Mafia: la lotta dei Prefetti con le interdittive - QdS

Mafia: la lotta dei Prefetti con le interdittive

redazione

Mafia: la lotta dei Prefetti con le interdittive

lunedì 03 Dicembre 2018

Quasi quattrocento in Sicilia a fronte di 82.071 richieste di documentazione antimafia pervenute. Frattini, "Una misura che tutela valori costituzionali". Permane l'interesse della mafia nei settori più tradizionali, come le costruzioni, il ciclo del calcestruzzo e gli inerti. Interessi di Cosa nostra anche nel gioco, legale e illegale, rifiuti, attività agropastorali e vino, energia, acque, turismo balneare e gdo

 
"La mafia oggi – ha detto Franco Frattini, presidente della terza sezione del Consiglio di Stato – non ammazza, ma riesce a infiltrarsi nell’economia legale e questo è l’aspetto più pericoloso e più ramificato: l’interdittiva antimafia è lo strumento principe, la frontiera più avanzata insostituibile a tutela dei valori costituzionali e per una azione volta a distruggere le infiltrazioni mafiose al Nord, al Centro e al Sud del nostro Paese".
 
Per questo – nel seminario organizzato a Palermo su "La prevenzione delle infiltrazioni mafiose nell’economia legale. Le interdittive del Prefetto e le sue fonti di conoscenza",- il procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero De Raho, ha sottolineato che "La Dna acquisisce tutte le interdittive che vengono emesse in territorio nazionale e tutte le sentenze emesse dal Tar e dal Consiglio di Stato proprio per avere un quadro chiaro dei diversi territori del Paese".
 
Al convegno, in Prefettura, hanno partecipato anche, tra gli altri, il procuratore della repubblica di Palermo Francesco Lo Voi, il consigliere di Stato Massimiliano Noccelli e il presidente del Tar Calabria Vincenzo Salamone.
 
Le nove prefetture siciliane negli anni 2017 e 2018 hanno adottato 399 provvedimenti interdittivi antimafia, su 82.071 richieste di documentazione antimafia pervenute. Il dato è stato diffuso in mattinata durante il seminario su "La prevenzione delle infiltrazioni mafiose nell’economia legale.
 
"In un momento in cui – ha aggiunto Frattini – la mafia non ammazza la gente, l’infiltrazione nell’economia legale è l’aspetto più pericoloso e più ramificato. L’interdittiva è la frontiera più avanzata -perché agisce prima di ogni processo penale, è molto più flessibile e adeguata alla flessibilità delle mafie, minaccia asimmetrica che sceglie in ogni contesto modi e tempi diversi, che si articola in modalità che cambiano e che si manifesta con strumenti di volta volta diversi. Una minaccia capace di articolarsi anche secondo circostanze temporali oltre che territoriali e noi non possiamo rispondere con provvedimenti rigidamente tipizzati".
 
"Il Consiglio di Stato – ha ricordato Frattini – nella sua giurisprudenza dal 2017 ha cercato di indicare alcune casistiche, ma il punto essenziale è che queste non possono esaurire la tipizzazione. Dobbiamo trovare un modo sempre nuovo per bloccare l’azione della criminalità organizzata".
 
Nel dettaglio, ecco i dati che riguardano le nove prefetture dell’Isola: Agrigento, emesse 29 interdittive su 9.017 richieste; Caltanissetta emessi 25 provvedimenti interdittivi su 5.500 richieste pervenute; Catania 26 interdittive emesse su 13.756 richieste pervenute; Enna emessi 25 provvedimenti su 2.492 richieste; Messina 106 interdittive antimafia su 9.739 istanze. Per quanto riguarda la prefettura di Palermo sono arrivate 29.861 richieste ed emessi 157 provvedimenti, a Ragusa emessi 11 provvedimenti su 7.048 richieste, a Siracusa 13 provvedimenti emessi su 3.223 richieste; infine, a Trapani emessi 72 provvedimenti su 8.568 richieste.
 
"Le Prefetture – ha detto la prefetto di Palermo Antonella De Miro – si confermano istituzioni a baluardo della legalità e a difesa dell’economia legale dagli assalti speculativi della mafia intercettando con carattere di tempestività i sempre più raffinati tentativi di celare le attività economiche. I provvedimenti interdittivi costituiscono una insostituibile difesa e salvaguardia dell’ordine pubblico economico, della libera concorrenza tra le imprese e del buon andamento della pubblica amministrazione e bloccano i possibili tentativi di infiltrazione mafiosa nei pubblici appalti, nelle autorizzazioni, concessioni di beni demaniali, nei commerci, nell’acquisizione di finanziamenti pubblici".
Le prefetture si avvalgono di un gruppo interforze chiamato ad approfondire le situazioni che appaiono presentare maggiori elementi di criticità. Il gruppo è coordinato da un dirigente prefettizio, e costituito da un dirigente della Polizia, ufficiali dei Carabinieri e della Guardia di Finanza e un rappresentante della Dia.
 
Dalle interdittive di Palermo, e più in generale delle altre prefetture dell’Isola, si rileva che permane l’interesse della mafia nei settori più tradizionali, come le costruzioni, il ciclo del calcestruzzo e gli inerti.
 
"Nel mondo degli appalti – ha detto Cafiero De Raho – ci sono frazioni libere e altre occupate da veri e propri cartelli formati da 70 anche 80 società che servono in sostanza ad aggirare le leggi e il codice degli appalti. Ho chiesto che venga costituita una banca dati con i nomi non solo degli appaltatori e degli affidatari ma anche di coloro che partecipano, perché spesso ci troviamo di fronte a qualcuno che recede e allora domandiamoci perché recede".
 
Tuttavia, Cosa nostra guarda anche al gioco e alle slot-machine e alle attività legate alle autorizzazioni dei Monopoli di Stato, alla gestione di impianti sportivi legati al mondo delle scommesse e alle corse dei cavalli, alla raccolta e allo smaltimento dei rifiuti, alle attività agropastorali per acquisire fondi europei, la distribuzione di benzina e gas, l’eolico e la connessa progettazione, la gestione delle acque, la gestione di stabilimenti balneari su aree demaniali in concessione, la grande distribuzione, il settore vitivinicolo, le cantine e gli impianti di trasformazione dei prodotti enologici e dell’agricoltura.
 
 
 

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