Sea Watch: quasi una "Diciotti bis" - QdS

Sea Watch: quasi una “Diciotti bis”

Pietro Crisafulli

Sea Watch: quasi una “Diciotti bis”

sabato 26 Gennaio 2019

La vicenda della nave con 47 naufraghi a bordo costretta a rimanere al largo di Siracusa ricalca, aggravata dalle temperature rigide dell'inverno, quella vissuta nell'estate scorsa e per la quale è stata presentata richiesta di autorizzazione a procedere per Salvini. No alla richiesta di sbarco per i ragazzi formulata dalla Procura per i minorenni di Catania. I politici chiedono di salire a bordo e migliaia di persone manifestano: "Accogliamoli"
 

Si è protratta per alcune ore, nella sede della Capitaneria di porto di Siracusa, la riunione per decidere se fare sbarcare o meno gli otto minori non accompagnati che si trovano sulla nave Sea watch 3 in rada davanti alla costa aretusea.
 
Poi è arrivato il no alla richiesta della Procura per i minorenni di Catania di far sbarcare i minori non accompagnati della Sea Watch – otto sui 13 inferiori ai 18 anni tra i 47 naufraghi salvati dalla Ong – perché fossero "collocati in apposite strutture", come aveva scritto la procuratore Caterina Ajello in un documento inviato ai ministri dell’Interno e dei Trasporti, al presidente del Tribunale per i minorenni di Catania e alla Procura generale etnea ma anche al prefetto di Siracusa.
 
Gli otto ragazzi hanno dai 14 ai 16 anni, e non diciassette come sostenuto ieri da ambienti del Ministero dell’Interno.
 
La Procura per i minorenni di Catania, in ogni caso, aveva chiesto di avviare un apposito procedimento civile a tutela degli extracomunitari stranieri non accompagnati e che gli stessi possano sbarcare per essere collocati nelle apposite strutture. I minori non accompagnati, come sottolineato dalla magistratura, hanno infatti il diritto di essere accolti in strutture idonee, ad aver nominato un tutore e a ottenere il permesso di soggiorno.
 
"I diritti riconosciuti dalle convenzioni internazionali e dalla normativa italiana – aveva scritto la Procuratore – impongono il divieto di respingimento, di espulsione, riconoscendo invece il diritto a esser accolti in strutture idonee, ad avere nominato un tutore e avere un permesso di soggiorno".
 
Diritti che, aveva sottolineato la magistrato, "vengono elusi a causa della permanenza a bordo della nave" dove sono "costretti a situazione di disagio fino a quando la situazione politica internazionale non sarà risolta" con "grave violazione dei loro diritti".
 
La richiesta era stata avanzata dopo una segnalazione dell’ufficio dei Difensori dei diritti dei bambini del Comune di Siracusa e oggi alla riunione in Capitaneria di Porto era presente la garante per l’Infanzia, l’avvocato Carla Trommino, che ha esaminato con la Guardia costiera e Guardia di Finanza, le documentazioni riguardanti i minori non accompagnati.
 
Il braccio di ferro sui minori non accompagnati – e non solo – ricalca, aggravata dalle temperature rigide dell’inverno, quella vissuta nell’estate scorsa della nave Diciotti, per la quale nei giorni scorsi è stata presentata dal Tribunale dei Ministri di Catania una richiesta di autorizzazione a procedere per il capo della lega Nord e ministro dell’Interno Matteo Salvini.
 
In quell’occasione Salvini ostentava,come ora, sicurezza, continuando ad affermare che le Ong aiutano gli scafisti, circostanza questa mai provata come sottolineato oggi dalla Magistratura nell’apertura dell’Anno giudiziario di Palermo.
 
E ancora il capo della Lega Nord ha dichiarato: "Stiamo valutando nelle prossime ore il fatto che si possa salire a bordo per acquisire tutti gli elementi utili per indagare per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina le persone che aiutano nei fatti gli scafisti".
 
Per la vicenda Diciotti furono diversi i politici che chiesero di salire a bordo della nave per verificare le condizioni dei naufraghi – compreso il presidente dell’Ars Gianfranco Miccichè che in quell’occasione diede a Salvini dello "stronzo" – e lo stesso sta avvenendo adesso.
 
Ad aver chiesto ufficialmente alla Capitaneria di porto di salire a bordo della Sea Watch sono stati finora il parlamentare nazionale Nicola Fratoianni, segretario nazionale di Sinistra italiana, e Stefania Prestigiacomo, deputata siracusana di Forza Italia.
 
"Voglio verificare di persona – ha detto la Prestigiacomo – le condizioni in cui versano i migranti a bordo della nave. Salvini faccia la sua politica, verrà giudicato dagli elettori, tuttavia non è tollerabile voltarsi dall’altra parte di fronte a quanto sta accadendo. Questa mattina ho tentato invano di mettermi in contatto con il ministro Salvini. Dopo numerosi tentativi sono riuscita a parlare solo con il suo capo di gabinetto chiedendo delucidazioni sulla vicenda e invitandolo a fare in modo che almeno i minori non accompagnati a bordo della nave fossero sbarcati e portati in un luogo sicuro".
 
