Migranti: il nodo della Libia - QdS

Migranti: il nodo della Libia

redazione

Migranti: il nodo della Libia

lunedì 21 Gennaio 2019

Per Di Maio è a quel Paese che spettano i salvataggi in mare, ma l'Onu dice che non è un porto sicuro. E Medici senza frontiere parla di lager libici. Ancora in mare i 47 salvati da Sea Watch, "Non vogliamo tornare all'inferno"

Riemerge il nodo della Libia e il contrasto tra il governo pentaleghista – con un Salvini meno esposto che stavolta manda avanti Di Maio – e le organizzazioni umanitarie.
 
"Abbiamo richiamato la Guardia costiera libica perché ci aspettiamo da loro i salvataggi in mare" ha detto il vicepremier grillino parlando del salvataggio di cento persone nel Mediterraneo dopo i centosettanta morti dei giorni scorsi che continuano a provocare reazioni.
 
"Siamo in lutto – ha detto al proposito la segretario generale della Cgil, Susanna Camusso – perché la morte di 170 persone nel Mediterraneo è un’onta insopportabile".
 
Di Maio si è invece limitato a ribadire le critiche alla Francia tornando sul "franco delle colonie" con cui Parigi "impoverisce" l’Africa.
 
"Per far restare gli africani in Africa – ha sottolineato – basta che i francesi stiano a casa loro. La Francia cominci ad aprire i porti. I migranti li portiamo a Marsiglia finché non la smettono di stampare a Lione la moneta per l’Africa".
 
Il problema è che il governo pentaleghista continua a considerare la Libia ciò che, secondo le organizzazioni umanitarie, non è affatto.
 
Ossia un Porto sicuro.
 
Carlotta Sami, portavoce italiana dell’Unhcr, l’organizzazione internazionale per i rifugiati delle Nazioni Unite, sostiene che la Libia "non è un porto sicuro" e che "il ritorno di persone da acque internazionali verso la Libia è contro il diritto internazionale".
 
Che riportare i migranti in Libia sia "terribilmente sbagliato" lo sostiene anche Medici Senza Frontiere, che in un tweet ha ricordato i rapporti di Human Rights e Amnesty sul trattamento dei migranti nei centri di detenzione libici.
 
"Le cento persone – ha scritto Msf – che ieri hanno atteso ore a bordo di un’imbarcazione in difficoltà prima di sapere chi le avrebbe soccorse, sono state riportate in Libia. E negli ultimi mesi i rapporti di Human Rights Amnesty hanno spiegato quanto questo sia terribilmente sbagliato".
 
"Non vogliono tornare nei lager libici, lì è l’inferno" ha affermato infatti su Twitter la portavoce italiana di Sea Watch Giorgia Linardi riportando i sentimenti dei 47 naufraghi a bordo della SeaWatch3.
 
Intanto l’equipaggio della nave è allo stremo: "Siamo fermi in mezzo al mare, con 47 persone tratte in salvo senza nessuno che ci dica dove andare. A 48 ore dall’evento non ci viene ancora detto di chi è il coordinamento dell’operazione".
 
Intanto, dal ministero dell’Interno, il capo della Lega Nord Matteo Salvini emana trionfalistici comunicati.
 
Tutti sani e salvi, e riportati indietro, i 393 immigrati recuperati dalla Guardia Costiera libica: 143 sono stati riportati a Tripoli, 144 a Misurata, 106 ad al-Khoms.
 
"La collaborazione funziona, gli scafisti, i trafficanti e i mafiosi devono capire che i loro affari sono finiti. Meno partenze, meno morti, la nostra linea non cambia", ha commentato il ministro dell’Interno Matteo Salvini.
 
 
 
 

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