Migranti: salvataggio in extremis - QdS

Migranti: salvataggio in extremis

redazione

Migranti: salvataggio in extremis

lunedì 21 Gennaio 2019

Soltanto dopo ore di silenzio la Libia soccorre cento persone su un barcone in avaria, rimaste per troppo tempo in balia del mare. L'Anpi, "Dal governo miope, xenofoba e tragica politica di contrasto all'accoglienza". Di Battista, "I porti chiusi non fermeranno queste migrazioni"

Dopo i centosettanta morti dei giorni scorsi, nel Mediterraneo altri cento migranti sono rimasti in balia del mare per ore e solo in nottata sono stati soccorsi da un cargo inviato dalla Libia, dove torneranno.
 
Si è rischiata ieri una nuova strage in quel Mare nostrum che continua a essere, come ha sottolineato la presidente del Senato Elisabetta Casellati, un cimitero dei migranti.
 
Cento persone – tra cui venti donne e dodici bambini, uno dei quali potrebbe essere morto di stenti – hanno atteso l’aiuto su un barcone in avaria a sessanta miglia al largo delle coste di Misurata.
 
Ore di angoscia che sono terminate con l’invio dei soccorsi: ieri a tarda sera il Lady Sharm, battente bandiera della Sierra Leone, un mercantile che passava nella zona è stato dirottato sul posto dalla Guardia costiera libica e ha cominciato a imbarcare i migranti.
 
Al termine delle operazioni, il cargo si è diretto verso le coste libiche, da cui il barcone con i migranti era partito.
 
"Verranno portati in salvo nel porto di Misurata", ha fatto sapere Palazzo Chigi, che in precedenza aveva sollecitato la Guardia costiera libica affinché effettuasse quanto prima l’intervento visto che i referenti libici per i soccorsi non davano alcuna risposta.
 
Questi i fatti.
 
Nella mattinata di ieri Alarm Phone, il sistema di allerta telefonico utilizzato per segnalare imbarcazioni in difficoltà, ha ricevuto la segnalazione del natante in avaria al largo di Misurata.
 
Ora per ora, minuto per minuto, ha raccontato via tweet il dramma delle cento persone stipate sull’imbarcazione facendo il resoconto delle innumerevoli segnalazioni effettuate a Roma, La Valletta e Tripoli, quest’ultima indicata da tutti come autorità competente a coordinare i soccorsi.
 
"Abbiamo chiamato sette numeri differenti della sala operativa della cosiddetta Guardia costiera di Tripoli – hanno raccontato i volontari – ma non abbiamo ricevuto risposta. Malta ci ha fornito un ottavo numero, che non risponde. Tutto questo è ridicolo. Ne basterebbe uno che funzionasse. Abbiamo avvisato Italia e Malta che la Libia non è raggiungibile. Nessuno ha attivato un’operazione di soccorso".
 
Affermazioni respinte dalla Marina libica, che con il suo portavoce, il brigadiere Ayoub Gassem, ha smentito che le richiesta di soccorso siano state ignorate, sottolineando che in mattinata altri 140 migranti sono stati salvati da una motovedetta di Tripoli.
 
Dal canto suo la Guardia costiera italiana ha precisato che, non appena saputo dell’emergenza, "come previsto dalla normativa internazionale sul Sar ha immediatamente contattato la Guardia Costiera libica, nella cui area di responsabilità era in corso l’evento, che ha assunto il coordinamento e non potendo mandare propri mezzi perché impegnati nei precedenti soccorsi, ha inviato sul posto il mercantile della Sierra Leone".
 
A bordo del barcone i naufraghi hanno trascorso ore drammatiche: "Stiamo congelando, la situazione è disperata, aiutateci. Abbiamo paura di morire"", dicevano mentre imbarcavano acqua.
 
Altri 47, salvati ieri da un gommone che stava per affondare, sono sulla Sea Watch, sempre al largo della Libia, sono in attesa di conoscere quale sarà il loro destino.
 
"Nessuno – hanno detto i membri dell’equipaggio – ci dà informazioni, non sappiano cosa fare, quale sarà il porto dove attraccare. Chiediamo istruzioni e restiamo in attesa".
 
E anche loro hanno sottolineato: "Siamo stati rimandati ai libici che però non rispondono. Non c’è modo di parlare con loro".
 
Intanto anche l’Associazione partigiani d’Italia è intervenuta sulla vicenda migranti: "Chiudere i porti, ignorare la violenza che ogni giorno avviene in Libia – ha detto la presidente Carla Nespolo – contrastare la meritoria azione delle Ong, sono le cause di questa, come di altre terribili tragedie del mare. Quei morti bambini, quelle donne e quegli uomini annegati in mare, turbino i sonni dei responsabili di questo sterminio. C’e una gravissima responsabilità della Ue, paralizzata dalle divisioni e dalle polemiche fra i suoi Paesi e c’è una ancor più grave responsabilità del governo italiano, con la sua miope, xenofoba e tragica politica di contrasto all’accoglienza".
 
E a sostegno di Di Maio che ha indicato le politiche coloniali della Francia come causa di questo nuovo olocausto, è intervenuto il grillino Alessandro Di Battista, che a "Che tempo che fa" ha detto: "Cosa farei in questo momento per questi migranti in pericolo? Salverei le persone e le porterei a Marsiglia: fino a che non si crea un incidente diplomatico con la Francia il problema non si risolve".
 
"Ma – ha aggiunto, in apparente contrasto con Matteo Salvini – non saranno certo i porti chiusi o il muro di Trump a fermare queste migrazioni".
 

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