Dissesto Catania: la risposta alla Corte Conti - QdS

Dissesto Catania: la risposta alla Corte Conti

redazione

Dissesto Catania: la risposta alla Corte Conti

giovedì 24 Gennaio 2019

Dopo le motivazioni della sentenza d'appello, gli ex assessori Girlando e Andò spiegano come il Comune si sarebbe dovuto difendere. Debiti fuori bilancio gravemente sottostimati nel primo Piano di rientro di Bonaccorsi, che calcolò anche venti milioni l'anno in più da trasferimenti statali e regionali mai avviati. "Non serviva costituire un fondo per le Partecipate"

"Alla luce di quanto scritto sulla sentenza della Corte dei conti che ha condannato il Comune di Catania al dissesto "appare evidente che l’attuale assessore Bonaccorsi debba seriamente riflettere e trarne le conseguenze".
 
Ad affermarlo, in una nota congiunta, sono due ex assessori al Bilancio del Comune di Catania, Giuseppe Girlando – che nei giorni scorsi ha spiegato con due dettagliati articoli sul Quotidiano di Sicilia tutti i retroscena del dissesto – e Salvatore Andò.
 
Le motivazioni
della sentenza d’appello
della Corte dei conti
 
In un comunicato dell’attuale amministrazione comunale viene riportata parte delle motivazioni della sentenza: "La situazione finanziaria del Comune non avrebbe consentito una diversa soluzione, poiché la stessa si è talmente aggravata da non rendere possibile il risanamento" stante che "gli esercizi successivi all’adozione del piano di riequilibrio sono stati caratterizzati da un peggioramento del disavanzo di amministrazione, documentato dai rendiconti approvati. La Corte dei Conti a Sezioni riunite in speciale composizione rigetta il ricorso ed accerta il conseguente obbligo del Comune di Catania a dichiarare il dissesto".
 
Con queste motivazioni, in appello, la magistratuta contabile lo scorso 7 novembre ha respinto il ricorso, promosso dal Comune di Catania contro la deliberazione di dissesto economico finanziario, pronunciato in primo grado nell’adunanza del 4 maggio 2018 dalla Sezione regionale di controllo della Sicilia.
 
Le sezioni unite della Corte dei conti in appello hanno richiamato, confermandole, le ragioni economico-finanziarie del giudizio di primo grado.
 
"La Sezione – scrive la Corte dei conti – ha accertato un ulteriore disavanzo, non registrato nei documenti contabili determinato dall’assenza o sottostima, nell’ambito del risultato di amministrazione al 1° gennaio 2015, al 31/12/2015 e al 31/12/2016, di rilevanti fondi obbligatori per legge" e ha altresì constatato "che negli esercizi 2015 e 2016 il Comune non ha previsto alcun fondo a copertura dei relativi rischi per il proprio bilancio. L’accantonamento pretermesso, stimato dalla Sezione per il 2015 in euro 4.445.919, peggiora il disavanzo effettivo".
 
Il nodo dei debiti
fuori bilancio
ulteriori
 
I giudici contabili d’appello, inoltre, hanno segnalato un ulteriore peggioramento della situazione finanziaria dell’Ente "determinata dai debiti fuori bilancio. In disparte tutte le irregolarità riscontrate su quelli inseriti nel piano originario, tra le quali il mancato finanziamento e la mancata produzione degli accordi definiti con i creditori in merito alla rateizzazione del pagamento, che pongono in dubbio l’effettiva sostenibilità dello stesso, la Sezione regionale di controllo ha accertato l’emersione di debiti fuori bilancio successivamente alla riformulazione del piano".
 
"Debiti fuori bilancio ulteriori rispetto a quelli inseriti nel piano riformulato sono emersi nel 2016 e nel primo semestre 2017. Inoltre, secondo quanto dichiarato dalla stessa Amministrazione, da luglio a dicembre 2017 sono emersi ulteriori debiti fuori bilancio per circa 22 milioni di euro".
 
Per i giudici, dunque, "la cassa dell’Ente è in una situazione così deficitaria da non poter sostenere, oltre alle ordinarie esigenze di bilancio, l’onere della restituzione di tutte le anticipazioni ricevute e la provvista necessaria per provvedere al pagamento dei debiti fuori bilancio".
 
"Debiti fuori bilancio
gravemente sottostimati
nel primo Piano di rientro"
 
Girlando e Andò, nella loro nota, sottolineano come, a leggere la sentenza, "il fattore formale decisivo per la dichiarazione di dissesto è l’emersione negli anni dal 2014 in poi di una imponente e imprevista massa di debiti fuori bilancio".
 
"Debiti fuori bilancio – spiega la nota degli assessori – relativi a giudizi pendenti alla data di redazione del piano di riequilibrio Bonaccorsi Stancanelli, gravemente sottostimati dall’allora ed attuale assessore al bilancio".
 
Girlando e Andò sottolineano come si sia "parlato lungamente in questi mesi di come il dissesto sia dipeso da un incremento dei debiti per svariate centinaia di milioni, notizia fake ed assolutamente smentita dai dati contabili".
 
Girlando e Andò,
"Non serviva costituire
il Fondo per le Partecipate"
 
"Deve fare riflettere – aggiungono i due – che l’altra censura in ordine di importanza sollevata dalla Corte sia il mancato appostamento di un fondo di 4,5 milioni per perdite società partecipate".
 
"Non sappiamo come si sia difeso il Comune – scrivono Girlando e Andò – però c’è da segnalare che secondo leggi contabili vigenti la creazione del fondo avrebbe potuto essere realizzata nei tre anni successivi. E nel caso in questione la partecipata ha realizzato negli anni successivi utili che hanno pareggiato le precedenti perdite. Quindi nessun fondo andava costituito".
 
"Bonaccorsi sbagliò a prevedere
introiti poi non ottenuti
da trasferimenti nazionali e regionali"
 
Un altro "grave errore" del Piano di rientro di predisposto da Bonaccorsi sarebbe stato quello di prevedere "introiti da trasferimenti statali e regionali che non si sono poi ottenuti. Sono mancati all’appello ogni anno circa 20 milioni".
 
"Con questa sentenza – conclude quindi la nota – appare evidente che l’attuale assessore Bonaccorsi debba seriamente riflettere e trarne le conseguenze".
 

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