L'elite è arrogante l'ignorante presuntuoso - QdS

L’elite è arrogante l’ignorante presuntuoso

Carlo Alberto Tregua

L’elite è arrogante l’ignorante presuntuoso

sabato 19 Gennaio 2019

Politici impreparati a gestire la Comunità

Parafrasando Luigi Pirandello in “Sei personaggi in cerca d’autore”, osiamo dire: “La scena politica è un teatro ove si gioca a fare sul serio”. Ma come in qualunque teatro ci sono attori bravi e altri scadenti.
Purtroppo la maggioranza degli attori politici dei nostri tempi è formata da persone non preparate, che non hanno fatto esperienze multiple nel lavoro, che non parlano le lingue, che non hanno letto almeno mille libri, che si nutrono di Tweet, che sparano fake news, che quando non sanno una cosa “la prendono in Google” secondo un famoso umorista, Oreste Lionello.
Come possono pensare di gestire una Comunità di 60 milioni di cittadini, così diversi fra loro, con usi, costumi e dialetti incomprensibili all’interno della stessa?
Chi non è capace per se stesso, chi non è capace di inventarsi un lavoro o di trovarlo anche quando non c’è, come può pensare di farlo trovare agli altri?
Però la democrazia è questa. Non fa differenza fra ignorante e colto, fra più stupido e più intelligente, fra il barbone e il delinquente non ancora condannato. Tutti costoro votano!
 
In Francia si dice che il ceto politico forma una Élite; si aggiunge che l’Élite è arrogante e supponente perché intende far pesare sulle altre classi sociali la propria competenza.
Presidenti della Repubblica, ministri e dirigenti generali escono dall’Ena (école Nationale d’Administration), tutta gente preparata che sa come funziona la complessa macchina dello Stato e trova per conseguenza le opportune soluzioni ai problemi della società.
Emmanuel Macron, un quarantenne venuto dal nulla ed eletto con appena il 22% dei voti alla prima tornata, sta dimostrando la sua pochezza anche perché non sembra che egli provenga dall’Ena.
Dunque, anche l’arroganza dell’élite è un grave difetto. Chi gli fa da contraltare? L’ignorante. Il quale ha la sensazione di sapere tutto, di inventare cose nuove (che esistono da secoli), colmo di presunzione e di supponenza, pronto a dire castronerie con la saccenza di chi tiene la testa per dividere le orecchie, o per consumare shampoo. Tristi considerazioni ma tanto realistiche.
 
Il nostro Paese attraversa da 25 anni un periodo oscuro: la rivoluzione di Berlusconi del ‘94 è fallita, come il suo partito. La gioiosa macchina da guerra di Occhetto è passata come l’espace d’un matin, il guazzabuglio dell’Ulivo di Prodi è defunto per mano di Bertinotti e del prode Mastella, il giovane virgulto Matteo Renzi, che aveva fatto approvare dal Parlamento una buona riforma costituzionale, si è autodistrutto per la propria presunzione, ed oggi ci ritroviamo con i due nuovi astri, Luigi Di Maio, uno stewart di stadio, e Matteo Salvini, che non ha fatto altro da quando aveva 18 anni che raccogliere consensi e attaccare manifesti, come il suo ex maestro Umberto Bossi.
Gli italiani sono disorientati, non sanno che pesci pigliare e metà di essi non vota o lo fa in modo distratto e non coscienzioso. La conseguenza di quello che precede è che l’Italia è governata da minoranze organizzate, altro che democrazia, le quali servono se stesse ed i propri egoismi, altro che servire i cittadini.
 
L’Élite è arrogante, l’ignorante è presuntuoso. Che c’è al di fuori di questi due soggetti? La massa dei cittadini Perbene che lavora, che si sacrifica, ma che non ha la coscienza sociale di esercitare una vera pressione nei confronti dei governi, per evitare i disastri che combinano.
Sì, è vero, sabato c’è stata la manifestazione dei 30.000 Sì Tav, a Torino, nella stessa città ove nel 1980 ci fu la famosa manifestazione dei 40.000 ceti medi. Ma queste sono azioni sporadiche, mentre ne servirebbero continuamente, per spiegare a lor signori che i cittadini non sono somari, che leggono e capiscono come vanno le cose. I cittadini non agiscono con frequenza per correggere le distorsioni del settore pubblico. Scrivono poco ai giornali, anche se inondano i social di frasi e frasette.
Cosicché le fasce intermedie che collegano i governanti ai cittadini, come sindacati, associazioni imprenditoriali, ordini professionali e altri, non hanno la forza (e spesso la voglia) di contrastare adeguatamente chi sta ai vertici per farli rinsavire. Un bel guaio!

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