Catanese convertito istigava alla guerra santa - QdS

Catanese convertito istigava alla guerra santa

redazione

Catanese convertito istigava alla guerra santa

mercoledì 23 Gennaio 2019

Provvedimento in carcere per Giuseppe D'Ignoti un pregiudicato che, dopo aver abbracciato l'Islam nel carcere di Caltagirone, utilizzava i social media per incitare alla jihad proponendo di arruolarsi in organizzazioni terroristiche. LE INTERCETTAZIONI, "ANDIAMO IN SINAI, AMMAZZIAMO TUTTI!"

La Polizia di Stato ha consegnato in carcere l’ordinanza di custodia cautelare firmata dai Gip per il pregiudicato catanese Giuseppe D’Ignoti, di 32 anni, accusato di apologia del terrorismo mediante strumenti informatici e di istigazione ad arruolarsi in associazioni terroristiche.
 
Secondo l’accusa, l’uomo, dopo essersi convertito all’Islam nel 2011 nel carcere di Caltagirone, dove ha scontato dal 2010 al 2015  una pena per violenza sessuale, lesioni e maltrattamenti nei confronti dell’ex moglie, aveva cominciato a utilizzare i social network per la sua attività di propaganda e di diffusione mediatica.
 
Sin dal 2016, su whattasapp avrebbe iniziato a svolgere un’intensa attività di proselitismo in vari gruppi.
 
Arrestato
nell’ottobre 2017
 
Nell’ottobre del 2017 D’Ignoti era nuovamente stato arrestato a Catania dalla Polizia per maltrattamenti,stavolta nei confronti della convivente ucraina. Era finito nuovamente in carcere, dove si trova tutt’ora, con l’accusa di riduzione in schiavitù, violenza sessuale continuata, sequestro di persona, maltrattamenti e lesioni personali gravissime, tutti aggravati dalla crudeltà, dai futili motivi e dall’aver profittato della maggiore forza fisica.
 
Aveva inoltre costretto la propria compagna a seguirlo nella sua scelta religiosa, obbligandola a portare il velo e a vedere immagini e video di crudeli esecuzioni di "infedeli".
 
Le perizie
della Polizia postale
 
Da perizie della polizia postale di Catania è emerso che D’Ignoti, come detto sulla piattaforma del social Whatsapp, aveva iniziato a svolgere un’intensissima attività di proselitismo in vari gruppi, nei quali si celava sempre sotto lo pseudonimo di Ahmed, fingendosi di nazionalità egiziana e inviando video e immagini sulle gesta delle milizie dell’Isis, scene cruente di uccisioni e decapitazioni.
 
Inoltre, dopo aver incitato alla Jihad ed invitato ad uccidere gli infedeli ed a conquistare l’Occidente, pur suscitando la disapprovazione da parte di molti altri partecipanti, affermava che "quelli che la pensavano come lui erano presenti in modo capillare sul suolo italiano e pronti ad agire".
 
 
I video
di Fatima
 
D’Ignoti condivideva inoltre i cosiddetti Nasheed, i canti che inneggiano all’Isis e alla Jihad e  visionava video di Giulia Sergio detta Fatima, la prima donna italiana ad aderire alla Jihad trasferendosi nel 2015 in Siria e che è stata condannata per terrorismo.
 
Ma c’era anche un video di fustigazione delle donne sotto le leggi della Sharia.

I file contenuti nello smartphone erano stati tutti cancellati, ma grazie a un accurato lavoro tecnico della Polizia postale, sono stati recuperati.
 

"Si va in Sinai,
ammazziamo tutti!"
 
Agghiaccianti le intercettazioni delle telefonate del pregiudicato:  "Si fa un po’ di pulizia. Milano, puliamo Milano… Puliamo qualsiasi cosa. Puliamo la Calabria. Andiamo nel Sinai, dice. Il Sinai è bello… Ma non è giusto: se uno vuole stare lì? Non è una bella zona (il Sinai)? Andiamo lì, ci pigliamo una casa bella libera e lì ci addestriamo, spariamo, ammazziamo tutti!".
 
L’operazione è la conclusione di una complessa indagine della sezione Antiterrorismo della Digos di Catania, coordinata dalla Direzione centrale polizia di prevenzione, e con il contributo della Polizia postale del dipartimento Sicilia Orientale.
 
Titolare dell’inchiesta è la Procura distrettuale del capoluogo etneo che ha chiesto ed ottenuto l’emissione dell’ordinanza cautelare in carcere.
 
A convertire il pregiudicato catanese nel carcere di Caltagirone sarebbe stato un cittadino marocchino, Aziz Sarrah, poi rimpatriato nel 2017  poiché trovato in possesso di un vessillo dell’Isis.

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