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Messina – Il Comune di Taormina in prima linea per tutelare l’Ospedale San Vincenzo

Massimo Mobilia

Messina – Il Comune di Taormina in prima linea per tutelare l’Ospedale San Vincenzo

mercoledì 19 Dicembre 2018

Una lettera è stata inviata al presidente della Regione, Musumeci, e all’assessore alla Sanità, Razza. L’Assemblea cittadina ha chiesto un confronto sui paventati tagli all’indirizzo della struttura

TAORMINA (ME) – Il Consiglio comunale, presieduto da Lucia Gaberscek, ha invitato ufficialmente in audizione il presidente della Regione, Nello Musumeci, e l’assessore alla Sanità, Ruggero Razza, per confrontarsi sui paventati tagli all’ospedale San Vincenzo, inseriti nel nuovo Piano sanitario regionale.
 
L’invito è arrivato attraverso una lunga nota, sottoscritta nei giorni scorsi sia dai consiglieri di maggioranza che da quelli dell’opposizione, sintesi di due differenti ordini del giorno che avevano animato la seduta del 9 ottobre. Politica locale insieme, dunque, a difesa dell’ospedale taorminese che, stando alle previsioni, andrebbe a perdere cinque degli attuali 186 posti letto, con ridimensionamenti in particolare per i reparti di Ematologia, Nefrologia e Ginecologia, e più in generale in termini strutturali e di risorse umane.
 
Allo stesso tempo anche il sindaco, Mario Bolognari, insieme a tutta la Giunta, dovranno “intraprendere tutte le iniziative necessarie a mantenere e tutelare gli attuali standard assistenziali”, per le prestazioni effettuate nel nosocomio di contrada Sirina.
 
Una presa di posizione dura e più volte ribadita negli ultimi anni. Il San Vincenzo, in particolare, deve fronteggiare un’utenza di circa 100 mila abitanti, che abbraccia non solo tutta la Valle dell’Alcantara ma si estende alla fascia ionica messinese, alla provincia di Reggio Calabria, e alla provincia di Catania, soprattutto dopo la chiusura dell’ospedale di Giarre che ha spinto anche i paesi etnei a servirsi di Taormina. Un’utenza in costante crescita e appesantita anche dalla vocazione turistica del territorio, con servizi sanitari che devono essere inevitabilmente garantiti ai numerosi visitatori della Perla, soprattutto nei mesi di alta stagione. Numeri che trovano conferma non soltanto se si guarda ai ricoveri, ma principalmente nelle urgenze del Pronto soccorso, che nell’ultimo anno ha fatto registrare il record di circa 30 mila accessi.
 
“La Regione – si legge nel documento prodotto dal Comune – non può e non deve disconoscere questi elementi, uniti a parametri ampiamente soddisfatti per numero di ricoveri, qualità dell’assistenza e terapie erogate”. Qualsiasi tipo di declassamento viene considerato “incomprensibile”, ancor più senza “un previo e approfondito confronto con gli amministratori, gli operatori sanitari e i rappresentanti della società civile del comprensorio”.
 
Ridimensionamento significherebbe inoltre meno personale, in un ospedale dove già adesso le unità mediche e paramediche, secondo i sindacati, risultano insufficienti non permettendo di gestire alcuni servizi già predisposti nelle Unità operative e facendo così aumentare i costi di mobilità per le casse regionali.
 
Nel documento si invita dunque, non soltanto a potenziare le unità lavorative, ma anche a far luce sulla questione sicurezza, alla luce di numerosi casi di aggressione verificatesi soprattutto al Pronto soccorso, a causa dei tempi di attesa. Da poco l’Asp di Messina ha autorizzato l’installazione di telecamere a circuito chiuso, che però andrebbero accese anche in altri reparti, così come andrebbe previsto un presidio di Polizia, così come in altri ospedali.
 
Tanta eccellenza sanitaria, dunque, che va a tutti i costi salvaguardata, con punte di qualità soprattutto per la Cardiochirurgia con Emodinamica e quella Pediatrica (in convenzione con il Bambino Gesù). Eccellenze che sono state apprezzate anche dalla politica internazionale, con il plauso delle delegazioni governative dei Paesi del G7, ospitate a maggio dello scorso anno. Perfino l’encomio ufficiale della Casa Bianca era giunto ai vertici ospedalieri e a Palazzo dei Giurati, considerato un “vero ospedale all’avanguardia”, piuttosto che un presidio di periferia. Come forse rischia di ritrovarsi un domani il San Vincenzo.

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