Gli italiani che lavorano e quelli che blaterano - QdS

Gli italiani che lavorano e quelli che blaterano

Carlo Alberto Tregua

Gli italiani che lavorano e quelli che blaterano

sabato 22 Dicembre 2018

Acquisire le professionalità necessarie

Un vecchio detto recita: “Mai desiderare quello che non possiamo permetterci”. Per contro dobbiamo volere fortemente il raggiungimento di uno stato economico e sociale che ci consenta, invece, di ottenere quello che vogliamo. Per far ciò è necessario acquisire le cognizioni e le professionalità competitive sul mercato che ci consentano di utilizzare le numerose opportunità che ci sono.
Sono tanti gli italiani che fanno un lavoro produttivo, ma anche tanti altri che fanno un lavoro improduttivo. Primi fra questi, coloro che svolgono attività politiche senza avere mai esercitato un mestiere produttivo di redditi tassabili. Tassabili perché la Comunità ha bisogno delle imposte per funzionare.
È in corso un’inchiesta, che pubblicheremo i primi del prossimo anno, dalla quale risulta che circa la metà degli attuali parlamentari, in base alla dichiarazione dei redditi presentata quest’anno e relativa al 2017, non ha dichiarato redditi, perché evidentemente era nullafacente, e quindi non ha contribuito alle spese dello Stato: cattivo cittadino!
 
Chi non è capace di produrre redditi per sè non lo è sicuramente per gli altri. Tutti costoro fanno parte di quella categoria di incapaci che divorano la ricchezza prodotta dalle formichine italiane.
C’è chi blatera e chi lavora in silenzio: ecco la grande divisione della nostra Comunità. Chi blatera cerca di carpire la buona fede di una gran parte dei cittadini che è ignorante -cioè che non ha acquisito sufficienti mezzi per ragionare con la propria testa – speculando di conseguenza.
Ed è proprio questo il vulnus della nostra Comunità, cioè ragionare con la testa degli altri. Vediamo quello che accade nella moda e nel cibo, dove l’emulazione produce bulimia dei consumi e guasti sociali.
Vi è poi un’altra parte di cittadini italiani, quella del pubblico impiego e sono tantissimi. Dirigenti e dipendenti di alto valore e di grande moralità che si sacrificano, che si impegnano e su cui di fatto poggia tutta la macchina burocratica. Ma vi è un’altra consistente parte – non sappiamo se maggioritaria o minoritaria – parassitaria, che vive sulle spalle dei colleghi senza nulla fare.
 
Poi vi sono gli italiani che lavorano e producono ricchezza. Cinque milioni di partite Iva, due milioni di professionisti, imprese esportatrici che svettano nel mondo, aziende capaci di costruire infrastrutture di altissimo valore tecnologico e via enumerando.
Tutti questi producono ricchezza, ma sono oberati di tasse che finanziano i parassiti, cioè tutti quei cittadini che blaterano, mestieranti delle parole, fra i quali si annida tanta corruzione e tanta evasione fiscale.
Il popolo di santi, poeti e navigatori, dopo avere ricostruito l’Italia negli anni ’50, ’60 e ’70, si è afflosciato perché ammorbato da politicanti che via via hanno perso di vista i valori etici alla base di una Comunità.
In questi ultimi decenni tali valori etici sono scomparsi dall’orizzonte di chi ha guidato il Paese con la conseguenza di consentire a corruttori – che vi sono fra imprenditori e professionisti anche come lunga mano della criminalità organizzata – di dilagare.
 
La Benemerita, Guardia di Finanza, Polizia economico-finanziaria, fanno l’impossibile per contrastare l’evasione e la corruzione. Ovviamente commette anche errori, ma complessivamente la sua attività è pregevole. Anche la magistratura requirente fa un grande lavoro contro la corruzione e la criminalità organizzata. Tuttavia la repressione non è sufficiente a contrastare questi fenomeni.
La classe politica deve parlare di meno e operare di più con sapienza e cognizione. Ma non sembra che tali requisiti siano presenti in chi governa e chi fa opposizione nei nostri tempi. Dobbiamo ricordare che i capaci producono ricchezza mentre gli incapaci la divorano. Ed è proprio questa distinzione che dovrebbe far comprendere all’opinione pubblica chi sono gli uni e chi gli altri, in modo da scegliere bene i propri rappresentanti occupazionali.
Basta coi parolai, basta coi nullafacenti, basta coi parassiti. è tempo di voltar e pagina, di diventare seri, di costruire il futuro delle giovani generazioni dando loro una educazione positiva basata sui valori etici e sulla conoscenza.

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Commenta

Ediservice s.r.l. 95126 Catania - Via Principe Nicola, 22

P.IVA: 01153210875 - Cciaa Catania n. 01153210875


SERVIZIO ABBONAMENTI:
servizioabbonamenti@quotidianodisicilia.it
Tel. 095/372217

DIREZIONE VENDITE - Pubblicità locale, regionale e nazionale:
direzionevendite@quotidianodisicilia.it
Tel. 095/388268-095/383691 - Fax 095/7221147

AMMINISTRAZIONE, CLIENTI E FORNITORI
amministrazione@quotidianodisicilia.it
PEC: ediservicesrl@legalmail.it
Tel. 095/7222550- Fax 095/7374001
Change privacy settings
Quotidiano di Sicilia usufruisce dei contributi di cui al D.lgs n. 70/2017