Nuove discariche per morire di rifiuti - QdS

Nuove discariche per morire di rifiuti

Nuove discariche per morire di rifiuti

sabato 17 Novembre 2018

In Germania lo 0,2% in discarica, nell’Isola l’80%. Salvini, sindacati, industriali e ambientalisti si convincono che l’unica soluzione all’emergenza sono gli energimpianti, ma la Regione balla sul Titanic mantenendo modelli fallimentari e inquinanti. Giunta miope: autorizzare altri siti o vasche, come a Bellolampo, distrugge l’ambiente

PALERMO – Impossibile affondare la mano nell’analisi del sistema rifiuti siciliano senza rischiare di sporcarsi. Una gestione tuttora impantanata nelle discariche – secondo gli ultimi dati dell’Ispra (aggiornati al 2016) l’80% del totale della produzione dei rifiuti urbani, pari a circa 1,8 milioni di tonnellate, finisce interrata (1,5 milioni pretrattati e 300 mila direttamente) – scandita da gestioni commissariali – la prima risale addirittura alla fine degli anni Novanta con Angelo Capodicasa e poi proseguita, a fasi alterne, con Cuffaro, Lombardo, Crocetta e Musumeci – e con oltre 1,2 miliardi di passività degli Ato isolani (dati della Corte dei Conti). Si tratta di un sistema praticamente “unico” nel suo genere a livello nazionale dove non esistono soltanto grandi differenze a livello macroregionale – in tutto il Nord del Paese finiscono in discarica 1,8 milioni di tonnellate di rifiuti, cioè quanto nella sola Sicilia – ma anche in generale, con l’Italia che incenerisce con recupero di energia il 20% e ne porta in discarica il 30%.
 
I MODELLI EUROPEI
Ancora più distante è l’Europa: la media comunitaria certifica che il 29,4% dei rifiuti urbani gestiti nei 28 Stati membri è avviato a riciclaggio, il 16,8% a compostaggio e digestione anaerobica, mentre il 27,5% e il 26,3% sono, rispettivamente, inceneriti e smaltiti in discarica. Ma i Paesi più avanzati fanno ancora meglio: lo smaltimento in discarica, il passaggio più deleterio di tutti e quindi da evitare, vale lo 0,2% in Germania e resta al di sotto dell’1,4% anche in Svezia, Belgio, Danimarca e Paesi Bassi. Questi Paesi, inoltre, hanno avviato la cosiddetta gestione integrata, rispettando cioè la gerarchia del rifiuti che prevede riduzione, riciclaggio, recupero e quindi discarica. In Germania l’incenerimento vale più del 30% del totale, in Svezia e Danimarca è intorno al 50%, in Belgio al 40%. Dall’altra parte della graduatoria ci sono le peggiori d’Europa: Malta, Grecia, Romania, Croazia e Cipro che superano il 90% dello smaltimento in discarica, con l’incenerimento non contemplato o per percentuali inferiori al 5% del totale. La Sicilia si collocherebbe giusto in questa fascia.
 
ANCORA DISCARICHE
Per uscire dall’emergenza si prosegue ancora con le discariche. Nei giorni scorsi la Regione ha dato il via libera all’ampliamento definitivo della sesta vasca nella discarica di Bellolampo a Palermo. La decisione è arrivata dalla Conferenza dei servizi, convocata all’assessorato al Territorio, che ha messo attorno a un tavolo tutti gli enti competenti nel rilascio dei pareri propedeutici alla Valutazione di impatto ambientale. Per il governo è un successo: Musumeci ricorda che in “pochi mesi siamo riusciti ad autorizzare un provvedimento per il quale, in passato, ci volevano anche anni” mentre l’assessore Cordaro ha sottolineato che con il provvedimento di autorizzazione “potranno iniziare immediatamente i lavori di allargamento della discarica e si consentirà a Palermo di venire fuori dall’emergenza rifiuti”. Intanto a Centuripe è in ballo il progetto Oikos per la costruzione di una nuova mega discarica che occuperà ben 300 ettari: come 500 campi di calcio da riempire di immondizia.
 
PIANO RIFUTI CERCASI
Sul fronte della pianificazione l’ultimo piano regionale di gestione dei rifiuti risale al 2012 e, su sollecitazione della presidenza del Consiglio dei Ministri, soltanto con dgr del 18 gennaio del 2016 è stato adottato un aggiornamento. C’è grande attesa per dicembre quando è prevista la presentazione del nuovo strumento di gestione regionale.
Intanto nei giorni scorsi la IV commissione dell’Ars ha approvato il disegno di legge per la riforma degli ambiti territoriali e la gestione integrata del ciclo dei rifiuti che, in linea teorica, dovrebbe avvicinare l’Isola ai più virtuosi sistemi e che dovrebbe trovare lo giusto spunto anche dai recenti e promettenti dati sulla differenziata che arrivano dalla Regione (oltre il 33% di media nello scorso mese di agosto) anche se senza un’impiantistica adeguata resta tutto ancora da definire.
Sul punto si è espressa anche Legambiente: “Daremo un giudizio completo e puntuale quando esamineremo l’intero impianto della proposta di legge. Se il disegno di legge, come sembra, è incentrato, sulla raccolta differenziata quale scelta strategica e fondamentale, lo riteniamo un aspetto molto positivo” e “ci auguriamo che il documento abbia tenuto conto delle recenti Direttive europee, che puntano sempre di più e in maniera decisa ad affermare l’economia circolare”.
 
