Inquinamento acustico, nuova bocciatura per gli "assordanti" Comuni siciliani - QdS

Inquinamento acustico, nuova bocciatura per gli “assordanti” Comuni siciliani

Rosario Battiato

Inquinamento acustico, nuova bocciatura per gli “assordanti” Comuni siciliani

martedì 08 Gennaio 2019

Ispra: a Palermo, Siracusa e Agrigento la metà dei siti analizzati supera i limiti normativi. Mancano gli strumenti per prevenire il rumore: i Piani di risanamento stanno a zero

PALERMO – L’inquinamento acustico è il nemico rumoroso della qualità della vita per molti siciliani: ad Agrigento, Palermo e Siracusa circa la metà delle infrastrutture/attività analizzate ha fatto registrare almeno un superamento dei limiti normativi. Male anche gli strumenti di controllo del rumore, con i comuni capoluogo che sono all’anno zero sul fronte dei piani di risanamento acustico e delle relazioni biennali sullo stato acustico. Lo rivelano i dati Ispra dell’ultimo rapporto “Qualità dell’ambiente urbano” nel capitolo relativo a “Esposizione all’inquinamento elettromagnetico ed acustico”.
 
La prevenzione dell’inquinamento acustico è fondamentale e lo ricorda anche la legislazione nazionale dedicata alla prevenzione, al contenimento e alla riduzione (L.Q. 447/95 e decreti attuativi) che convive con gli strumenti introdotti in ambito comunitario dalla Direttiva 2002/49/CE relativa alla determinazione e gestione del rumore ambientale, recepita in Italia con il D.Lgs. 194/2005.
 
È stata la Legge 161/2014 (art. 19) ad “aver avviato il processo di integrazione/armonizzazione degli strumenti previsti nel sistema legislativo nazionale – si legge nel rapporto – con quelli introdotti in ambito comunitario e con l’entrata in vigore del D.Lgs. 42/2017 si è segnato un passo importante lungo questo percorso ancora in fase di svolgimento”.
 
Considerando il monitoraggio effettuato nel 2017 nei comuni capoluogo isolani, si registrano, in particolare, le 14 infrastrutture/attività a Palermo, con 42,9% che hanno visto almeno un superamento dei limiti normativi, le 16 di Siracusa (43,8%), e le 23 di Catania, con una percentuale di superamenti pari all’8,7%, legata principalmente alle attività commerciale (1 su 2 di quelle monitorate ha fatto registrare almeno un superamento).
 
A livello nazionale c’è ancora tanto lavoro da fare sul fronte degli strumenti di controllo. I dati del 2017 rilevano un’insufficiente azione sul fronte della pianificazione acustica comunale, con il Piano di classificazione che risulta approvato solo in 86 delle 122 città, mentre la Relazione biennale sullo stato acustico comunale è stata predisposta solo in 17 delle 97 città per cui è previsto l’obbligo normativo (18%). Il Piano di risanamento acustico è stato “approvato, anche in anni non recenti, solo in 14 città, pari al 16% dei comuni con Piano di classificazione acustica approvato”. In altre 43 città (o agglomerati) sono stati “predisposti studi sulla popolazione esposta e/o la mappa acustica strategica, in cui sono stati stimati elevati livelli di popolazione esposta al rumore, soprattutto da traffico veicolare”.
 
Come stanno le siciliane da questo punto di vista? Non benissimo. Il numero di sorgenti controllate per 100 mila abitanti, che nella media delle 120 città oggetto dello studio raggiunge quota 8, è compreso tra 0 e 5, quindi inferiore al dato nazionale, a Messina, Palermo, Trapani, Agrigento, Caltanissetta, Ragusa ed Enna.
 
È più o meno adeguato al livello nazionale a Catania, compreso tra 5 e 11, e decisamente superiore a Siracusa (tra 21 e 40). Soltanto quattro città su nove – Catania, Siracusa, Messina e Palermo – hanno realizzato studi sulla popolazione esposta al rumore, mentre nessuna amministrazione dei comuni capoluogo ha avviato i piani di risanamento acustico comunale o le relazioni biennali sullo stato acustico.

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