In Sicilia più di 26 mila abusi edilizi - QdS

In Sicilia più di 26 mila abusi edilizi

Rosario Battiato

In Sicilia più di 26 mila abusi edilizi

mercoledì 09 Gennaio 2019

Le demolizioni arrancano, mentre gli edifici illegali continuano ad aumentare. Monitoraggio della Regione: in Sicilia 5,8 milioni di metri cubi di cemento fuorilegge. In testa la provincia di Catania, con quasi un quarto delle costruzioni illecite scovate. L'ELENCO DEI CINQUE COMUNI CON IL MAGGIOR NUMERO DI ABUSI E LA TABELLA PROVINCIA PER PROVINCIA

PALERMO – Provate per un momento a immaginare il Duomo di Milano. Non è difficile: con i suoi 440 mila metri cubi di volume è la Chiesa più grande d’Italia e una delle quattro più grandi d’Europa. Adesso, con un ulteriore sforzo, provate a moltiplicarlo per 13 e quindi a distribuirlo in Sicilia, cioè circa uno e mezzo per comune capoluogo, e così avrete visualizzato il peso e l’ampiezza della volumetria abusiva in Sicilia. Si concretizzano in questo modo i 26.674 abusi registrati nelle nove province isolane per 5,8 milioni di metri cubi di volumetria abusiva, sulla base di quanto comunicato dai Comuni al Sistema informativo abusivismo del dipartimento urbanistica dell’assessorato Territorio e ambiente, tra l’ottobre del 2009 e l’ultimo mese del 2018, cioè nell’arco di esistenza del Siab.
 
In cima all’elenco troviamo la provincia etnea, con oltre 6 mila abusi e 1,3 milioni di metri cubi di volumetria abusive, quanto tre volte il Duomo di Milano, con il comune capoluogo a fare da trascinatore indiscusso con 1.487 abusi registrati – da solo vale il 5,5% del totale regionale e un quarto del totale provinciale – e 150 mila metri cubi di volume che non dovrebbe esistere.
 
 
Tra i comuni invasi dall’abusivismo spicca anche Messina, secondo posto regionale, con quasi un migliaio di abusi registrati e 110 mila metri cubi di volumetria abusiva. Segue, al terzo posto regionale, un comune non capoluogo, l’unico della top five, che è Marsala: 928 abusi e seconda volumetria abusiva dell’Isola, pari a 146 mila metri cubi. Seguono, rispettivamente al quarto e quinto posto, Palermo, 626 abusi per quasi 100 mila metri cubi abusivi, e Siracusa, con 590 e 96 mila metri cubi.
 
Il quadro per provincia, dopo Catania, registra quasi appaiate, al secondo e al terzo posto, Palermo e Messina, rispettivamente a 4.927 e 4.827 abusi, per una volumetria che nell’area del capoluogo regionale raggiunge quota 1,1 milioni, mentre nel territorio peloritano è circa la metà (681.508 metri cubi). La distribuzione percentuali degli abusi ne registra un quarto nella provincia etnea (23%) e poi un 18% a testa per Palermo e Messina.
 
Dall’altra parte della graduatoria, cioè tra i comuni meno colpiti all’abusivismo, ci sono ovviamente soltanto piccole realtà: a Mirabella Imbaccari, Limina e Mojo Alcantara appena un abuso registrato a testa, rispettivamente con zero volumetria abusiva nel primo, 57 e 20 negli altri due. Seguono, in questa graduatoria delle realtà meno invase di Sicilia, Malvagna, con due abusi registrati e zero volumetrie, e Mazzarrone, con 2 e 70 di volumetria.
 
 
Tra i comuni non capoluogo che hanno ottenuto risultati critici vanno segnalati anche Palma di Montechiaro, in provincia di Agrigento, con 376 abusi per 244 mila metri cubi di volumetria abusiva, Gela, nel nisseno, con 414 (quattro volte di più di Caltanissetta) abusi e 281 mila metri cubi abusivi (circa ¾ dell’intera provincia), e Belpasso e Acireale nel catanese, rispettivamente con 330 e 367 abusi per 231 mila e 66 mila metri cubi. Nel messinese spicca il Comune di Lipari, delle Isole Eolie, che risulta il secondo della provincia per numero di abusi, ben 503, che corrispondono a 41 mila metri cubi di volumetria. Nella provincia del capoluogo spicca Carini che ha visto 518 abusi per 137 mila metri cubi.
 
A livello regionale e statistico, gli ultimi dati Istat confezionano un tasso di abusivismo pari a poco meno del 60% (numero di costruzioni realizzate illegalmente per 100 costruzioni), record nazionale, a fronte di un avanzamento delle demolizioni che, al di là di qualche sindaco volenteroso, è ancora minimo. Un focus di Legambiente ha messo in evidenza, tra il 2004, anno successivo all’ultimo condono edilizio, e il 2018, la definizione di 6.637 ordinanze di demolizione in Sicilia, ma soltanto poco più di un migliaio risultano eseguite (1.089). All’interno del perimetro regionale si rintraccia il 9,2% del totale delle ordinanze emesse in tutta Italia, ma il dato relativo alle demolizioni è inferiore di tre punti percentuali rispetto a quello italiana (19,6% delle ordinanze eseguite). I dati in valore assoluto dicono che ci sono ancora 5.548 ordinanze da eseguire e tra queste ci sono 887 immobili, pari a poco meno del 16% del totale, che hanno visto la formalizzazione dell’acquisizione da parte dei comuni siciliani.
 
I siciliani sembrano non accettare un concetto semplice ed efficace: riqualificare e mettere in sicurezza è più sostenibile che costruire o ricostruire. Nell’Isola, stando agli ultimi dati Istat, si trova un quinto del totale degli edifici inutilizzati a livello nazionale (17%). Si tratta del 30% del totale delle costruzioni isolane, pari a circa 1,7 milioni di edifici, che risulta inutilizzato. Lavorare sulla riqualificazione energetica e sulla messa in sicurezza – grazie anche agli sgravi fiscali dell’ecobonus e del sismabonus – darebbe una spinta sostenibile all’edilizia. Secondo l’Ance, la stima di “costo di intervento di miglioramento sismico”, ammonterebbe in Sicilia a circa 14 miliardi di euro per l’intero patrimonio residenziale isolano nel mirino del rischio terremoti.

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