Oro alla patria - QdS

Oro alla patria

Pino Grimaldi

Oro alla patria

sabato 24 Novembre 2018
I 27 Paesi dell’EU hanno votato all’unanimità la procedura di infrazione contro l’Italia rea di non avere nella sua manovra economica riduzione del suo enorme debito pubblico e sforando di 2,4 il limite del bilancio.
 
Questa sera il Presidente del Consiglio a Bruxelles tratterà per dimostrare la bontà della manovra che evita, a suo dire, danni alla economia italiana, senza ridurre il debito di ben duemilacinquecento miliardi oltre che perorare l’obbligo morale che ha il governo SA.DI.CO. di assistere 5 milioni di poveri ed altri 5 in soglia di povertà e ridurre la disoccupazione giovanile in certe zone al 32%.
Tutto il mondo ovviamente attento ad un possibile default italiano con spread al di sopra dei 300 ed asta dei Bdt che raccoglie poche migliaia di euro per sfiducia degli investitori che non rischiano di trovarsi fregati da uno Stato che non ha più – in apparenza – un soldo.
 
Il tutto frutto di un “contratto”, base della maggioranza (60%!), composta da impreparati incapaci di gestire uno Stato di 60 milioni di persone e che per bocca del suo primo ministro dice che se la procedura di infrazione non verrà rivisitata, lo Stato venderà propri beni per non far soffrire il popolo del quale si è dichiarato avvocato: senza mandato.
 
Fatto grave, ma non nuovo. Già accaduto nel 1936. Non l’EU che non esisteva, ma la Lega delle Nazioni che il presidente americano Wilson aveva creato per far dialogare le nazioni dopo la Prima guerra mondiale ma alla quale il Congresso Usa non aderì perché la riteneva utopica. Alla dichiarazione di Guerra all’Etiopia dopo un incidente di frontiera, senza chiedere “permesso” alla Lega, questa con l’astensione di Austria, Albania ed Ungheria votò le sanzioni all’Italia bloccando tutto il commercio e mettendola in condizioni di grave disagio economico. Furono votate il 3 Ottobre del 1935 dopo che il giorno precedente il generale De Bono aveva violato i confini, ed applicate dal 18 dello stesso mese.
 
Per quel giorno Mussolini dichiarò la “giornata dell’oro alla patria” chiamando gli italiani a donare “le fedi nuziali ed i gioielli in oro ed argento”. Grande avvenimento con Regina Elena e Rachele Mussolini a mettere nel calderone ai piedi dell’Altare al Milite Ignoto i loro gioielli e con personaggi come Pirandello che dona il collare del premio Nobel. Croce la medaglia di senatore, principe Umberto collare dell’Annunziata e via a scendere in ogni borgo d’Italia ove venne data una fede di ferro in cambio di quella aurea. Raccolti 37 tonnellate d’oro e 150 di argento trasformati dalla Zecca per pagare gli armamenti della guerra, poi vinta il 5 Maggio del 1936.
 
In coincidenza di mese e quasi giorni dei due avvenimenti non dovrebbe meravigliare se Conte (di nome non di fatto) perduta la testa, con il permesso dei dioscuri, chiedesse agli italiani donare alla patria oro argento – e perché, no mirra – per vanificare l’atto dei 27 cattivi Paesi che vogliono l’Italia in disastro economico, con un debito secondo solo alla Grecia.
Cambiano uomini e tempi, ma la storia si ripete.

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