Pensioni a quota 100, impiegati pubblici con buchi contributivi - QdS

Pensioni a quota 100, impiegati pubblici con buchi contributivi

Michele Giuliano

Pensioni a quota 100, impiegati pubblici con buchi contributivi

venerdì 16 Novembre 2018

L’allarme in un convegno Confintesa a Terrasini, nel palermitano: “Si rischia il totale caos”. Disguidi burocratici nel passaggio da Inpdap a Inps mette a rischio un milione di dipendenti

TERRASINI (PA) – Anche andare in pensione sembra sia un problema ormai, dopo le nuove annunciate modifiche al sistema pensionistico. Molti dipendenti pubblici alla Regione Sicilia ad esempio corrono il rischio di non poterne usufruire per disguidi burocratici nel calcolo della contribuzione previdenziale, insieme a molti altri colleghi in tutto lo stivale.
 
Una condizione che ha buttato nello sconforto tante persone, che vedono il traguardo del pensionamento allontanarsi sempre di più. Alla Regione quasi nessuno potrà andare in pensione in anticipo se le norme che scavalcano la legge Fornero saranno confermate nella manovra di bilancio.
 
Solo otto persone, infatti, hanno i requisiti annunciati in queste ore da Salvini. Secondo gli annunci fatti dal governo non si può prescindere da 38 anni. Dunque la quota 100 per lasciare gli uffici deve essere composta sommando 62 anni di età e 38 di contributi.
 
Anche se ci sono migliaia di regionali vicini alla quota 100, per loro niente esodo, ad eccezione di 6 donne e 2 uomini. “Più di un milione di dipendenti pubblici in tutta Italia rischia di avere seri problemi per andare in pensione: a causa di disguidi burocratici vecchi di anni, infatti, ci sono dei buchi nella contribuzione previdenziale”.
 
A lanciare l’allarme è Francesco Prudenzano, segretario generale Confintesa, sindacato che a Città del Mare, a Terrasini, ha riunito oltre 200 dirigenti nazionali per affrontare il nodo delle pensioni e del nuovo contratto collettivo nazionale del comparto Funzioni Centrali.
 
“Nel corso del convegno – dice Francesco Viola, coordinatore nazionale Confintesa Inps – l’Istituto nazionale di previdenza sociale ha illustrato i provvedimenti adottati per correre ai ripari: è stata istituita una task-force con 250 unità che sta provvedendo a regolarizzare le posizioni contributive dei lavoratori entro il 2022”.
 
Gli estratti contributivi dei dipendenti pubblici, infatti, presentano dei “buchi” che potrebbero creare difficoltà a chi vorrà andare in pensione. “Il problema è che il sistema di trasmissione dei dati dei contributi è stato informatizzato solo all’inizio degli anni Duemila – continua Viola – e i vari enti pubblici a volte non hanno comunicato bene i dati all’ex Inpdap.
 
La criticità riguarda tutti i dipendenti pubblici, che in Italia sono oltre tre milioni: dipendenti di ministeri, agenzie fiscali, enti pubblici non economici, scuola, sanità ed enti locali. Ecco perché siamo così preoccupati, specie in vista della quota 100”.
 
Insomma, l’inadempienza degli uffici, un cambio di sistema gestito in modo non efficace, e adesso migliaia di persone si ritrovano a non poter vedere i propri diritti rispettati nei tempi e nei modi corretti. I lavori del convegno, introdotti dal segretario nazionale di Confintesa Davide Velardi, hanno visto la partecipazione del direttore Inps Sicilia Sergio Saltalamacchia e del responsabile del progetto nazionale “Estratto conto dipendenti pubblici” Domenico De Fazio.
 
Si è affrontato anche il tema del nuovo contratto collettivo nazionale 2019-2021, in merito al quale Confintesa ha illustrato le sue proposte. “Il rinnovo firmato lo scorso febbraio riguarda gli ultimi otto anni, ma i dipendenti sono stati penalizzati due volte – spiega Claudia Ratti, segretario generale di Confintesa Funzione Pubblica –. Non solo non hanno ricevuto gli arretrati e si sono dovuti accontentare di un importo una tantum, ma avranno anche una pensione più bassa visto che i mancati arretrati non vengono calcolati ai fini pensionistici. Siamo pronti ad andare in Tribunale per difendere i diritti di oltre tre milioni di dipendenti pubblici”.

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