Che si tratti di una "Diciotti bis" lo fa pensare anche il titolone della prima pagina di oggi sul quotidiano cattolico Avvenire, che è tornato a usare nuovamente la parola "ostaggi", come durante l’odissea della scorsa estate.
 
E che si tratti della linea dei Vescovi italiani lo ha confermato la dichiarazione di oggi dell’arcivescovo di Milano, monsignor Mario Delpini: "La voce dei cristiani – ha commentato – è sempre dettata dalla coerenza con i valori del Vangelo non dall’opinione generale o dall’emotività del momento. Questo per i cristiani è obbligatorio come credo lo sia per tutte le persone di buona volontà e serie".
 
"Siamo pronti all’accoglienza dei ragazzi della Sea Watch" aveva annunciato Giovanni Paolo Ramonda, presidente della Comunità Papa Giovanni XXIII e protagonista delle mediazioni con gli organi di competenza. La disponibilità ad accogliere era stata comunicata al Viminale. Senza esito, come detto.
 
Mons. Stefano Russo, segretario Cei, aveva dato la disponibilità della Chiesa a farsi carico – attraverso Caritas – dei minori che si trovano a bordo della Sea Watch, affermando, "il dramma che si consuma davanti alle nostre coste non può lasciarci in silenzio e la nostra voce si unisce a quella della Chiesa di Siracusa e di altre Istituzioni, Associazioni e Comunità impossibilitate a distogliere ancora lo sguardo da queste vittime".
 
Un’altra caratteristica comune con la vicenda Diciotti sono poi le manifestazioni popolari: oggi a Siracusa migliaia di persone hanno manifestato chiedendo l’accoglienza di tutti i naufraghi.
 
"Ci stanno guardando – ha detto Alessandra Sciurba di Mediterranea, in contatto con la nave ormeggiata in rada – con occhi stanchi e speranzosi. Hanno passato mesi se non anni di viaggi e spesso dopo aver subito torture. Dopo la gioia di esser stati salvati, sono costretti a questa odissea".
 
"Molti di loro – ha aggiunto – sono in ipotermia, evidenziano segnali evidenti di stress psicologico e alcuni hanno anche segni di torture fisiche subite in Libia".
 
"Questa nave non ha violato alcuna legge – ha spiegato la rappresentante di Mediterranea – e quando i governi dicono che avrebbero dovuto far intervenire i libici non è così. Perché l’Onu dichiara che Libia non è porto sicuro. Li avrebbero portato indietro in luoghi di tortura, come sono stati definiti dal rapporto Onu. Non è immaginabile che tornino in Libia. Sbarcheranno. Dipende da quanta propaganda politica vogliono costruire sulla pelle di queste persone".
 
Intanto il sindaco Francesco Italia ha ribadito che "La città di Siracusa è pronta ad accogliere i migranti", aggiungendo: "continuo a ricevere messaggi e chiamate di persone che intendono sostenere queste persone".
 
Come per la Diciotti, hanno chiesto lo sbarco dei naufraghi importanti organizzazioni internazionali come Unhcr, l’Alto Commissariato della Nazioni Unite per i Rifugiati, Unicef e Oim , l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni, esprimendo "grave preoccupazione per la situazione dei 47 migranti e rifugiati soccorsi lo scorso sabato dalla nave SeaWatch3, ai quali non è stato ancora garantito un porto di approdo sicuro".
 
"La nave – si legge in una nota – si trova adesso in acque italiane dove ha potuto cercare riparo dalle difficili condizioni meteo del Mediterraneo. la situazione a bordo è critica in quanto, non essendoci abbastanza posto all’interno dell’imbarcazione, alcune delle persone sono obbligate a restare all’esterno, sul ponte. Questa situazione non può essere protratta a lungo, soprattutto in un periodo difficile come quello invernale, con basse temperature e mare mosso".
 
"Preoccupa in particolare – prosegue la nota di Oim, Unhcr e Unicef – la situazione dei minori non accompagnati, in tutto 13, che si trovano sulla nave e per i quali è d’obbligo attivare quanto prima misure di protezione e tutela adeguate, in linea con le convenzioni internazionali".
 
Nella nota degli organismi internazionali si ricorda come "dall’inizio dell’anno sono morte quasi duecento persone nel Mediterraneo, di cui almeno 130 nelle acque che separano la Libia dall’Europa, e la priorità assoluta resta quella di salvare vite umane e garantire un porto di sbarco sicuro e un’assistenza adeguata a persone che hanno già rischiato la vita a bordo di imbarcazioni fatiscenti".
 
"È quindi urgente – conclude la nota – che ai migranti e rifugiati sulla SeaWatch3 sia garantito immediatamente lo sbarco. È allo stesso tempo necessario che, fino a quando la Libia non sarà considerata un porto sicuro, tutti gli Stati europei dimostrino finalmente senso di responsabilità e di solidarietà per i migranti e rifugiati che rischiano di morire in mare e che quindi l’attuale approccio ‘nave per nave’ venga superato e sia sostituito da un meccanismo di sbarco sicuro e ordinato nel Mediterraneo Centrale".
 
 

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