Per le donne la prevenzione rappresenta la migliore cura - QdS

Per le donne la prevenzione rappresenta la migliore cura

Margherita Montalto

Per le donne la prevenzione rappresenta la migliore cura

mercoledì 10 Febbraio 2010

L’universo femminile è colpito oltre dal tumore alla mammmella anche dal tumore all’utero. Montoneri: “Se preso in tempo, il tumore dell’endometrio è facilmente trattabile”

CATANIA- La miglior cura è la prevenzione. Se ne parla tanto, sembra un termine alla moda eppure, grazie ad essa, molti eventi infausti possono essere arginati. Ma cosa vuol dire prevenzione? Nelle donne molte sono le insidie, non sempre un’alterazione ha voce, è subdola, e prevenire vuol dire prendersi cura, ascoltarsi, controllarsi, e sottoporsi periodicamente a controlli specifici. Bisogna capire che ogni fase della vita, adolescenza e maturità presentano delle caratteristiche peculiari che non possono essere trascurate, affidate al caso o al “fai da te”.
Qualcosa in più che le donne devono sapere e non devono sottovalutare, oltre al carcinoma alla mammella, è che sono esposte al carcinoma dell’endometrio (tumore all’utero). Secondo gli ultimi dati pubblicati sul sito dell’Osservatorio Epidemiologico Regionale, in Sicilia nel periodo 1997-2000 sono morte 30-40 donne l’anno per tumore del corpo dell’utero, dizione che comprende quasi soltanto il carcinoma dell’endometrio.
Nel periodo 1985 – 2000 il trend della mortalità per tumore del corpo dell’utero si è mantenuto sostanzialmente stabile, tranne che per le provincie di Enna, Ragusa e Caltanissetta dove vi è stato un vistoso incremento.
Tutto ciò indica che in Sicilia si fa poca prevenzione per questo tipo di tumore. Si tratta, infatti, di un tumore generalmente a lenta evoluzione e diagnosticabile in maniera abbastanza agevole, sol che si facciano gli accertamenti previsti, specie nelle donne a rischio (obese, diabetiche, ecc.). Concetto Montoneri, direttore della Clinica Ostetrica e Ginecologica Aoup Catania consiglia: “Se preso in tempo, il tumore dell’endometrio è facilmente trattabile, ha una prognosi generalmente buona e consente lunghe sopravvivenze senza particolari problemi. Per conseguenza, se si facesse una buona prevenzione, la mortalità per questo tipo di tumore dovrebbe diminuire progressivamente fin quasi ad azzerarsi. Se, invece, il tumore viene diagnosticato in fasi avanzate, si richiedono interventi molto lunghi e complessi, quindi ad alto rischio, visto che generalmente si tratta di pazienti anziane. In casi ancora più avanzati, l’intervento chirurgico può essere impossibile ma è necessario utilizzare soltanto la radio- e/o la chemioterapia con prognosi, ovviamente, molto peggiore”. 

E per quanto riguarda i costi?

“I costi per la diagnosi sono moderati: si tratta di effettuare una ecografia ed, eventualmente, un’isteroscopia una volta l’anno. I costi per la terapia sono abbastanza contenuti, se il tumore è preso nelle fasi iniziali: si tratta di effettuare generalmente un’isterectomia semplice o poco più, con una degenza media di 5-6 giorni. Nelle fasi avanzate, invece, il trattamento chirurgico è molto più impegnativo; non può essere effettuato in tutti gli ospedali, ma richiede operatori molto esperti ed attrezzature diagnostiche sofisticate; comporta degenze più lunghe con maggiore possibilità di complicanze intra e post-operatorie. Tutto ciò implica, ovviamente, costi molto elevati sia per il trattamento in sé sia per gli eventuali trasferimenti in ospedali di terzo livello”.
Il problema della prevenzione del carcinoma dell’endometrio è aggravato dal convincimento, abbastanza diffuso fra le donne di una certa età, che dopo la menopausa non sia più necessario rivolgersi al ginecologo. “Per conseguenza il tumore viene scoperto solo quando compaiono le metrorragie e spesso, in questi casi, è troppo tardi per una valida terapia. Quanto sia deleteria questa convinzione è comprensibile se si tiene conto che in molti casi il carcinoma dell’endometrio è preceduto, spesso a lungo, dalla cosiddetta “iperplasia atipica dell’endometrio”, una lesione endometriale che non è ancora cancro ma che può diventarlo se lasciata a se stessa. – ammonisce Montoneri. È chiaro che se la diagnosi viene fatta in questa fase, l’intervento chirurgico è risolutivo in maniera completa e definitiva”.
Per poter modificare questo stato di cose sarebbe necessaria un’informazione più incisiva che, raggiungendo la maggior parte dell’opinione pubblica, riuscisse a convincere le donne dell’opportunità, anzi della necessità, di effettuare regolarmente i controlli ginecologici previsti.
Sarebbe molto utile anche una maggiore collaborazione da parte dei medici di base che dovrebbero ricordare alle donne l’esigenza di eseguire una visita ginecologica almeno una volta l’anno, anche in assenza di sintomi. è indispensabile, infine, che tutti capiscano che il cancro, in genere, e quello dell’endometrio nel caso specifico, non è più una malattia mortale, ma è molto ben curabile, spesso con ottime probabilità di guarigione completa, alla sola condizione che venga preso in tempo.

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