Abbattere e ricostruire nei Centri storici senza consumare suolo: la strada è giusta - QdS

Abbattere e ricostruire nei Centri storici senza consumare suolo: la strada è giusta

Rosario Battiato

Abbattere e ricostruire nei Centri storici senza consumare suolo: la strada è giusta

venerdì 21 Dicembre 2018

Nella legge regionale 24/18 pubblicata sulla Gurs le norme per il recupero del patrimonio edilizio. Ambientalisti gridano al “far west”. Ance Ragusa plaude: “Interventi solo in caso di inerzia della Pubblica amministrazione”

PALERMO – Far west o strumento di rilancio per la riqualificazione dei centri storici? Sul filo sottilissimo di questa domanda si gioca il presente e il futuro del comparto edilizio e la potenziale rinascita di interi pezzi di città dopo la norma approvata dal Parlamento regionale nei giorni scorsi, contenuta all’interno del ddl di variazione di Bilancio, che modifica la legge regionale 13/2015 in materia di Centri Storici e che permetterà l’intervento sui “volumi non qualificati e non di pregio”, precisa l’Ance Ragusa in una nota firmata dal presidente Sebastiano Caggia.
 
Gli articoli di riferimento sono stati pubblicati martedì sulla Gurs nell’ambito della legge 16 dicembre 2018 n.24 “Variazioni al bilancio di previsione della Regione per l’esercizio finanziario 2018 e per il triennio 2018/2020. Disposizioni varie”. In particolare, si legge che, in riferimento alla legge regionale 10 luglio 2015, n.13, “Norme per favorire il recupero del patrimonio edilizio di base dei centri storici”, “nel caso in cui l’amministrazione non abbia ancora adottato lo studio di dettaglio, relativo all’intero centro storico, è data facoltà al soggetto che intende effettuare interventi in conformità ai contenuti della presente legge di proporre uno studio di dettaglio stralcio relativo ad un comparto territoriale, costituito da una o più unità edilizie”
 
Per l’Ance Ragusa, la nuova norma, che interviene “allorquando si concretizza l’inerzia della Pubblica Amministrazione”, prevede una “procedura che garantisce la tutela del patrimonio storico di pregio attraverso l’emanazione dei pareri della Conferenza dei Servizi, alla quale partecipa la Sovrintendenza, del Consiglio Comunale e, quindi, dell’Assessorato competente”. Una modifica che viene considerata come una “norma di buon senso che aiuta il rilancio dei nostri Centri Storici sotto il controllo degli Organi deputati alla tutela del territorio”.
 
Per i costruttori la norma rientra pienamente in quelle che sono le esigenze delle criticità ambientali attuali che vedono in Sicilia un elevato consumo di suolo e la necessità di riqualificare un patrimonio edilizio vetusto che è “altamente energivoro e scarsamente sicuro in materia sismica”, così oggi ci “sentiamo di poter affermare che la modifica approvata va nella direzione da noi sostenuta: blocco del consumo di nuovo suolo e valorizzazione del Centro storico”.
 
Completamente diversa la visione di Legambiente che, per bocca del presidente regionale Gianfanco Zanna, ha considerato “scellerata” la norma approvata dall’Ars. Per l’esponente ambientalista “già la legge regionale 13/2015 presentava delle maglie, ma almeno faceva salvi i piani vigenti e prevedeva uno studio di dettaglio di competenza dei comuni” mentre adesso, con il ddl approvato, da un lato “si impone l’obbligo di modificare i piani vigenti, ma dall’altro, ed è un fatto gravissimo, i privati possono proporre piani stralcio”.
 
Anche sul piano politico le posizioni sono diametralmente opposte. Il democratico Nello Dipasquale, primo firmatario del provvedimento, ricorda la necessità di ricostruire laddove non esistono i canoni di abitabilità e così rilanciare i centri storici dell’Isola, ma dall’alta parte il M5S – tramite una nota di Trizzino – ha sottolineato i potenziali effetti perversi della norma, annunciando battaglia in aula con un emendamento soppressivo quando sarà il momento di discutere la finanziaria.

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