicilia gode ammonta complessivamente a più di 11 miliardi, tra i 5,746 del patto e i 5,368 dei fondi”. Ma al 31 ottobre la spesa effettiva dei fondi europei risultava ferma allo 0,8%, “più o meno 41 milioni”. In pratica, “la Sicilia non riesce a spendere le poche risorse di cui dovrebbe avvalersi. E il punto è che quelle, che avrebbero dovuto essere risorse aggiuntive, sono in realtà le uniche a cui l’Isola può attingere. E se non si spendono quelle, sviluppo e lavoro resteranno sempre parole vuote”.
 
Sei proposte a palazzo d’Orleans. Riguardano: un nucleo di monitoraggio, coordinamento e controllo per accelerare la spesa, presso la presidenza della Regione. Dovrebbe essere presieduto dal governatore e composto dagli assessorati coinvolti e dalle parti sociali; un’agenzia regionale per la progettazione esecutiva che consenta il recupero dei ritardi degli uffici tecnici, pianificando la spesa a cadenza triennale. Ancora: un ddl semplificazione che snellisca procedure e tagli passaggi burocratici, per favorire gli insediamenti produttivi. Il governo regionale è sollecitato inoltre ad “attrezzarsi affinché, come previsto dal disegno di legge nazionale di bilancio, Liberi consorzi e Città metropolitane possano operare come stazioni appaltanti in luogo dei Comuni del loro territorio”.
 
Sull’insularità, il sindacato ricorda quindi che il 4 febbraio 2016, con una risoluzione, il parlamento europeo riconobbe la speciale condizione della Sicilia e della Sardegna. Una svolta che apriva le porte “persino a misure di fiscalità compensativa per ridurre le particolari condizioni di disagio imposte dalla geografia”. Ma quasi tre anni sono trascorsi durante i quali nulla più o meno è stato fatto. La Cisl anche su questo invoca l’accelerazione.
 
Infrastrutture, opere pubbliche. E grandi opere. Con le parole di Milazzo, “fatta 100 la dotazione infrastrutturale dell’Ile de France, nel cuore di Parigi, la Sicilia si colloca al 207esimo posto della graduatoria europea”. “Un gap enorme che la dice lunga sui ritardi e i fallimenti delle politiche fin qui seguite. E che obbliga a rimettere all’ordine del giorno il tema delle opere. E anche delle grandi opere”. In questo senso, il ponte sullo Stretto consentirebbe il completamento del corridoio Berlino-Palermo creando le condizioni perché l’alta velocità non resti ferma a Napoli”.
 
Secondo Alessandro Albanese, vicepresidente vicario di Sicindustria, “La più grande infrastruttura è la manutenzione ordinaria e straordinaria. Anche delle strade interne, abbandonate adesso al loro destino. E c’è un problema di riqualificazione. “Non vorrei sentir dire che: va bene, salteranno teste”. Piuttosto, ha affermato Albanese, “vorrei sentire che è pronto un cronoprogramma con terapie, interventi, risorse, obiettivi”.
 
In tema di infrastrutture ha detto la sua Marco Falcone, assessore regionale al ramo. “La carenza di infrastrutture è sicuramente il problema numero uno della Sicilia”, il che equivale a dire, ha sostenuto l’assessore, che la classe politica ha fallito. Come anche quella imprenditoriale. “Noi la nostra parte vogliamo farla. E per questo nei prossimi 15 giorni definiremo il recupero della Siracusa-Gela, ferma dal 2017”. Certo, la questione non si esaurisce qui. “La Nord-Sud, per esempio. È in una situazione che viene da piangere”.
 
Le conclusioni sono arrivate da Luigi Sbarra, segretario generale aggiunto della Cisl: “Si richiede un cambio di mentalità sulle infrastrutture materiali. Si tratta di sbloccare le grandi opere e di rilanciare i piccoli e medi cantieri che generano crescita e fanno uscire dall’isolamento le aree interne. E ben venga anche una discussione seria sul ponte dello Stretto, senza pregiudizi e ideologismi ma con la consapevolezza di una grande opera che serve al Sud e anche al Paese”.
 
“In Sicilia – ha rimarcato – sono tante le arterie da completare, con lavori che durano in alcuni casi da più di vent’anni: la Ragusa-Catania, la Siracusa-Gela, la Agrigento-Caltanissetta, la Palermo-Agrigento. E c’è anche il problema delle ferrovie, con la tratta Palermo-Catania che aspetta da anni il raddoppio dei binari. Altro che alta velocità. Per non parlare della manutenzione del territorio e degli acquedotti. Il dramma di una Palermo lasciata senz’acqua per il riversamento di fango negli invasi dopo le alluvioni dei giorni scorsi, la dice lunga su anni di abbandono e di mancanza di progetti”.

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