Catastrofismo mediatico dannoso per Catania - QdS

Catastrofismo mediatico dannoso per Catania

Carlo Alberto Tregua

Catastrofismo mediatico dannoso per Catania

venerdì 04 Gennaio 2019

Terremoto, turisti allarmati

Erano circa le tre del mattino del giorno di Santo Stefano quando, per circa cinque secondi, la casetta sull’Etna a mille metri di altezza in cui mi trovavo ha oscillato orizzontalmente.
Un pizzico di paura ancestrale, ma poi è arrivata la consapevolezza che il Gigante su cui abitiamo da sempre ogni tanto si agita, perché ha bisogno di espellere il magma. Ottenuto il risultato, si acquieta.
Un fatto assolutamente naturale, che va preso per quello che è e che, fortunatamente, dato anche il grado non troppo elevato (4,8 della scala Richter), non ha creato molti danni, se non in un territorio circoscritto sopra la falda di Fiandaca.
Peraltro, dei circa 1.900 interventi effettuati per valutare lo stato degli immobili, circa 1.000 hanno dato un esito negativo e la gente è potuta rientrare nelle proprie abitazioni o ai propri mestieri.
 
Questo è il quadro obbiettivo del fatto accaduto. Dobbiamo però rilevare che sullo stesso è stato costruito un evento mediatico di ben maggiori proporzioni. Per due giorni, la televisione del servizio pubblico e alcune private hanno pompato e ripompato su quanto accaduto, enfatizzando la vicenda, raccogliendo testimonianze di cittadini ovviamente spaventati e creando, per conseguenza, ulteriori timori.
C’è stata una voce fuori dal coro e precisamente quella del presidente regionale di Federalberghi e amministratore delegato della Sac, società di gestione dell’aeroporto di Catania, Nico Torrisi. Ha detto che l’eccessiva amplificazione di un fatto tutto sommato ordinario ha creato molto danno alla ricettività del Catanese, perché sono piovute numerose disdette di prenotazioni. Non soltanto da parte di turisti stranieri e nazionali, ma anche di visitatori della Sicilia che avevano intenzione di venire sulle falde del Vulcano.
Il catastrofismo giornalistico è contrario al Testo unico dei doveri, che obbliga a dare informazioni obiettive e complete, dopo averne verificato la veridicità.
Peraltro, l’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia di Catania, un organo attento a misurare i sussulti dell’Etna, prudentemente aveva comunicato che poteva avvenire qualche altra scossa tellurica, ma comunque collegata a quanto stava avvenendo in pancia al Vulcano.
 
I terremoti che derivano dalla collisione della crosta terrestre sono decisamente pericolosi, sia per la loro intensità che per la loro durata. Ma quelli che sono conseguenti al movimento interno della nostra Montagna lo sono molto meno. Ecco perché è stato fuor di luogo il terrorismo e il catastrofismo dei media nazionali, che hanno alimentato le paure dei cittadini e creato un forte disagio all’interno della popolazione.
La prevenzione dei terremoti è ancora all’alba, sia per quanto riguarda la ristrutturazione degli immobili, che per i piani di evacuazione e di concentrazione. Perfino le centrali in cui si dovrebbero riunire eventualmente le cabine di regia per i soccorsi non sono ubicate all’interno di stabili antiterremoti. Tutto ciò perché nel nostro Paese non è radicata la cultura della prevenzione.
Fra tante leggi cattive che approva il Parlamento, ve n’è una ottima, la quale consente di ottenere uno sgravio fiscale fino all’85% della spesa, che non può superare 96 mila euro per unità immobiliare da ristrutturare con criteri antisismici.
 
La legge prevede che il contribuente possa effettuare le opere di sorta con una spesa a proprio carico limitata al solo 15%.
Non solo. Essa dà la facoltà al contribuente il cui reddito sia incapiente, cioè che non possa assorbire lo sgravio in tutto o in parte, di girare il suo credito d’imposta al fornitore che fa le opere di ristrutturazione, il quale a sua volta lo utilizza mediante l’F24.
C’è da aggiungere che per le opere di ristrutturazione si può chiedere un mutuo, anche decennale – e quindi coincidente con lo stesso periodo dello sgravio fiscale – a un tasso di interesse ancora intorno al 2/3%.
Questa illuminata legge è però pochissimo utilizzata, per ignoranza e/o per pigrizia, con la conseguenza che quando si verificherà il Big one (e si verificherà) moriranno 2 milioni di cittadini da Vibo Valentia a Capo Passero.
L’Italia è il Paese delle emergenze, che si inseguono un giorno dopo l’altro. E invece bisognerebbe precederle: prevenire è meglio che curare!

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