Tre anni di depistaggi e reticenze, né verità né giustizia per Regeni - QdS

Tre anni di depistaggi e reticenze, né verità né giustizia per Regeni

Tre anni di depistaggi e reticenze, né verità né giustizia per Regeni

sabato 26 Gennaio 2019

Fiaccolate in oltre cento piazze italiane per ricordarne il rapimento al Cairo. Il corpo del dottorando italiano, con evidenti segni di tortura, fu ritrovato 9 giorni dopo

ROMA – Ieri sera alle 19.41 (l’ora in cui Giulio Regeni fu rapito tre anni fa al Cairo) in oltre 100 piazze italiane migliaia di luci si sono accese in occasione del terzo anniversario della sparizione di Giulio Regeni al Cairo.
 
L’iniziativa è stata promossa da Amnesty International che ricorda come “il 25 gennaio 2016 il nome di Giulio Regeni si aggiunse a quelli dei tanti egiziani e delle tante egiziane vittime di sparizione forzata. Pochi giorni dopo, il 3 febbraio, il nome del ricercatore italiano si sarebbe aggiunto al lungo elenco delle persone torturate a morte in Egitto”.
 
A Fiumicello, assieme alla famiglia e agli amici del ricercatore barbaramente ucciso, c’erano il Presidente della Camera Roberto Fico e fra gli altri Beppe Giulietti, presidente della Fnsi. A Roma la fiaccolata si è svolta in piazza di Montecitorio, con l`adesione della Federazione nazionale della stampa italiana, Ordine dei giornalisti, Articolo 21 e Usigrai.
 
“Da tre anni centinaia di migliaia di persone insieme a enti locali, università, scuole e associazioni chiedono la verità per Giulio Regeni. Abbiamo una speranza: che non ci sia un quarto 25 gennaio senza che siano state accertate per via giudiziaria le responsabilità per la sparizione, la tortura e l’uccisione di Giulio. Continuiamo a chiedere quella verità a due governi: quello italiano che deve reclamarla con azioni più decise e quello egiziano che deve fornirla senza ulteriori ritardi”, ha dichiarato Antonio Marchesi, presidente di Amnesty International Italia.
 
“Giulio Regeni – si legge nell’appello che sta facendo il giro del mondo promosso da Amnesty per arrivare alla verità sul suo omicidio – era un cittadino italiano e uno studente di dottorato presso l’Università di Cambridge, nel Regno Unito. Stava conducendo una ricerca sui sindacati indipendenti in Egitto nel periodo successivo al 2011, quando finì il governo di Hosni Mubarak. Era al Cairo per svolgere la sua ricerca quando, il 25 gennaio 2016, il quinto anniversario della “Rivoluzione del 25 gennaio”, è scomparso. Il suo corpo, con evidenti segni di tortura, è stato ritrovato nove giorni dopo, il 3 febbraio, in un fosso ai bordi dell’autostrada Cairo-Alessandria. Da allora è partita una grande campagna e migliaia di persone, enti, scuole, media hanno esposto striscioni con la richiesta di verità per Giulio Regeni. Alla vigilia di ferragosto del 2017 il governo italiano ha annunciato la volontà di “normalizzazione” nei rapporti con l’Egitto e la volontà di rimandare l’ambasciatore al Cairo: l’Italia rinuncia all’unico strumento di pressione per ottenere verità nel caso di Giulio Regeni, ma la nostra battaglia continua. L’ambasciatore Cantini si è insediato al Cairo il 14 settembre, da allora pochi sono stati i passi in avanti nella ricerca della verità. Il 4 dicembre 2018 la Procura di Roma ha iscritto cinque persone nel registro degli indagati”.

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