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Catania – Le bombe d’acqua entrano in Consiglio. I Cinquestelle: “Manca una strategia”

Desiree Miranda

Catania – Le bombe d’acqua entrano in Consiglio. I Cinquestelle: “Manca una strategia”

giovedì 29 Novembre 2018

Sul banco degli imputati anche i Comuni pedemontani per il mancato allaccio al collettore. L’assessore Porto elenca le iniziative in campo, ma precisa: “Catania non ha una rete sufficiente”

CATANIA – Si torna a parlare di allagamenti in città, di pulizia di torrenti e di caditoie e l’occasione è una interrogazione consigliare del Movimento cinque stelle con prima firmataria Lidia Adorno. “Volevamo sapere quale strategia sta mettendo in campo l’amministrazione comunale perché capiamo che il problema è molto più grande e che non si possono controllare i fenomeni atmosferici, ma ci sono dei progetti in campo e delle strategie da attuare”, afferma Lidia Adorno.
 
Secondo la rappresentante del Movimento cinque stelle in Comune sono tre le questioni più urgenti da affrontare: il canale di gronda a Nord-Est della città, l’esondazione del torrente Forcile a Sud e il collettore “B” a Ovest. “Per non parlare dei problemi legati alla mancanza di manutenzione delle caditoie cittadine o addirittura all’assenza di queste in molti quartieri”, dice.
 
“I lavori di disotturazione e pulizia delle caditoie nelle strade della città di Catania per l’anno 2018, aggiudicati dalla ditta G.P. Costruzioni di Giuseppe Proietto & C. s.a.s., – aggiunge – risultano essere ancora in fase di stipula di contratto nonostante manchi solo un mese alla fine dell’anno”. Non solo. I cinque stelle accusano Comune e Regione di rimpallarsi le responsabilità in tema di pulizia dei torrenti, anche questi causa di allagamenti in città.
 
Inoltre, secondo quanto scrivono i Cinque stelle nell’interpellanza e ribadito al nostro giornale, per il Canale di Gronda, collettore ‘C’, risulta “il mancato allaccio di alcuni comuni della fascia pedemontana” e per la parte a nord-est della città e che sfocia alla scogliera, “risulta incompleto” proprio perché tali centri etnei “non hanno realizzato le opere per convogliare le acque”. “La massa d’acqua che ne deriva – si legge ancora -, fa esplodere i tombini esistenti nella via Etnea ed in altre parti della città, provocando gli allagamenti e l’effetto fiume”, dice Adorno.
 
Anche del cosiddetto Collettore “B” per la raccolta delle acque meteoriche provenienti da Misterbianco, Monte Po, Trappeto Nord, Poggio Lupo e via Galermo, che dovrebbero essere convogliate nel torrente Cubba e per cui sono stati stanziati circa 48 mila euro, non c’è traccia. Problemi vengono segnalati poi a Sud della città, in particolare al villaggio Santa Maria Goretti e alla zona industriale.
 
A rispondere all’interpellanza, anche se i pentastellati si dicono insoddisfatti, è l’assessore alla Protezione civile, Alessandro Porto, che parla di una serie di iniziative intraprese dalla giunta da quando è al lavoro per la città. Precisa però, che “oggi la situazione climatica è cambiata e i problemi sono talmente grandi che dovrebbe essere il governo nazionale ad occuparsene e invece, spesso, le conseguenze le paga chi le subisce”, dichiara Porto. Ad ogni modo, afferma che il Comune è molto impegnato sul fronte del rischio idrogeologico e ha messo in campo una serie di iniziative per contrastarlo. Diversi i progetti in campo. “Uno di questi riguarda i prossimi cinque anni e ci darà 379 mila euro per dotarci degli strumenti necessari per il primo intervento”, dice.
 
C’è anche il progetto dell’Onu sulla resilienza a cui partecipano 11 città europee e per cui “a gennaio dovremmo avere la graduatoria definitiva per avere 250 mila euro”, afferma Porto. Ancora, “entro dicembre avremo il Piano comunale d’emergenza”, aggiunge l’assessore. Per quanto riguarda l’accusa di rimpallo di competenze tra Comune e Regione, Porto sottolinea come sia stato il Tar a stabilire che debba essere la Regione a occuparsene, mentre per il Canale di gronda punta il dito contro i Comuni pedemontani.
 
“Le bombe d’acqua d’oggi sono tipiche dei paesi tropicali e la nostra rete non è sufficiente. Servirebbero delle vasche che interrompano il deflusso in modo che Catania gestisca solo la parte che cade sul territorio”. “Stiamo lavorando e ce la stiamo mettendo tutta, ma quello che potrebbe aiutarci molto è una differente classificazione per il rischio sismico da due a uno in modo da avere maggiori opportunità finanziarie per l’amministrazione e i cittadini”, conclude.

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