Occorre organizzare la Pa per obiettivi - QdS

Occorre organizzare la Pa per obiettivi

Carlo Alberto Tregua

Occorre organizzare la Pa per obiettivi

sabato 17 Novembre 2018

No alla autoreferenzialità

Nel Comune di Roma pare sia stata accertata un’assenza abituale intorno a un quarto dei circa 60 mila dipendenti: una enormità.
In genere nella Pubblica amministrazione l’assenteismo viaggia intorno al 10/15%, nel settore privato è circa la metà. Nella Pa la produttività è talmente bassa che rasenta lo zero anche perché non c’è competitività. Non basta. Manca soprattutto un piano organico di obiettivi da affidare ai dirigenti e la più importante fase del processo organizzativo che è il controllo per paragonare i risultati conseguiti agli obiettivi prefissati.
È vero che questo controllo formalmente c’è, ma è effettuato dagli stessi dirigenti nei confronti dei colleghi, e siccome “cane non mangia cane” tutti si autopromuovono in un processo di autoreferenzialità che è una delle cause della disfunzione della burocrazia.
È vero che esiste l’Oiv (Organismo indipendente di valutazione) dal 2009, però esso non ha funzionato e continua a non funzionare, perché non è indipendente.
 
Avete sentito parlare dello Smart working e del telelavoro? Esso viene usato ampiamente nel settore privato, molto meno in quello pubblico, per quanto esista un accordo che risale al Duemila. Di che si tratta? Si tratta di svolgere attività presso la propria abitazione evitando trasporti lunghi, ore e ore passate su metropolitane, treni e strade, risparmio di abbonamenti e di carburante, nonché di stress.
Qualcuno sostiene che chi svolge il lavoro a casa non è controllato. Non è vero. Anzi, lo Smart working traccia tutte le attività di chi lavora al Pc, con la conseguenza che si può misurare benissimo la produttività in quanto i risultati ogni sera compaiono sul Pc di chi ha il compito di controllarli.
Conosco persone assunte in aziende di Londra e di Zurigo che spesso ottengono il permesso di andare a lavorare per un mese a Pantelleria. Tutto funziona perfettamente perché vi è un controllo sistematico, preciso e continuo.
Se la Pubblica amministrazione fosse organizzata per obiettivi, indipendentemente dalla presenza di dirigenti e dipendenti sul posto di lavoro, i risultati migliorerebbero nettamente, a condizione che vi fossero controllori competenti e onesti.
 
Il lavoro si sta dematerializzando perché appunto si può svolgere ovunque. Ciò non toglie che, tuttavia, occorra un processo di familiarizzazione fra colleghi; quindi sarebbe stolto pensare che esso si possa svolgere totalmente fuori dal posto di lavoro. Né si può pensare che possa essere applicato alle catene di montaggio o a quelle attività manuali che devono necessariamente essere svolte nello stesso luogo.
Ma questo non è il caso della Pubblica amministrazione, la quale produce solo servizi. Essi possono essere realizzati in qualunque posto. A un cittadino non importa che il provvedimento amministrativo richiesto gli sia consegnato a mano, importa che gli sia recapitato per via digitale anche utilizzando i procedimenti di validazione legale che evitano di recarsi presso gli ufficiali.
La dematerializzazione del lavoro si è estesa nel sistema bancario con la conseguenza di una chiusura sistematica di molte agenzie, anche perché i servizi resi agli sportelli sono fortemente diminuiti.
 
È vero che resta sempre la necessità del rapporto umano per evitare la robotizzazione delle relazioni, ma tutte le attività in cui non è necessario tale rapporto possono essere svolte in qualunque posto.
Per valutare i risultati ottenuti occorre togliere l’autoreferenzialità, per cui bisogna affidare a valutatori esterni di grande prestigio il compito di controllare processi e risultati in base ai quali assegnare premi o comminare sanzioni.
Premi e sanzioni che devono incidere sulla carriera del dirigente o del dipendente. Al contrario assistiamo a meccanismi di valutazione di dirigenti (nei confronti di dipendenti) che danno il massimo, o quasi, a tutti, con la conseguenza di sancire che sono tutti bravi e quindi nessuno è bravo.
Ci auguriamo che la riforma in itinere del neo ministro della Pa, Giulia Bongiorno, vada in questa direzione, per valorizzare la burocrazia che è il vero motore di una Comunità, la quale non può fare a meno della sua migliore efficienza.

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