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Messina – La rimodulazione del Piano di riequilibrio potrebbe non bastare per evitare il dissesto

Lina Bruno

Messina – La rimodulazione del Piano di riequilibrio potrebbe non bastare per evitare il dissesto

martedì 20 Novembre 2018

Sono giorni decisivi per definire il futuro economico-finanziario del Comune capoluogo. L’Amministrazione deve trovare nel più breve tempo possibile un accordo con i creditori

MESSINA – In Consiglio comunale è iniziato l’iter per il via libera alla rimodulazione del Piano di riequilibrio a vent’anni, la quinta versione dal 2014, ma senza il Consuntivo 2017 e senza sottoscrizione di un accordo con i creditori. Elementi che una disposizione della Corte dei Conti dello scorso aprile ritiene “essenziali e imprescindibili” e la cui mancanza si potrebbe ripercuotere sulla valutazione della congruità dello strumento di risanamento.
 
Sul rendiconto sta lavorando da mesi il commissario ad acta e per le transazioni l’Amministrazione comunale, in una delibera inviata in Aula, ha tracciato alcune linee su come procederà per pagare i creditori. A ogni modo, i giudici della Sezione delle Autonomie hanno scritto che “il Piano di estinzione dei debiti deve risultare da uno specifico accordo con creditori e non essere oggetto di un atto unilaterale dell’Ente, in quanto non può avere efficacia ai fini del ripiano…”.
 
Tra le 31 delibere del pacchetto Salva-Messina, presentate come propedeutiche alla rimodulazione del Riequilibrio, c’è quindi anche l’atto in cui l’esecutivo di Palazzo Zanca parla della necessità di procedere a elaborare un piano di estinzione rateizzata dei debiti fuori bilancio certi, liquidi ed esigibili per poter garantire in prospettiva un vero equilibrio economico-finanziario. La delibera però non contempla gli accordi raggiunti con gli interessati, ma atti da sottoscrivere entro il prossimo 31 dicembre “con un numero di creditori che rappresenti almeno il 70% dell’intera massa debitoria derivante da sentenze esecutive”. Qualora questa strategia non dovesse funzionare, il sindaco Cateno De Luca porterà in Consiglio l’atto sulla dichiarazione del dissesto finanziario.
 
In pratica il Civico consesso si accinge a lavorare su un Riequilibrio che potrebbe risultare inefficace per evitare il dissesto. Il Piano di rateizzazione della Giunta De Luca stabilisce entro l’anno la definizione degli accordi con i creditori che devono avere dal Comune una somma superiore ai 50 mila euro – che sono 147 per un ammontare di circa 82 mln di euro – e rappresentano il 73% del debito derivante da sentenze esecutive che ammonta complessivamente a 112 mln 353 mila euro.
 
Entro il 31 marzo 2019 si dovrà sottoscrivere l’intesa con chi vanta un credito tra i mille e i 50 mila euro, per tutti gli altri gli accordi saranno raggiunti entro il 31 dicembre 2019. La voce che più incide sulla massa debitoria di Palazzo Zanca, che ammonta complessivamente a 552 milioni di euro, è proprio quella dei debiti fuori bilancio, poco meno di 241 mln di euro di cui 71 mln 635 mila potenziali con giudizi pendenti.
 
Poi ci sono le partecipate, per Atm sono certificati 29 milioni 347mila euro di debiti, con tanto di delibera di messa in liquidazione che ne ufficializza l’ammontare, dopo le tante versioni enunciate. A questi vanno aggiunti i 51 mln 450 mila euro di disavanzi di gestione, risalenti a prima del 2013 e già inseriti nel riequilibrio. Messinambiente, di cui si è dichiarato ufficialmente il fallimento la scorsa settimana, ha 32 mln di perdite di esercizio, 8 mln di perdite di bilancio 2017 e 11 mln non inclusi nel concordato dopo il 2017. Dal 2014 al 2018, sui 552 mln 209 mila ne sono stati accantonati poco più del 10%, da qui al 2033 bisogna trovare 493 mln 501 mila euro.
 
Il Piano che spalma il mezzo miliardo di euro, dovrà essere approvato entro venerdì, secondo quanto detto dal sindaco, ma è una scadenza, a detta dei rappresentanti del laboratorio politico MessinAccomuna, tra cui l’ex sindaco Renato Accorinti, non prevista dalla legge che fissa il termine nei sessanta giorni successivi alla sottoscrizione della relazione di inizio mandato che De Luca ha firmato il 4 ottobre. Quindi la scadenza dovrebbe essere il 3 dicembre. Così com’è incomprensibile, secondo Accorinti, che venga imposta al Consiglio una maratona inutile, con 31 delibere di cui solo alcune hanno attinenza diretta con il Riequilibrio, con il solo scopo di confonderlo e condizionarlo su scelte importanti.

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