TERMOVALORIZZATORI? IL VENTO STA CAMBIANDO
Soltanto qualche settimana fa Gianfranco Zanna, intervistato dal QdS (leggi qui), aveva esplicitato la netta chiusura ai termovalorizzatori perché si tratta di “una tecnologia superata e antieconomica” e che “non li costruisce più nessuno”.
Timide apertura sono arrivate dall’associazione del cigno siciliana al GdS, nei giorni scorsi, in riferimento agli impianti di biogas e di compostaggio, purché non producano emissioni e permettano di smaltire ciò che resta della differenziata.
Si spingono ben oltre dalle parti della Cisl, con il segretario regionale Mimmo Milazzo che, nel corso di un forum all’agenzia Italpress, ha chiesto al governo regionale di prendere in mano il proprio destino: “È la non scelta politica che a noi preoccupa” perché “il riciclo dei rifiuti è fondamentale, da esso bisogna richiamare ricchezza ed energia”. E poi il riferimento al parere favorevole espresso dal sindacato “al progetto di A2A a San Filippo del Mela, un investimento da 250 milioni che portava occupazione: adesso si rischiano 300-400 posti di lavoro”. Poi l’affondo: “il Governo regionale si è allineato a quello nazionale che ha deciso di ritirare l’autorizzazione” e “sui termovalorizzatori Musumeci ha una visione distorta” perché “esistono forse meccanismi più moderni, ma i termovalorizzatori ci sono in tutta Italia, in Europa, dentro le grandi città e metropoli”. Dalla parte dei termovalorizzatori anche Sicindustria che si è espressa in maniera decisa e favorevole all’avvio degli impianti nell’Isola con le parole di Alessandro Albanese, vicepresidente vicario di Sicindustria.


Rosario Battiato
 



Dall’Arpa allarme percolato nel sito di Motta e Misterbianco.
L’attivista Festa: “Noi ignorati”
 
MISTERBIANCO – Nitriti e solfati nell’ambiente in quantità “nettamente superiori” alla norma e presenza di percolato del corpo dei rifiuti. È l’allarme lanciato dall’Arpa lo scorso luglio che fa riferimento a una potenziale contaminazione causata dall’ex discarica, ormai satura, di contrada Tiritì e all’impianto Valanghe d’Inverno. La fuoriuscita di percolato e i miasmi rischiano di mettere in serio pericolo la salute dei cittadini.
 
Lo scorso martedì la Procura di Catania guidata da Carmelo Zuccaro ha rinviato a giudizio l’ex governatore siciliano, Rosario Crocetta, con l’accusa di traffico illecito di rifiuti. Secondo gli inquirenti ci sarebbe un sistema di “abusiva gestione di ingenti quantitativi di rifiuti solidi urbani”. Fra i 12 indagati ci sono anche l’ex direttore generale del dipartimento rifiuti Maurizio Pirillo (oggi a capo dell’Autorità regionale per l’innovazione tecnologica), il funzionario regionale Maurizio Verace (già coinvolto in altre inchieste sulla corruzione) e il capo dell’ufficio tecnico del Comune di Melilli Salvatore Salafia che avrebbe dato parere positivo al progetto.
 
La senatrice M5s, Tiziana Drago, già a metà ottobre aveva presentato un’interrogazione sull’opaca gestione delle due discariche etnee e, pochi giorni fa, è tornata sull’argomento: “Le indagini della magistratura sul presunto reato di attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti faranno il loro corso ma nel frattempo, al fine di scongiurare pericoli per la salute dei cittadini di Motta e Misterbianco, sollecito alla Regione siciliana la richiesta di Valutazione di impatto sanitario (Vis)”
 
La contaminazione non è una novità: “Abbiamo lanciato l’allarme nel 2013 – dice al QdS Danilo Festa, ex consigliere di Motta Sant’Anastasia e attivista del comitato No Discarica di Motta e Misterbianco – quando la Guardia di finanza dimostrò che la ditta versava il percolato sui due torrenti Rosa e Cuba”. Torrenti, questi, che irrigano i campi agricoli i cui prodotti arrivano nelle tavole dei cittadini”. “Purtroppo non fummo ascoltati – ha proseguito Festa – la ditta Oikos ci ha sempre definito millantatori fino alla minaccia di querela del 2016 che però non è mai stata sporta”.
 
