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Catania – Aziende in crisi e grandi opere a rischio. L’altro “dissesto” che va scongiurato

Melania Tanteri

Catania – Aziende in crisi e grandi opere a rischio. L’altro “dissesto” che va scongiurato

martedì 18 Dicembre 2018

Dalla Tecnis alla Cmc, l’allarme della Cisl: “Preoccupati per lo sviluppo del territorio”

CATANIA – La richiesta di concordato preoccupa i sindacati. Soprattutto quelli di settore che lanciano l’allarme sul destino di alcune infrastrutture in città. Le condizioni economiche della Cmc, in crisi di liquidità, hanno riacceso timori per le conseguenze possibili sui lavori avviati o da avviare a Catania.
 
Dalla mantellata del porto alla metropolitana cittadina, fino alle opere inserite nel Patto per Catania: “il destino delle infrastrutture del territorio etneo appare sempre più legato al particolare momento attraversato dai grandi gruppi delle costruzioni – affermano Nunzio Turrisi, segretario generale della Filca Cisl catanese, e di Maurizio Attanasio, segretario generale della Cisl Catania, davanti a Stefano Macale, segretario nazionale Filca Cisl – come la Cmc, in crisi di liquidità, e la Tecnis, vicina alla vendita, al quale si è aggiunta la dichiarazione di dissesto finanziario del Comune di Catania. Una fase di grande preoccupazione per il futuro dell’occupazione e dello sviluppo territoriale”. Se ne è parlato in occasione del consiglio generale di fine anno della dalla Filca Cisl catanese.
 
“I grandi gruppi delle costruzioni sono in difficoltà – afferma Turrisi – dalla Astaldi alla Condotte fino alla Cmc che, nonostante abbia il cantiere più importante della Sicilia, se non del Meridione, come quello della Metropolitana, sta avendo un grave problema di liquidità. Abbiamo già salvato 84 posti di lavoro e speriamo che l’azienda possa rimettersi quanto prima. Per quanto riguarda la Tecnis – aggiunge – che era diventata la sesta azienda di costruzioni d’Italia, entro il 21 del mese sapremo chi la acquisterà e potrà così garantire almeno altri due anni e mezzo di lavoro nei cantieri ancora attivi. Purtroppo, è l’ulteriore sacrificio di un’impresa che, dopo la Sigenco, il territorio catanese viene a perdere, con tutto quello che ne deriva”.
 
A scatenare timori anche le possibili conseguenze sui cantieri del Patto per Catania, fondamentali soprattutto adesso, con l’ente in squilibrio strutturale e il dissesto appena dichiarato. “Ci sono opere dove è prevista una parte di finanziamento del Comune. Se mancherà tale parte, il cantiere rischia di non poter partire prosegue il sindacalista. È il caso della mantellata del Porto, dove è previsto un cofinanziamento comunale di 10 milioni di euro, che aprirebbe investimenti nella zona industriale e per la cosiddetta via della Seta”.
 
Da qui la richiesta di avviare un tavolo di confronto in Prefettura, convocato per il prossimo 28 dicembre. “Noi abbiamo una proposta – conclude il segretario della Cisl catanese – che intervenga per una quota l’Autorità portuale, che ha in dotazione 100 milioni di euro, e permetta così la realizzazione della mantellata. Ciò significa permettere non solo la riqualificazione del porto di Catania ma anche l’avvio della Zona economica speciale Catania-Augusta-Siracusa e lo sblocco di investimenti dalla Cina per 50 milioni di euro”.

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