Bene il Governo contro l'illegalità - QdS

Bene il Governo contro l’illegalità

Carlo Alberto Tregua

Bene il Governo contro l’illegalità

sabato 24 Novembre 2018

Azione rigorosa, rispetto delle regole

Matteo Salvini ha acquisito (e acquisisce) popolarità perché sta mantenendo quello che ha promesso in campagna elettorale, agevolato dal fatto che le sue azioni sono a costo zero per l’Erario. Quindi su immigrazione ed Ordine pubblico riesce ad imporre un’azione rigorosa di rispetto delle regole contro l’illegalità.
Governo e maggioranza lo seguono su questa scia che è benefica per i cittadini. Il massiccio intervento su quel piccolo quartiere di Roma Est, dove la famiglia Casamonica aveva edificato villette su un terreno di proprietà del Comune e di una fondazione, è un esempio che dovrebbe essere imitato migliaia di volte da tutti i sindaci italiani.
Virginia Raggi in questa occasione ha dimostrato coraggio e buon senso, fornendo tutto il supporto logistico e del corpo dei Vigili urbani alle Forze dell’ordine, che hanno provveduto allo sgombero e all’inizio della demolizione di quegli immobili abusivi.
 
Impressionante è stata la documentazione televisiva degli interni di queste case nei quelli erano accumulati tutti i simboli della criminalità organizzata: trono, specchi kitsch, mobili rococò e così via.
Questo lusso si spiega col fatto che i capi delle organizzazioni criminali devono mantenere un forte prestigio sulle truppe e sugli abitanti dei territori ove intendono esercitare il loro mestiere. Per farlo devono usare dei simboli, come quelli adoperati nel caso del funerale del boss Vittorio Casamonica, quando la bara venne trasportata da una carrozza trainata da sei cavalli neri, mentre un elicottero lanciava petali di rosa sui presenti e una banda suonava la musica del Padrino.
Bisogna dare atto alle procure della Repubblica e alle Forze dell’ordine di una accelerazione delle indagini e degli arresti nei confronti della malavita organizzata, anche perché ormai esse sono entrate in possesso di strumenti informatici all’avanguardia con la possibilità di incrociare i dati e quindi fare emergere i delitti.
Vi sono più professionalità, più strumenti e ora anche, secondo il ministro dell’Interno, più uomini e donne a rinforzare l’organico. Peccato che tale rinforzo non vi sia nel sistema-giustizia nel quale mancano oltre mille magistrati e alcune migliaia di dirigenti e dipendenti amministrativi.
 
Tutti i beni sequestrati alla mafia il cui valore pare ammonti a oltre 25 miliardi, di fatto sono accantonati presso l’Anbsc (Agenzia nazionale dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità). Il suo organico era di cento persone ed è stato da poco raddoppiato a duecento. Ma è del tutto insufficiente ad amministrare tale massa enorme di beni mobili e immobili tra cui migliaia di aziende, che quindi, inevitabilmente, chiudono facendo perdere posti di lavoro.
Nel decreto legge Sicurezza n. 113/18 è inserita una parte che consente all’Agenzia di coinvolgere anche i privati nella assegnazione dei beni confiscati in via definitiva. Precisiamo che quelli sequestrati non sono disponibili perché ancora non vi è stato l’atto definitivo di acquisizione al patrimonio dello Stato.
Contro questa norma, non ancora definitivamente approvata, si sono levate voci di protesta le quali contestano la possibilità di alienazione dei beni confiscati alla mafia, perchè sostengono, che essi vengono riacquistati dalla stessa e quindi vanificano la confisca medesima.
 
Questa tesi ha un fondo di verità. Tuttavia, non si può pensare di continuare ad accumulare beni in una sorta di magazzino e lasciarli lì perché vadano lentamente in consunzione. Rimetterli in circolo, pur con il rischio paventato prima, ha comunque il vantaggio di contribuire a tenere in moto l’economia.
D’altro canto, la criminalità organizzata si deve estirpare totalmente perché fino a quando il seme continua a essere sparso, si genera quella nuova. I capi arrestati e detenuti anche col 41 bis, non si sa come, ancora si fanno valere. Poi vi sono le nuove generazioni che prendono il posto di quelle vecchie.
Un altro filone di utilizzazione dei beni confiscati dovrebbe essere quello di affidarli ad associazioni di volontariato, a club service e altre strutture similari. Ma per far questo occorrerebbe che, da un canto l’Agenzia riuscisse ad avere una attività dinamica, e dall’altro, che gli enti affidatari avessero la capacità di utilizzarli a fini sociali.
Non sembra che tutto ciò sia la realtà.

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