Voto assenteista disgusto dei cittadini - QdS

Voto assenteista disgusto dei cittadini

Carlo Alberto Tregua

Voto assenteista disgusto dei cittadini

venerdì 25 Gennaio 2019

Deputato eletto col 15% di affluenza

Nel collegio di Cagliari, domenica scorsa, alle elezioni suppletive per scegliere il sostituto del dimissionario Andrea Mura alla Camera, è stato eletto Andrea Frailis con un’affluenza alle urne del 15,5% degli aventi diritto.
Si tratta del punto più basso di partecipazione popolare ad elezioni politiche degli ultimi decenni. Si deduce che il disgusto dei cittadini per questa classe politica è aumentato progressivamente. Da parte di ogni cittadino non c’è più neanche la voglia di andare a scegliersi il proprio candidato affinché lo rappresenti nelle istituzioni.
Questo fatto è il sintomo di una grave malattia della democrazia, che quando non vede più partecipare i cittadini, cioè il popolo, vede disgregarsi le ragioni dello stare insieme.
Di fronte a questa bassissima partecipazione, risulta irrilevante chi sia stato eletto e altrettanto irrilevante la sua appartenenza a uno dei partiti politici. Nel caso in esame al deputato pentastellato dimissionario uscente Mura è subentrato il pidiessino Frailis, cambiando poco nella geografia della Camera dei deputati.
 
L’avvicendarsi continuo, anno per anno, di elezioni politiche (nel 2018), europee e delle Regioni Abruzzo, Sardegna, Piemonte, Basilicata, Calabria ed Emilia Romagna (nel 2019), amministrative nel 2020, mantiene i partiti in continua fibrillazione, perché i loro leader – non essendo statisti – continuano a seguire l’onda dei sondaggi e cioè degli umori della gente, giorno per giorno.
Ma questo comportamento è il contrario di quello che dovrebbero ottenere gli statisti, i quali hanno il dovere e l’obbligo di formulare piani di medio-lungo periodo, anche oltre la legislatura, tendenti a migliorare la vita dei propri concittadini, anche a costo di non essere rieletti.
Ma, si sa, l’egoismo è forte e prevale quasi sempre sull’altruismo, perché l’attuale classe politica – essendo mediamente ignorante e non avendo studiato – non ha la capacità di capire il senso più profondo del servizio alla gente.
Ed è proprio questa la lacuna più grossa di questa classe politica, di cui però non si rende conto perché ha la vista corta che gli impedisce di guardare anche oltre l’orizzonte. Così facendo porta tutto il Paese verso il disastro.
 
La Democrazia si basa sull’alternanza delle parti al Governo. Quando partiti opposti stanno insieme solo per gestire il potere, ne viene meno la ragion d’essere, perché non c’è più il bilanciamento tra opposti.
Tutto ciò è frutto anche di una legge elettorale pessima che non consente la realizzazione del principio democratico che si basa su maggioranza e minoranza, senza fibrillazioni per tutta la legislatura.
In Italia non si sa mai chi ha vinto alla fine di una tornata elettorale, perché il frazionamento dei suffragi fra partiti e partitini, non fa chiarezza della volontà popolare.
Ma perché tutti i partiti tengono in vita una siffatta legge elettorale che impedisce la vera democrazia? Per consentire a cespugli e cespuglietti, al singolo deputato, alla singola corrente, di contare qualcosa nella spartizione del potere e della torta economica che ne consegue.
Non si capisce perché, invece, non si mettano tutti d’accordo per votare una legge elettorale maggioritaria che determini in maniera inequivocabile chi dovrà governare, in base a un mandato chiaro e ineludibile da parte dell’elettorato.
 
Dove porterà il disgusto della gente nei confronti di questa classe politica? Forse a un più marcato assenteismo. Ma questo è molto negativo, perché il dovere di ognuno di noi è quello di fare delle scelte.
Si può comprendere il disgusto, ma non giustificarlo perché esso rappresenta una forma di deresponsabilizzazione e consente a piccole minoranze organizzate di far prevalere i propri interessi su quelli generali, con ciò snaturando il principio di democrazia che vuole governi di maggioranza fronteggiati da opposizione di minoranze.
Non scriviamo nulla di nuovo. Il dibattito sulla democrazia è vecchio di 24 secoli. Lo stesso concetto è sempre stato elastico. vogliamo ricordare quella greca, citata spesso come esempio, nella quale non c’era il suffragio universale. eppure si chiamava democrazia, che oggi non si comprende. Ma per capire meglio la sua essenza non c’è che un mezzo: leggere e studiare; leggere e studiare.

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