Pratiche di sostenibilità locale, i comuni siciliani in coda - QdS

Pratiche di sostenibilità locale, i comuni siciliani in coda

Rosario Battiato

Pratiche di sostenibilità locale, i comuni siciliani in coda

venerdì 25 Gennaio 2019

I numeri dell’Ispra relativi alle eccellenze progettuali del territorio per migliorare vivibilità e ambiente. Unica parziale eccezione è Palermo che realizza buone azioni per il territorio e per l’energia

PALERMO – L’ambiente e la Sicilia faticano a stringere un legame serio. Un passaggio ribadito anche dalla latitanza di storie e progetti che collocano le città siciliane lontane dai modelli virtuosi registrati nelle aree urbane centro-settentrionale e in alcune zone del meridione. Lo dicono i dati dell’Ispra che ha mappato le buone pratiche di sostenibilità locale.
 
L’analisi effettuata dall’Istituto si basa sulle esperienze realizzate in 120 Città italiane in alcuni specifici settori di intervento come strategie partecipate e integrate, energia, mobilità, rifiuti, territorio e paesaggio. I dati, aggiornati all’ottobre scorso e contenuti all’interno del XIV rapporto qualità dell’ambiente urbano, dimostrano che gli esempi di eccellenza servono concretamente per migliorare la qualità della vita dei cittadini.
 
A definire il primo ritardo dei comuni isolani nei confronti del resto d’Italia è l’indicatore che valuta le strategie partecipate e integrate, cioè le “buone pratiche che promuovono una pianificazione ambientale integrata, che sperimentano metodi partecipativi, che attuano iniziative di educazione ambientale ed attività di comunicazione volte alla diffusione della consapevolezza delle principali criticità ambientali ed al miglioramento della sostenibilità degli stili di vita”.
 
Il quadro isolano è abbastanza misero: Trapani, Agrigento, Caltanissetta e Ragusa si collocano nella fascia a zero pratiche rilevate, mentre tutte le altre si piazzano in classe 1, cioè con un massimo di 3 pratiche rilevate. Al top della graduatoria si trovano modelli di sostenibilità come Ferrara e Modena che, secondo gli esperti dell’Ispra, hanno “un’esperienza pluriennale e possono essere considerati modelli di riferimento”.
 
Pessimo anche il quadro che comprende le buone pratiche nel settore energia, che include tutte quelle azioni volte al miglioramento della sostenibilità energetica delle città. Si trovano a zero 5 comuni capoluogo su 9 (Catania, Siracusa, Agrigento, Trapani, Caltanissetta), mentre Enna, Ragusa e Messina accedono alla classe 1, con un massimo di 3 buone azioni. Bene, invece, soltanto Palermo che rientra tra quelle che “hanno attuato numerose buone pratiche nel settore”.
 
Il settore della mobilità, che mira fondamentalmente a “garantire l’accesso a sistemi di trasporto sicuri, sostenibili, e convenienti per tutti, migliorare la sicurezza stradale, in particolare potenziando i mezzi pubblici”, è tra i più in difficoltà in Sicilia. Non a caso, quattro comuni capoluogo (Agrigento, Caltanissetta, Enna e Trapani) non hanno avviato iniziative virtuose in questo senso, mentre gli altri si collocano appena un gradino sopra (Classe 1 con un massimo di tre interventi). Merita di essere citato il progetto “Muoviti Bene che ti Premio”, presentato dal Comune di Marsala in partnership con i Comuni di Alcamo, Calatafimi-Segesta, e Petrosino, con l’obiettivo di “migliorare l’accessibilità al centro storico con mezzi sostenibili”.
 
Anche nel settore di intervento dei rifiuti non ci sono sorprese brillanti, quattro comuni in classe 0 (Trapani, Caltanissetta, Agrigento e Catania) e il resto solo in classe 1, mentre nel settore del paesaggio si segnala l’ottima prestazione di Palermo (numerose buone pratiche nel settore), la discreta posizione di Trapani e Agrigento, collocate nella classe di mezzo, e il silenzio assordante di tutte le altre.

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