Si Salvi(ni) chi può - QdS

Si Salvi(ni) chi può

Pino Grimaldi

Si Salvi(ni) chi può

sabato 15 Dicembre 2018
Fu solo una la parola chiara e precisa che pronunciò nel 1815 a Waterloo, alla terza richiesta di arrendersi gridatagli dagli Inglesi, Pierre Jacques Etienne Visconte di Cambronne: volgare, asciutta, più che offensiva a confronto della quale i vari “Vaffa” del comico politico italiano sono solo manifestazioni verbali di intemperanza giovanile. Aveva 45 anni il Visconte, poi pari di Francia, passato alla storia più per quella indimenticata parola che per gli atti di eroismo e capacità di guida dei suoi Granatieri.
 
E si immagina che la stessa, forse con più disgusto, abbia detto (forse solo dentro di se) il co-vice premier, 45 anni, ministro degli Interni e segretario generale della Lega quando, mentre rendeva omaggio a Gerusalemme, ora capitale anche per lui, di Israele, ha appreso che i capi gruppo del M5s di Camera e Senato ed il suo comprimario del trio SA.DI.CO si erano permessi chiedere spiegazioni sui 49 milioni spariti, a suo tempo, dalla cassa della Lega, somma che lui – pur non responsabile – ha già ottenuto di restituire con rate mensili (sic!) in circa 80 anni estinguendo il debito verso lo Stato:”merde”!
 
Ed ha ragione di prendersela in malo modo. è l’unico nel guazzabuglio di ministri, vice e sottosegretari, con un cursus honorum politico di tutto riguardo. Iniziato nel 1990 – Marco Formentini Sindaco – come consigliere comunale di Milano e dal quel momento (sono passati 28 anni!) non ne ha mancata una transitando dal Parlamento italiano a quello europeo e viceversa senza mai un giorno da semplice cittadino, portando un movimento che era al 4% – ora nei sondaggi – a quasi 40% riuscendo in ciò che neanche il Cavaliere, pur negli anni d’oro, era stato capace di ottenere.
 
D’accordo, licenza liceale ed abbandono dell’Università come ebbe a dire al suo maestro perché invaghitosi della politica; d’accordo ama le felpe magari prese a prestito dai carabinieri, ma ha un suo aplomb con un certo carisma; dice ciò che pensa anche quando farebbe bene a non dirlo, ma mantiene la parola data e fin’ora, in fondo, non ne ha sbagliata una e non ha un padre che assumeva in nero, né mai presentato un curriculum con inesattezze (eufemismo) ma, pane pane – vino vino osò dire a Ciampi che non gli stringeva la mano perché non si sentiva da lui rappresentato, ma fatto eleggere la Casellati a presidente del Senato. E Settembre scorso la cover page di TIME (nel passato solo Mussolini, Togliatti, De Gasperi, Berlusconi, Monti) che lo definisce “la nuova faccia dell’Europa” zar della migrazione che vuole rifare l’EU.
 
Già iniziata la transumanza verso il suo movimento che sta risucchiando elettori da manca, dritta, centro e tra i senza arte e parte, perché è uomo che almeno parla chiaro e diffonde intenso odore di vincitore sul carro del quale è meglio salire prima che dopo. Non è di certo l’ideale da “I like”. Ma chi vuole – tra gli sbrindellati di ogni parte e luogo – si(ci) salvi ora o mai più.
Perché in bonus/malus “nel paese dei centorbi beato chi ha un occhio”.
E lui ne ha due.

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