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Palermo – L’assessore Cusumano: “La cultura cuore di un progetto civico per ridisegnare l’immagine della città”

Roberto Pelos

Palermo – L’assessore Cusumano: “La cultura cuore di un progetto civico per ridisegnare l’immagine della città”

giovedì 17 Gennaio 2019

“Acquisita credibilità nazionale e internazionale su temi legati a contemporaneità e globalizzazione”. LEGGI LA PRIMA PARTE DELL'INTERVISTA ESCLUSIVA all’assessore Cusumano sui risultati ottenuti nel 2018

PALERMO – Il 2018 ha visto il capoluogo siciliano ergersi quale Capitale italiana della Cultura. Un anno pieno di soddisfazioni per la città, che ha cercato di sfruttare al meglio questa opportunità per rilanciarsi sia a livello nazionale che estero. Abbiamo chiesto all’assessore alla Cultura, Andrea Cusumano, di tirare le somme di questa esperienza, il quale ci ha concesso un’intervista che pubblicheremo in due parti, oggi e domani.
 
 
Assessore, può tracciare un bilancio di Palermo Capitale italiana della Cultura 2018?
“Appena alcuni giorni fa Artribune ha incoronato Palermo migliore città italiana del 2018, per la combinazione Capitale Italiana della Cultura e Manifesta. Era una sfida complessa, che avrebbe potuto anche essere un boomerang, ma questa è stata la visione ed è risultata vincente. Sul tema della cultura Palermo ha registrato oltre 12 mila articoli su testate regionali, nazionali e internazionali nel 2018. Abbiamo registrato importanti incrementi nel flusso di turismo, per esempio i passeggeri in arrivo sono aumentati del 17% rispetto al 2017, che aveva già un trend di crescita del 13%. In appena quattro anni siamo arrivati a ospitare oltre quaranta festival distribuiti sui 12 mesi dell’anno. Si è riusciti a fare sistema con un comitato di pilotaggio che oltre al Comune, quale promotore, ha visto la partecipazione della Regione, della Città Metropolitana e di oltre quaranta partner istituzionali, ovvero tutti i più importanti istituti culturali della città. Tutto ciò ha dimostrato capacità di progettazione integrata e di sinergia negli obbiettivi. Sembrava quasi impossibile vincere questa sfida e invece il calendario si è chiuso con oltre diecimila iniziative, frutto certamente della nostra capacità di progettazione ma anche della collaborazione, della generosità e dell’entusiasmo dei tanti che hanno sposato la nostra idea e la bellezza che Palermo e la Sicilia non solo incarnano, ma sanno ancora raccontare e declinare alla contemporaneità”.
 
Qual è il messaggio che Palermo ha voluto mandare in questa occasione?
“La cultura non può essere un settore scollato dal progetto civico. L’evento culturale fine a se stesso in una città non è vitale, ha senso piuttosto se partecipa al compimento di una visione. Il mio obbiettivo non era una sommatoria di eventi, ma la costruzione di una narrazione sempre più chiara, attraverso la programmazione delle varie iniziative culturali. Oggi Palermo ha acquisito una credibilità nazionale e internazionale per alcuni temi forti legati alla contemporaneità e alla globalizzazione. Non è una città culturalmente neutrale ma connotata, oggi esiste una voce di Palermo ed è una voce ascoltata e autorevole: l’accoglienza, il dialogo tra le culture, la necessità di ripartire dalla persona umana, un nuovo umanesimo. Chi sposa questa visione vede in Palermo una casa. È il caso dei coniugi Valsecchi, che hanno trasferito il loro progetto di vita a Palazzo Butera, il caso dei tanti artisti e operatori culturali che cominciano a essere sempre più vicini alla città e in alcuni casi a trasferirsi direttamente qui. Ma è anche il caso di chi, come Artribune, sceglie Palermo come esempio. La cultura è, in estrema sintesi, un dialogo continuo tra narrazioni diverse. Credo che Palermo da questo punto di vista stia dando un importante contributo”.

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