Andrea Annunziata: "Sviluppo infrastrutturale per il rilancio economico" - QdS

Andrea Annunziata: “Sviluppo infrastrutturale per il rilancio economico”

Antonella Guglielmino

Andrea Annunziata: “Sviluppo infrastrutturale per il rilancio economico”

giovedì 27 Dicembre 2018

Forum con Andrea Annunziata, presidente Autorità di sistema portuale del mare della Sicilia Orientale

Qual è il bilancio in questo anno e mezzo di presidenza?
“Abbiamo lavorato tanto per riunire le due autorità portuali della Sicilia orientale, nella fattispecie quella di Augusta e Catania, armonizzando tutte le procedure per realizzare questo matrimonio, che non è stato semplice per una serie di motivazioni, una fra tutte il personale ridottissimo, circa 23 persone a fronte delle 70 previste nella pianta organica approvata dal Ministero. Ma già sono stati banditi i concorsi per colmare questa lacuna, per cui mi auguro che in un paio di anni riusciremo ad avere il personale al completo”.
 
 
Quali sono i suoi obiettivi principale a medio e lungo termine?
“Riguardano le infrastrutture, soprattutto per modernizzare gli scali di tutta la Sicilia orientale. Bisogna tenere presente che il mondo dello shipping si sta muovendo velocemente, considerando che vi è stato il raddoppio del Canale di Suez, con fondali che arrivano a 24 metri. Ciò ha fatto sì che gli armatori riprendessero a navigare dimezzando i loro costi e vi è un quadro ben definito che si perfeziona con la creazione delle Zone economiche speciali, affiancate da una logistica efficiente, moderna, sicura da tutti i punti di vista, anche ambientale. Questo ammodernamento potrà portare a una specializzazione degli scali. In questo modo sarà il mercato che deciderà quale sarà il porto più conveniente per far transitare un prodotto piuttosto che un altro, per cui l’imprenditore sceglierà dove portare il container con i propri manufatti, secondo un principio di convenienza e praticità. In questa maniera, si decongestionerà sia la città che il porto di Catania, già saturo. E il porto di Augusta potrà sviluppare le proprie potenzialità, avviando un mercato parallelo a quello del petrolchimico, facendo i giusti investimenti. Quindi, nel breve periodo, tre o quattro anni, è necessario costruire 500.000 metri quadrati di piazzali per poter svolgere tutte le attività che i mercati possono offrire e, nel lungo periodo, ampliare maggiormente questi spazi. Naturalmente, in questo momento non sappiamo cosa la Sicilia possa offrire ai mercati, non soltanto italiani, ma di tutto il mondo, per cui non siamo in grado di prevedere le necessità cui far fronte. Se pensiamo però per un attimo da imprenditori, immaginando di poter investire in maniera poco rischiosa, rispetto a un privato, possiamo solo ipotizzare uno scenario positivo. Noi abbiamo sottoscritto un accordo con la Marina militare per una cantieristica super moderna, destinata sia ai militari che agli armatori, per cui ci saranno dei risvolti positivi nei nostri porti sia per il ristoro che la manutenzione. La città di Catania è tra i maggiori contribuenti sul piano ambientale ed è tra i primi cinque porti italiani per il traffico rotabile. Appena partiranno le Zone economiche speciali, si capiranno però le vere potenzialità della Sicilia”.
 
Le Zes generano molto sviluppo, ma non potrebbero attrarre la criminalità?
“Sicuramente dobbiamo tenere alta l’attenzione, dato i fenomeni criminali che vi sono nel Sud, ma questo riguarderà il lavoro delle Forze dell’ordine e della magistratura. Noi, invece, registriamo un dato che ci conforta e ci deve responsabilizzare ancor di più, cioè quello che in tutto il mondo ci chiedono quando saremo pronti per le Zes. Gli stranieri non ci chiedono vantaggi fiscali, ma certezze per le procedure e tempistiche più brevi, responsabilizzando chi ha le pratiche sulla scrivania. Speriamo che si chiuda presto questo programma, con una delibera del Piano strategico della Regione siciliana. Devo dire che c’è una classe dirigente, nell’attuale Governo regionale, attenta allo sviluppo e molto veloce. Mi auguro che per gennaio si chiuda questa fase.
 
Secondo lei è fruttuoso pensare a uno sviluppo legato alla “Via della seta”? Pensa sia utile aumentare il flusso dei container?
“La ‘Via della seta’ non rientra nei nostri piani, non passa dalla Sicilia, ma dai porti di Trieste e Genova. A noi non interessa mettere su strada circa tremilioni di container. Bisogna considerare che il valore reale di quest’ultimo si concretizza una volta che viene aperto. Il 65% del suo contenuto è formato o da materie prime o da semi-lavorati. Se noi abbiamo la capacità di prendere le materie prime che sono all’interno e lavorale nell’industria che si trova alle spalle del porto, anche sino a 100 chilometri, si viene a creare e a generare un circuito virtuoso molto produttivo, non soltanto per le città che si trovano sulla costa, ma anche per quelle che sono ubicate all’interno dell’Isola. Una sorta di aiuto reciproco per lo sviluppo di tutta la Sicilia. Oggi da noi transitano circa 100.000 container. Con le Zes potremmo arrivare a circa 400 mila”.
 
 
Come pensa di incrementare il settore crocieristico a Catania?
“In questo momento stiamo cercando di ripulire il porto con le delocalizzazioni, cercando di condividere con tutti questo processo, ma c’è sempre qualcuno che non è d’accordo e finisce con il bloccare tutti i lavori. Il nostro obiettivo è quello di creare la marina dei mega yacht, perché nel Mediterraneo ogni anno circolano circa da 600 ai 700 mega yacht, cioè barche che vanno dai 70 metri ai 150 metri. Questo tipo di turismo sarebbe un volano economico importante per la città. Per quanto riguarda il settore crocieristico, esso si distingue per fasce di prezzo. È chiaro che chi fa una crociera a basso costo difficilmente scende a terra e va in un ristorante, magari si ferma soltanto in un bar. Mentre le crociere fatte dagli americani o dai nuovi ricchi portano soldi anche nella città in cui sbarcano. E noi puntiamo soprattutto a queste ultime. I programmi delle crociere sono fatti su piani triennali e grazie ai nostri rapporti con le società di tutto il mondo siamo riusciti a far deviare verso Catania, insieme alla società che gestisce il traffico crocieristico, molte navi che hanno dovuto cambiare porto per le crisi che si sono manifestate nel Mediterraneo. Così in 15 mesi abbiamo registrato il triplo dei passeggeri e il doppio delle navi. Il 2016 è stato l’anno negativo per le crociere a Catania, solo 50.000 passeggeri. Oggi, invece, siamo a 150.000 turisti, con un aumento di previsione del 30% in più per il 2019. L’obiettivo è quello di allestire al più breve tempo possibile la filiera della logistica dell’accoglienza: Catania può avere un porto a 5 stelle, che può essere praticato da tutti. Devo sottolineare che sto lavorando molto bene con il Comune di Catania e il sindaco Salvo Pogliese, con il quale stiamo cercando di far prendere forma al waterfront e alla nuova stazione marittima”.

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