Manovra, studio Coldiretti/Ixè: per 58% Ue tratta Italia peggio di altri - QdS

Manovra, studio Coldiretti/Ixè: per 58% Ue tratta Italia peggio di altri

redazione

Manovra, studio Coldiretti/Ixè: per 58% Ue tratta Italia peggio di altri

mercoledì 12 Dicembre 2018

Nonostante questo, il 40% dichiara di avere ancora fiducia nell’Europa. Solo una sparuta minoranza del 7% ritiene che abbia un occhio di riguardo per noi.

ROMA – Per quasi sei italiani su dieci (58%) l’Unione Europea tratta l`Italia peggio degli altri Paesi mentre solo una sparuta minoranza del 7% ritiene che l’Ue abbia un occhio di riguardo per lo Stivale.
 
È quanto emerge dallo studio Coldiretti/Ixè divulgato in occasione del confronto tra Governo e Commissione sulla manovra dopo le aperture del commissario Ue agli Affari economici Pierre Moscovici all’ipotesi di sforamento del 3% del rapporto deficit/pil da parte della Francia.
 
A convincere poco gli italiani sono le politiche di Bruxelles che – sottolinea la Coldiretti – per un 43% sono orientate dai Paesi più forti, mentre per un 37% a decidere sono soprattutto le lobby finanziarie ed economiche. Non manca chi addebita le contraddizioni dell`Unione alla burocrazia (12%), mentre appena il 3% è convinto che a contare in Europa siano i cittadini.
 
A spingere il sentimento di rivalsa dei cittadini del Belpaese nei confronti dell`Europa – spiegano Coldiretti/Ixè – c`è il fatto che quasi la metà degli italiani (46%) è convinta di essere in credito rispetto alla Ue, con una percentuale ben superiore a chi ritiene di essere in debito (19%) e a chi considera che il rapporto tra dato e ricevuto sia in pari (26%).
Nonostante questo, alla domanda se si abbia ancora fiducia nell’Europa, oltre la metà degli italiani risponde di sì, con il 40% che dichiara di avere abbastanza fiducia e l’11% che ne nutre addirittura molta.
 
Dall’altra parte – secondo Coldiretti/Ixè – un 36% spiega di avere poca fiducia e un 12% di non averne nessuna. Serve decisione e autorevolezza nel confronto in Europa sulla manovra per non indebolire l’Italia in una fase delicata del futuro dell’Unione Europea con le scelte sul bilancio comunitario dal quale dipenderanno molte delle opportunità di sviluppo per il Paese fino al 2027.
 
Un nuovo protagonismo in Europa è necessario per cambiare una situazione in cui l’ultima relazione della Corte dei Conti ha evidenziato – ha sottolineato Prandini – come l’Italia sia contributore netto del bilancio Ue con un disavanzo di 4,4 miliardi nel 2016, che diventano 37,7 miliardi di euro se si prende in esame il periodo 2010-2016. In sostanza l’Italia paga 15,7 miliardi l’anno ma ne riceve indietro solo il 72%.

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