Sicilia-Sardegna: due Isole, due misure - QdS

Sicilia-Sardegna: due Isole, due misure

Paola Giordano

Sicilia-Sardegna: due Isole, due misure

mercoledì 19 Dicembre 2018

La continuità territoriale un’assenza che pesa: volare da Roma a Catania durante le festività natalizie costa 351 € (135 € verso Cagliari); da Milano a Palermo 510 € (154 € per Alghero). Dallo Stato 31,5 mln, ma la Regione ritarda nel produrre i documenti necessari all’avvio dell’iter

PALERMO – La continuità territoriale nell’Isola resta un’utopia. In barba all’art. 16 della Costituizione, che sancisce il diritto alla mobilità per tutti i cittadini, indipendentemente dalla loro dislocazione geografica, i siciliani pagano, infatti, ancora oggi, un conto salatissimo per spostarsi dalla propria Regione ad un’altra. Sia per via aerea che per via marittima.
 
Basti pensare che un abitante dell’Isola che volesse rientrare a casa durante le festività natalizie dovrebbe prima subire un vero e proprio salasso al proprio portafogli: la tratta Roma-Catania dal 21 al 27 dicembre costa ben 351 euro. Due volte e mezzo quanto spenderebbe un cittadino sardo. Spostarsi da Milano è ancora peggio: il prezzo più vantaggioso per trascorrere le vacanze di Natale a Palermo si aggira sui 510 euro. Tre volte superiore alla tratta Milano-Alghero.
 
L’unica continuità territoriale riconosciuta in Sicilia, ad oggi, è quella che riguarda le rotte di Pantelleria e Lampedusa con gli aeroporti di Trapani, Palermo e Catania. Troppo poco rispetto a quanto riesce ad offrire la Sardegna ai propri abitanti.
 
 
Per i cugini sardi è, infatti, tutta un’altra storia: non solo spendono cifre nettamente inferiori rispetto alle nostre pur essendo sotto le festività natalizie, ma hanno anche una serie di agevolazioni legate alla tariffa di acquisto a loro riservata che tutelano il loro viaggio. Dalla scelta del posto a sedere alla possibilità di anticipare o posticipare il volo senza alcuna penale.
 
Una disparità incomprensibile visto che entrambe le Regioni sono territorialmente svantaggiate rispetto al resto dell’Italia. Due Isole, due misure, insomma.
 
La situazione non migliora se si guarda ai prezzi del trasporto marittimo: traghettare da Messina a Reggio Calabria o a Villa San Giovanni (Rc) costa 38 euro per entrambe le tratte. Ciò vuol dire che, al chilometro, il costo si aggira rispettivamente a 3,2 e 4,7 euro, visto che la distanza percorsa dal traghetto dal capoluogo siciliano a quello calabrese è di 12 km, mentre è di soli 8 km il tragitto da Messina a Villa San Giovanni. Pur dovendo affrontare un viaggio molto più lungo, i cugini sardi spendono una cifra irrisoria: 50 centesimi al chilometro per i 232 chilometri che separano Alghero da Civitavecchia e appena 30 centesimi per gli oltre 390 chilometri di distanza tra Cagliari e l’antico porto a pochi passi dalla Capitale.
 
 
Complice una politica che è risultata negli anni poco incisiva nel pretendere di arginare l’isolitudine in cui sono regalati i propri cittadini, a pagare le spese, cifre alla mano, sono dunque – come sempre – le tasche dei poveri siciliani.
 

 
Intervista a Giancarlo Cancelleri, deputato M5s all’Assemblea regionale siciliana
46,5 milioni in ballo ma la Regione ritarda a inviare i documenti necessari
 
A che punto è l’iter per il riconoscimento della continuità territoriale della Sicilia?
“Siamo pressoché fermi: la Regione deve ancora inviare i documenti al Ministero delle Infrastrutture. Il problema di fondo è uno: dal 27 giugno 2018 – quando cioè è venuto, su mio interessamento, in audizione in IV Commissione (Ambiente, territorio e mobilità, ndr), il sottosegretario alle Infrastrutture Michele Dell’Orto, che in quella circostanza ha annunciato che lo Stato aveva 31,5 milioni di euro disponibili per avviare la continuità territoriale su Trapani e Comiso – non è cambiato praticamente niente. Si sono succedute delle interlocuzioni, segnate tutte da una assurdità perché per la prima volta è stato il Ministero a chiedere alla Regione siciliana di potersi incontrare: più volte è avvenuta sollecitazione in tal senso e mai invece al contrario come probabilmente era giusto che fosse. Al primo incontro, il 25 luglio, i funzionari della Regione si presentano a mani vuote. Ci sono stati diversi incontri, nell’ultimo dei quali, il 27 novembre, ancora, dopo cinque mesi, la Regione non aveva capito che avrebbe dovuto mettere 15 milioni perché bisogna stanziare il 33 per cento: avevano capito il 33 per cento di 31,5 milioni, cioè 9 milioni. In totale ci sono in ballo 46,5 milioni per attuare la continuità territoriale per la Sicilia”.
 
