Guerra d'indipendenza - QdS

Guerra d’indipendenza

Pino Grimaldi

Guerra d’indipendenza

sabato 17 Novembre 2018
“Alea jacta est” il dado è tratto: Cesare nell’attraversare il Rubicone nel 49 AC; Salvini (lo ha pensato?) alla mezzanotte del 13 scorso alla fine del Consiglio dei ministri che aveva ribadito alla Commissione europea il “no” a qualsiasi ritocco della manovra finanziaria. Atto che parrebbe portare il “lumbard” a livello del grande romano passato alla storia per rapidità, forza e determinazione delle sue decisioni. Non male per alcuni, malissimo per altri.
 
Il ministro degli Interni e vice primo ministro ce l’ha con l’Europa prima ancor che nascesse. Ora dall’alto della sua esperienza politica ventennale (l’unico in tutto il gruppo di facinorosi – con qualche eccezione- membri del governo SA.DI.CO) coglie l’opportunità per cercare di ribadire il suo “Italy first” -concetto espresso non da Trump per primo, ma da Woodrow Wilson nel 1916 a tutela dell’America – e chiudere la processione di lettere tra EU e Italia francamente ridicola.
 
Dichiarazione che segna di fatto l’inizio della quarta guerra di indipendenza dell’Italia che per formarsi e divenire “stato” ne dovette affrontare già tre: nel 1848, Carlo Alberto – 1859 Cavour e Vittorio Emanuele II – 1862-71 con dentro breccia di Porta Pia e impresa di Garibaldi. Lottando per unire continente ed isole, non subire angherie dai grandi stati ed essere indipendenti. Come ora.
Salvini, non sembra, ma la storia la conosce, sta ripercorrendo quelle strade e si pone a capo di un gruppo di paesi che non amano “questa” Europa e che vogliono riappropriarsi della loro indipendenza (nazionalismo sovrano) pur rimanendo nell’ alveo di una istituzione che fa loro comodo. Per far ciò ondeggia tra Trump e Putin, amore/odio con Francia e Paesi del Nord-Est ed in Italia si serve di quegli impreparati “stellati” ai quali dà qualche boccone per tacitarli.
 
Cossiga uomo colto con chiara visione politica amava dire che l’Italia aveva avuto solo quattro capi di stato: Giolitti, Mussolini, De Gasperi, Andreotti. Oggi forse aggiungerebbe Salvini che ai suoi occhi – tolto il linguaggio da raffinare – mostrerebbe doti di “caporione” capace come è stato di esportare la sua “lega” pur nel Sud ove è maggioranza la massa critica ex DC/PCI che preferisce quattro picciotti impreparati ”gestibili” a qualcuno che possa gestir loro: tipico di tutte le mafie politiche del mondo.
Nessuna esclusa.
 
Come finirà? O l’Europa cala il capo al massimo fattore italico o va sbattere, perdendo una delle nazioni fondatrici. Non che noi ci si guadagni. Ma al nostro importa dimostrare che non temiamo autogestirci, analogamente all’UK con il suo un brogliaccio di 500 pagine per il “soft brexit”. Il rigore che mostrano gli altri 27 stati per la scappatella del 2,4 italico è volta a spingerci a farla,evitandosi il rischio della prima mossa. E Salvini recita il prologo dell’inno alla indipendenza (confederata) e dichiara appunto la “quarta guerra d’indipendenza”.
Senza armi. Meno male.

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