Sea Watch: pm, nessun "crimine" dal comandante della nave - QdS

Sea Watch: pm, nessun “crimine” dal comandante della nave

redazione

Sea Watch: pm, nessun “crimine” dal comandante della nave

lunedì 28 Gennaio 2019

Clamorosamente sgonfiate le "prove" di Salvini e Toninelli sulla vicenda Tunisia: il procuratore di Siracusa, Fabio Scavone, ex ufficiale della Marina militare, "Nessun indagato, scelta la rotta ritenuta più sicura"

Si sono clamorosamente sgonfiate le "prove" di Salvini e Toninelli sulla vicenda Tunisia: il comandante della Sea Watch non è indagato per i suoi spostamenti in mare dalla Procura di Siracusa, dove sono state depositate relazioni sulle indicazioni avute dalla nave della Ong anche dall’Olanda.
 
Lo ha confermato il procuratore Fabio Scavone che ha aperto un’inchiesta, come atto dovuto, a ‘modello 45’: un fascicolo senza ipotesi di reato né indagati in cui vengono acquisiti atti di indagini.
 
Tra questi anche la relazione sul mancato attracco della nave in Tunisia per un eventuale sbarco in sicurezza.
 
Secondo la valutazione espressa dal procuratore Scavone, nella decisione di non attraccare in Tunisia nonostante le indicazioni giunte dall’Olanda, viste le condizioni meteo marine, il comandante della Sea Watch 3 non avrebbe commesso alcun reato, scegliendo una rotta che riteneva più sicura.
 
Scavone ha esperienza diretta su queste vicende visto che, prima di entrare in magistratura, è stato un ufficiale della Marina militare italiana.
 
Nei giorni successivi, secondo gli atti acquisiti, la nave dell’Ong tedesca battente bandiera olandese sarebbe rimasta in acque internazionali fino a entrare in quelle italiane per motivi di sicurezza nei confronti delle persone a bordo.
Anche in questo caso, è l’attuale valutazione della Procura di Siracusa, senza commettere reati.
 
 
Viene così smontato il castello di accuse del governo italiano, che ieri per bocca del capo della Lega Nord e ministro dell’Interno Matteo Salvini aveva sostenuto: "Abbiamo elementi concreti per affermare che, mettendo a rischio la vita delle persone a bordo, il comandante e l’equipaggio della ong Sea Watch 3 hanno disubbidito a precise indicazioni che giorni fa li invitavano a sbarcare nel porto più vicino (non in Italia!)".
 
Le "prove", era stato annunciato da Salvini, sarebbero state "messe a disposizione dell’autorità giudiziaria", ossia della Procura di Siracusa. Ma già dal primo esame si sono rivelate una boutade mediatica.
 
 
Ieri il capo della Lega Nord, con i consueti toni trionfalistici, aveva ripreso quanto già detto nei giorni scorsi dal ministro grillino Toninelli, sottolineando: "Se così fosse, saremmo di fronte a un crimine e a una precisa volontà di usare questi immigrati per una battaglia politica, un fatto gravissimo".
 
 
La vicenda è quella della Sea Watch 3, con a bordo i 47 migranti salvati a bordo che all’arrivo della forte tempesta abbattutasi sul Mediterraneo centrale il 19 gennaio scorso, ha scelto di far rotta verso l’Italia anzichè verso le più vicine coste tunisine, esponendosi così, secondo il governo italiano ma non secondo i magistrati, al rischio di un naufragio.
 
La nave umanitaria, che ha operato il soccorso il 19 gennaio nei confronti di un gommone in difficoltà ad una quarantina di miglia dalle coste di Zuwarah, in acque Sar (Ricerca e soccorso) libiche, sostiene che la scelta di andare verso l’Italia sia stata determinata proprio dalla necessità di trovare scampo dal "ciclone mediterraneo con onde alte fino a 7 metri".
 
Gli "elementi concreti" di Salvini per affermare che "il comandante e l’equipaggio della Sea Watch 3 abbiano disubbidito a precise indicazioni" fornite dal Centro di coordinamento marittimo olandese di dirigersi in Tunisia, insomma, non erano affatto concreti.
 
La scelta della nave di dirigersi verso l’Italia, in quel momento più lontana, a parere di Salvini e Toninelli avrebbe messo a rischio la vita delle persone a bordo.
 
Ma il procuratore Fabio Scavone, come detto ex ufficiale di Marina, li ha smentiti: poteva essere valutata soltanto dal comandante della nave.
 
"L’Olanda ha detto a SeaWatch che avrebbe valutato se la Tunisia poteva essere un porto rifugio. Ha quindi richiesto alle autorità tunisine di verificare questa possibilità ma non ha mai ricevuto risposta a questa richiesta. E dunque Sea-Watch non ha mai avuto risposta".
 
Lo ha scritto la Ong tedesca su Twitter pubblicando anche un video della portavoce italiana dell’organizzazione Giorgia Linardi in cui vengono ricostruite dal punto di vista della Ong tutte le fasi che hanno portato la nave davanti alle coste di Siracusa.
 
"Vogliamo chiarire in tutta trasparenza" le accuse nei nostri confronti, dice Linardi, spiegando che "Sea Watch ha contattato autonomamente l’Olanda che, a sua volta, ha chiesto a Mrcc Italia e a Mrcc Malta di fornire un porto sicuro".
 
Le autorità olandesi, sempre secondo la Ong, hanno poi ricevuto una risposta da Roma "in cui si diceva che Lampedusa, che era il porto sicuro più vicino rispetto alla nave, non era un porto sicuro a causa del ciclone che si stava per abbattere sul Mediterraneo".

A quel punto, prosegue Linardi nel filmato, "l’Olanda ha detto a Sea Watch che avrebbe valutato se la Tunisia poteva essere un porto dove rifugiarsi". In mancanza di risposta la nave ha deciso di puntare verso nord, "in quanto era la rotta meno vessatoria per le persone a bordo visto il peggioramento delle condizioni meteo".
 
La Procura di Siracusa dovrà occuparsi anche di altri problemi segnalati dalla nave della ong, che, fin dal 19 gennaio, ha provveduto ad "informare regolarmente" le autorità libiche, italiane, maltesi e olandesi del salvataggio fatto, senza che alcuno assumesse il coordinamento dell’intervento.
 
La Guardia costiera italiana ha segnalato a Sea Watch 3 che "l’autorità coordinatrice dell’evento" era quella libica, ma la ong tedesca ha spiegato che Tripoli non ha mai risposto.
 
La Sea Watch 3 è così rimasta nel Mediterraneo fino al 24, giorno della tempesta che l’ha fatta arrivare in Sicilia.
 
A parere di Salvini disattendendo le indicazioni partite dal suo Stato di bandiera, l’Olanda.
 
E commettendo un "crimine".
 
Che secondo la Magistratura, invece, non c’è mai stato.

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