Depurazione, eppur qualcosa si muove ma occorre una strategia di "area vasta" - QdS

Depurazione, eppur qualcosa si muove ma occorre una strategia di “area vasta”

Rosario Battiato

Depurazione, eppur qualcosa si muove ma occorre una strategia di “area vasta”

martedì 18 Dicembre 2018

Gli appunti del commissario unico alle proposte di legge relative al ciclo delle acque. In Sicilia diverse gare aggiudicate e cantieri aperti tra Palermo e Catania

PALERMO – Ripartire dalla pianificazione d’ambito, la cui assenza crea “notevoli difficoltà a realizzare gli interventi per la depurazione”. È questo il messaggio lanciato dal Commissario straordinario unico per la depurazione Enrico Rolle nel corso di un’audizione nella Commissione Ambiente della Camera sulle proposte di legge riguardanti la gestione pubblica e partecipativa del ciclo integrato delle acque.
 
Un riferimento che si lega a doppio filo con le criticità emerse nel corso degli ultimi anni sul sistema della depurazione isolano, che vede la Sicilia coinvolta in ben quattro procedure di infrazione con centinaia di agglomerati nel mirino dell’Ue.
 
Per il Commissario “la pianificazione più efficiente è quella secondo i confini idrografici, come veniva indicato tra l’altro dalla legge Galli del 1994, anche se nel tempo si sono fatte scelte diverse e di più semplice gestione, guardando ai confini amministrativi” mentre resta “minoritaria la percentuale di enti locali che sono stati in grado di attivare gli interventi avendo ricevuto i fondi erogati con la delibera Cipe: sono difficoltà di ordine economico, per le modalità con cui vengono erogate le risorse, ma anche dovute alla mancanza di personale con la dovuta qualifica per realizzarle”.
 
Diversi gli altri spunti affrontati e da tenere come riferimento nel corso dell’iter legislativo: “la crescente complessità tecnologica nella depurazione che può essere affrontata con successo solo in ambiti territoriali non troppo piccoli”, “il ruolo fondamentale dell’organismo di Vigilanza e Regolazione del servizio idrico integrato nella transizione verso la green economy” e infine “la necessità di dare piena attuazione al principio del recupero dei costi ambientali, fino a oggi rimasto sullo sfondo ma utile alla difesa degli ecosistemi e per dare efficienza ai servizi idrici”.
 
In Sicilia, dopo anni di immobilismo seguiti allo stanziamento di oltre un miliardo nel 2012 da parte del Cipe, adesso qualcosa sembra muoversi. Alla fine di novembre sono stati avviati a Palermo, nei quartieri Villagrazia e Mezzomonreale, due nuovi cantieri per l’adeguamento del sistema di collettamento, fognatura e depurazione, oggi oggetto di una procedura d’infrazione europea. Nel complesso la struttura commissariale è responsabile dei quattordici interventi che occorrono per far uscire l’agglomerato di Palermo dalla procedura per cui l’Italia è stata condannata della Corte di Giustizia europea a una sanzione pecuniaria. Si prevede un anno di lavori, per un importo complessivo, pari a circa 1,2 milioni di euro, che sarà finanziato dalla famosa delibera Cipe 60 del 2012.
 
Il quadro dei prossimi interventi era stato realizzato lo scorso ottobre in occasione degli “Stati maggiori del servizio idrico nazionale”. Si erano previsti altri cinque cantieri avviati per un investimento di circa dieci milioni di euro e altri quattro da sei milioni in procinto di partire.
 
Complessivamente la struttura commissariale, così come certificato nel corso dei lavori, ha bandito 38 gare, di cui 25 sull’affidamento dei servizi e 13 riguardanti i lavori, per un importo complessivo di oltre 120 milioni di euro. Ce ne sono 23 già aggiudicate, ma si prevede l’avvio di tutti gli interventi entro il 2020. Nel frattempo anche a Catania proseguono i lavori per l’attesso collettore fognario, che collegherà i Comuni etnei al depuratore di Pantano d’Arci.

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