Cosa ci manca per ottenerla?
“Quello che manca ancora sono i documenti. Tra l’altro in una nota del Ministero inviata alla Regione siciliana si parla di dati non veri per quanto riguarda le presenze che ci sono state negli aeroporti di Comiso e di Trapani, il che sarebbe grave. La Regione alla data del 27 novembre non aveva ancora deciso neanche le tratte che avrebbe voluto calmierare attraverso la continuità territoriale. Ci sono delle lungaggini da espletare con una spada di Damocle che pende perché quei 31,5 milioni sono disponibili fino al 31 dicembre 2019. Per ricapitolare: ci sono un governo nazionale e un Ministero che pressano la Sicilia, un parlamento regionale che ha approvato la mozione del M5s che impegna il governo ad attivarsi e una Regione che si gira i pollici, lasciando a bocca asciutta tutti quei siciliani che per muoversi nelle altre parti d’Italia o ritornare a casa durante i periodi di festa, continuano a pagare fior fior di soldi per acquistare biglietti da e per la Sicilia”.
 
Quali sarebbero i passi da compiere per arrivare ad avere questo riconoscimento?
“Se la Regione riuscisse a dare in tempi rapidi – io spero che questo avvenga entro la fine dell’anno – tutti i documenti necessari, il Ministro Toninelli darebbe subito incarico al Presidente Musumeci di coordinare la Conferenza dei servizi, la quale, recepiti i pareri necessari, invierà la documentazione alla Commissione europea per la relativa approvazione. Quest’ultima deve valutare fondamentalmente che non si tratti di un aiuto di Stato affinché questi soldi valgano davvero per la continuità territoriale e non per aiutare un’azienda che sta male. Ottenuto il benestare della Commissione europea, si può partire con il bando di gara per assegnare i 46,5 milioni a tutte le compagnie che espleteranno i voli sulle tratte che la Regione andrà a scegliere. Sarebbe il primo gradino verso un riconoscimento di continuità territoriale che dovrà portare a parlare anche di navi e di treni perché questo ci farebbe ridiventare isolani visto che per lungo periodo siamo stati isolati”.
 

 
In attesa dei piani finanziari degli aeroporti interessati
 
PALERMO – La versione dell’assessore regionale alle Infrastrutture e ai Trasporti, Marco Falcone, in merito all’intricato iter per l’ottenimento della continuità territoriale, è diametralmente opposta: “S’è trovato un accordo proficuo, secondo cui lo Stato mette 31 milioni di residui non spesi di 5-6 anni fa, segno che la questione a Roma era dimenticata, e la Regione l’esatta metà: 15,5 milioni”.
 
I 46,5 milioni dovrebbero essere equamente distribuiti fra lo scalo di Comiso “Pio La Torre” e l’aeroporto Vincenzo Florio di Trapani Birgi in tre anni “allo scopo di sostenere tratte economicamente non redditizie, ma importanti per i viaggiatori siciliani”.
 
L’assessore ha assicurato che le due società di gestione avrebbero inviato al Ministero le schede con i piani finanziari entro giovedì 6 dicembre. Esplicato questo passaggio, si potrà partire con la conferenza di servizi per la definizione di un iter da concludere in 45 giorni. E, salvo sorprese da Bruxelles, si potrà partire con il bando di gara, per che l’assessorato alle Infrastrutture ritiene si possa indire entro la fine del prossimo anno. Per poter usufruire della continuità territoriale i siciliani dovranno quindi pazientare almeno fino agli inizi del 2020.
 
Al momento in cui chiudiamo il giornale l’assessore non ha ancora risposto alle nostre domande. Pubblicheremo il suo punto di vista nei prossimi giorni.

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