Poker di presidenti Sicilia, indietro tutta - QdS

Poker di presidenti Sicilia, indietro tutta

Carlo Alberto Tregua

Poker di presidenti Sicilia, indietro tutta

venerdì 14 Dicembre 2018

L’inazione della politica ci ha impoverito

Quattro presidenti sono riusciti nell’epica impresa di fare indietreggiare la Sicilia durante il periodo in cui hanno retto le sorti della Regione.
Totò Cuffaro, classe 1958, è stato Presidente dal 2001 al 2008. Da lì è iniziato un declino che per altro proveniva dagli anni precedenti. Ma quando la nuova legge costituzionale n.2/2001 ha consentito l’elezione diretta del vertice della Regione, molti di noi si sono illusi che il comando concentrato in una persona eletta dal Popolo, avrebbe eliminato le distorsioni delle legislature precedenti, quando il Presidente scaturiva dai compromessi dei vari partiti presenti all’Assemblea regionale.
La citata, innovativa, legge aveva una lacuna: non collegava la maggioranza assembleare con il Presidente, cosicché egli doveva fare i conti con tutti i giochi, non sempre commendevoli, che costituivano una costante abitudine degli allora novanta deputati regionali.
Cuffaro non si preoccupò di fare un piano per le infrastrutture, per i rifiuti e neanche per riorganizzare la Burocrazia.
 
Dopo di lui, non ci fu il diluvio bensì Raffaele Lombardo, un medico psichiatra che crediamo non aveva mai esercitato la professione. Egli non completò l’intera legislatura. Infatti, eletto nel 2008, si dimise nel 2012, concludendo il mandato un anno prima per difendersi meglio – egli disse – dalle accuse che gli rivolgeva la Magistratura.
Neanche durante i suoi quattro anni la Sicilia vide il sorgere del sole, anzi, essa continuò nel declino perché le questioni non realizzate dal suo predecessore continuarono a restare vuote promesse e, quindi, lettera morta.
L’eccessivo numero di dipendenti e dirigenti, senza bussola, senza programmi, senza obiettivi e, soprattutto senza cronoprogramma, in base al quale stabilire sia premi che sanzioni, impedì un qualunque barlume di risalita del quadro economico-sociale della Sicilia. In più, entrò in questo scenario negativo, una serie di questioni che nulla avevano a che fare con la politica e che inquinarono l’atmosfera fino al giorno delle dimissioni di Lombardo.
Un triste periodo che ci augurammo potesse finire per iniziare la difficile risalita.
 
Ciò non avvenne, perché arrivò l’astro nascente, l’eroe antimafia gelese, scelto dal Pd e cioè Rosario Crocetta. Lui, sì, ha fatto tutti i cinque anni di Presidenza ma è passato come l’acqua del fiume, senza aver realizzato alcunché.
L’inutile Crocetta con le sue chiacchiere, i suoi slogan, le sue manifestazioni inconcludenti, ha fatto più danno di un tifone perché ha ulteriormente impoverito la Sicilia, ha fatto aumentare la povertà, ha discreditato l’Isola facendola precipitare fra le ultime regioni d’Europa: insomma, dilapidando un patrimonio immenso per la sua incapacità gestionale e politica e tradendo così non solo le aspettative ma anche le speranze del Popolo siciliano.
Va detto per verità, che la responsabilità di Cuffaro, Lombardo e Crocetta non è solo la loro, ma di tutta la Classe politica che ha governato la Sicilia e in particolar modo dei deputati dell’Ars che, presi dai loro affarucci, non si sono mai preoccupati dell’interesse generale e di risollevare le sorti dei siciliani.
 
Il poker di presidenti si completa con l’elezione di Musumeci il 5 novembre 2017 e il suo insediamento il successivo 18 novembre. Tante speranze nel Nello catanese che aveva dato prova di essere buon amministratore come Presidente della Provincia etnea.
è trascorso il primo anno e i dati macroeconomici della Sicilia, alcuni dei quali pubblicati da questo giornale lo scorso 20 novembre, confermano purtroppo che non solo non vi è stato alcun progresso in tutti i macro-problemi che affliggono l’Isola, ma che addirittura si deve notare, per certi aspetti, un regresso.
Musumeci ha fatto due dichiarazioni molto importanti: la prima riguardante la sua volontà di non volersi ricandidare alla scadenza del mandato se non avesse realizzato il programma; la seconda che se non gli avessero consentito di mettere in atto le riforme promesse in campagna elettorale, di cui aveva assunto sommo impegno, si sarebbe dimesso con ciò mandando a casa i riottosi deputati regionali.
Restiamo in attesa di registrare il mantenimento degli impegni assunti, per evitare di doverlo assimilare ai suoi tre predecessori.

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