À la guerre comme À la guerre - QdS

À la guerre comme À la guerre

Pino Grimaldi

À la guerre comme À la guerre

sabato 26 Gennaio 2019
Siamo stati in guerra con la Francia dalle ore 18 del 10 Luglio1940 alle ore 11 del 15 Settembre 1947, quando il plenipotenziario Italiano Soragna – che non avendo l’Italia uno stemma pone sulla ceralacca il sigillo con il suo anello di nobile – consegna al Ministero degli Esteri Francese il testo del trattato di ben 90 articoli imposto dalla potenze vincitrici dopo l’armistizio breve – 3 settembre 1943- il definitivo 29 stesso mese – e la dichiarazione di guerra alla Germania del successivo 13 ottobre (citato come pentimento dell’Italia!) ratificato dalla Assemblea Costituente con 262 voti a favore, 68 contrari e 80 astenuti, firmato da De Nicola – capo provvisorio dello Stato – solo come “atto amministrativo di trasmissione”.
 
Guerra de iure di 7 anni; di fatto 14 giorni (armistizio firmato da Badoglio e Hutzinger, Villa Incisa Roma, 24 Giugno 1940); attività bellica: 5 giorni! Onde il famoso “pugnale alla schiena” alla Francia già arresasi alla Germania.
Questo snocciolare date ed avvenimenti per capire che per la Francia il nostro paese è sempre stato di “mandolinari infedeli” e per noi la “cugina” che aveva favorito l’unità d’Italia ( breccia di porta Pia 1870) sempre guardata con invidia – le grandeur -, ed odio per avercene fatte di tutti i colori: da tempo ormai un arcobaleno.
 
Nulla di nuovo. Se non che ad Aquisgrana (quella dei “lavacri” Manzoniani), Francia e Germania hanno rinverdito l’accordo De Gaulle/Adenauer 1963, ampliandolo e creando un polo europeo per una egemonia – già esistente!- nel prossimo parlamento con un manipolo di pronti a tutto ed “udite udite” promettere un seggio permanente nel consiglio di sicurezza Onu alla Germania che per esso stravede. è un “do ut des” che Macron al di sotto anche di Trump nei sondaggi, teoricamente, può in teoria sostenere avendo uno dei cinque seggi permanenti e con diritto di veto sui 15 del Consiglio, con dieci ruotanti biennalmente (oggi Germania è uno di questi) ma Francia, grazie all’arrendevolezza a Yalta di Roosevelt, malato, e Stalin che voleva via libera per una espansione comunista in Europa (Pc francese il più grande nel dopoguerra) fecero sì che De Gaulle che aveva fatto la guerra da radio Londra ebbe la sua Francia amministrata per 5 anni dal collaborazionista Petain, elevata allo stesso livello di Usa, Cina, Russia ed Inghilterra veri vincitori della II Guerra mondiale.
 
E qui l’uscita del nostro primo ministro che nell’intento di smazzare chiede alla Francia di rinunciare al suo seggio e trasformarlo in uno per l’Europa: alias penalizzare la Francia (i suoi due vice contenti) e dimostrare l’europeismo del suo governo. Senza rendersi conto che è “improponibile” a norma della Carta Onu soprattutto perché Eu è solo “organizzazione internazionale sui generis” che non può avere rappresentanza ma, eventualmente come il Vaticano, ruolo di “osservatore” deciso dalla Assemblea – e non sine die – perché non previsto nella Carta. Modo per rafforzare ciò che i francesi pensano di noi.
E noi… di loro.
La guerra continua.

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