In merito all’inchiesta aperta dalla Procura di Catania, Danilo Festa esprime un giudizo politico sull’ex governatore: “Abusando del suo potere straordinario, Crocetta ha continuato a derogare alla normativa e ad abbancare in discarica fino a 1.200 tonnellate di rifiuti al giorno. Qualcosa di allucinante e abominevole”.
 
Quale soluzione per il riciclo dei rifiuti? Le soluzioni alternative all’abbancamento in discarica sono due: da un lato i tanto discussi e mai attuati investimenti sui termovalorizzatori e dall’altro la strategia dei Rifiuti zero.
 
Se Danilo Festa si dichiara contrario all’utilizzo dei termovalorizzatori perché “con una gestione scellerata che manda in discarica il 90% del prodotto, fare un inceneritore significherebbe bruciare tutto ciò che attualmente viene abbancato” preferendogli la strategia Rifiuti zero, “l’unica – secondo l’attivista di No Discarica – in grado di attuare quel cambio di rotta drastico e in linea con quello che ci dice l’Europa”, il sindaco di Misterbianco, Nino Di Guardo, si dimostra invece un accanito sostenitore: “Se noi riuscissimo a realizzarne tre di nuova generazione, avremmo risolto il problema. In Lombardia sono 13, in Emilia 5. Io sono a favore dell’implementazione dei termovalorizzatori e me ne assumo le responsabilità. Fra poco – ha concluso indispettito il sindaco di Misterbianco – moriremo in mezzo alla spazzatura”.
 
Gabriele Patti
 

 
Di Maio: “La mafia vuole gli inceneritori”
Ma fa già affari con le discariche
 
Quando nel nostro Paese si affaccia una nuova tecnologia, la prima risposta che, sovente, arriva dai territori è una chisura netta, sintetizzabile con l’acronimo inglese “Nimby” che sta a significare “Not in my back yard”, cioè tradotto in italiano “Non nel mio giardino”. Un’espressione che torna utile anche per spiegare l’ennesima divisione sul tema dei termovalorizzatori, nuovo teatro di scontro tra i leader maximi del governo Giallo-Verde, Matteo Salvini e Luigi Di Maio. Quest’ultimo, campano di nascita e “de core”, di fronte all’apertura del collega leghista ai suddetti impianti – “Ce ne vorrebbe uno per ogni provincia”, ha detto il ministro dell’Interno – si è subito alterato, come chi si vede piombare in casa un estraneo non gradito: “Gli inceneritori non c’entrano una ceppa!”. Secondo il capo Cinquestelle, infatti, sarebbero un obiettivo della camorra, che su di essi “ha investito”. Il solito argomento poco serio, per cui al Sud non si può costruire nulla che se no arrivano i cattivoni con lupara e/o colletto bianco.
Eppure, al di là delle beghe interne al Governo, Di Maio dovrebbe sapere che la criminalità organizzata è già presente e fa affari milionari con il business dei rifiuti che nel Mezzogiorno d’Italia coincide con quello delle discariche.
Qualche anno fa, nel 2016, una relazione della Commissione parlamentare di inchiesta “sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e agli illeciti ambientali ad esse correlate” metteva nero su bianco la presenza in Sicilia “di un sistema di illegalità diffuso e radicato che costituisce uno dei veri ostacoli ad un’autentica risoluzione delle problematiche esistenti ormai da decenni”. E un anno dopo, nel maggio 2017, i componenti della Commissione, con in prima linea il presidente Alessandro Bratti, si sono recati nell’Isola, a Siracusa, per approfondire il caso della discarica di Melilli al centro di un’operazione dei magistrati della Dda di Catania sui legami tra i proprietari del sito e il clan mafioso catanese dei Santapaola. “La vicenda della discarica di Melilli – sottolineava Bratti – denota un intreccio tra malavita organizzata e pubblica amministrazione riscontrato nella gestione di altri siti di smaltimento di rifiuti in Sicilia”.
Allora “perché in Lombardia ci sono tredici impianti e in Campania solo uno?”, si è chiesto Salvini. E perché, aggiungiamo noi, in Sicilia – dove l’80% della spazzatura finisce in discarica, la differenziata arranca e la Regione è costretta a inviare i rifiuti proprio nelle città dove sono presenti i termovalorizzatori – addirittura non ce n’è nemmeno mezzo? Vedi mai che la risposta sta tutta nella relazione della Commissione d’inchiesta.
Intanto il ministro dell’Interno, di fronte al rischo di una nuova emergenza nella terra dei fuochi, sembra voler tirare dritto: “Non c’è nel contratto di governo? Vallo a spiegare ai bambini che fra due mesi respireranno merda”. Oppure si potrebbe chiedere anche ai cittadini di Motta Sant’Anastasia e Misterbianco, spesso ammorbati dai lezzi che arrivano dalla vicina discarica.
 
 
Antonio Leo

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